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Lombardia, ennesimo incidente sul lavoro. Cgil: "Sono persone, non numeri"

Lombardia, ennesimo incidente sul lavoro. Cgil: "Sono persone, non numeri"

(imprese-lavoro.com) - Milano – Ancora un morto sul lavoro a Senago e questa volta si tratta di un ingegnere di 50 anni che stava collaudando un macchinario.

Stanzione: "Come è possibile essere ‘risucchiati’ in un ventilatore industriale?"

La Camera del Lavoro di Milano – guidata da Luca Stanzione – non accetta la logica della fatalità: “A fronte dell’ennesimo morto sul lavoro, esprimiamo il cordoglio nei confronti della famiglia della vittima. Rimaniamo pure in attesa della ricostruzione ufficiale della tragedia, però è necessario e giusto porsi delle domande. Come è possibile essere ‘risucchiati’ in un ventilatore industriale? Le procedure di collaudo tenevano conto di tutti i rischi? E se anche le procedure fossero adeguate sulla carta, come è possibile che non ci siano delle sicurezze passive che possano impedire drammi come questo? C’è un dato certo: nelle aziende manifatturiere la questione della tutela della salute e sicurezza del lavoro non è stata risolta, però questi eventi sono prevedibili, purtroppo".

L’enorme mole del ventilatore industriale non lascia dubbi sulla dinamica

Oggi ci troviamo di fronte ad un’altra morte evitabile. Questo è profondamente ingiusto. Sono persone, non numeri”, conclude la Cgil. Non c’è ancora una ricostruzione precisa, scrive Il Corriere Della Sera. Ma l’enorme mole del ventilatore industriale non lascia dubbi sulla dinamica. Paolo Tamburini, ingegnere di 50 anni, non ha probabilmente neppure fatto in tempo a rendersi conto di quanto stava succedendo. Il suo corpo è stato risucchiato dalla ventola senza lasciargli scampo. Per estrarre i resti, i vigili del fuoco hanno dovuto sequestrare l’intero macchinario per poi smontarlo in ogni sua parte. L’allarme scatta alle 14.15 alla Acovent di via Cavour a Senago, nell’hinterland Nord. L’azienda si occupa della costruzione di ventilatori industriali e centrifughi. Lavora in tutto il mondo. Le dimensioni del capannone fanno capire quanto grandi siano i macchinari in lavorazione. Il ventilatore in cui l’ingegnere ha perso la vita era di quattro metri per lato. Tamburini lavorava per una ditta esterna, la «Prisma impianti spa» della provincia di Alessandria. Secondo la prima ricostruzione degli investigatori sembra che l’ingegnere fosse impegnato in opere di manutenzione e collaudo all’impianto del ventilatore insieme a un collega. Un istante e il 50enne viene «risucchiato» dalle ventole. «Lui era nell’area dedicata ai collaudi, io ero in un altro punto dell’azienda. Non so bene cosa sia successo, mi dicono che sia stato risucchiato dal vortice d’aria. Quei macchinari sono potentissimi», le parole di un dipendente della Alcovent. Paolo Tamburini era sposato e aveva due figlie. Viveva a Novi Ligure in provincia di Alessandria. Lavorava da più di 26 anni per la «Prisma» di Basaluzzo a pochi chilometri da casa. Si era laureato al Politecnico di Torino in ingegneria meccanica. Lo stesso settore di cui era responsabile nella sua azienda. Appassionato di viaggi e montagna, sui social i momenti felici insieme alla compagna e alle figlie.

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