Milano

Lombardia, male l’industria, Bonometti (Confindustria), investire sui progetti

 

IMPRESE-LAVORO.COM - Milano - Tinte fosche per l’economia lombarda. Nel secondo trimestre 2020 - secondo Unioncamere Lombardia -  si è verificato il tracollo della produzione industriale. Con un calo del 20,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, nonostante le progressive riaperture di maggio e giugno, l’industria lombarda ha subito un contraccolpo senza precedenti in termini di fatturato (-19,6%) e di ordini (-22,2% interni, -19,8% esteri). Il crollo della produzione industriale ha riguardato indistintamente le imprese di tutte le dimensioni e tutti i settori. “Questi numeri drammatici – commenta Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia e patron della OMR, specializza in componentistica per autovetture e veicoli industriali, con aziende in Italia, Cina, Brasile, India, Marocco e Usa - come i mancati interventi a sostegno delle aziende si ripercuoteranno inevitabilmente sui livelli occupazionali, che ad oggi tengono fittiziamente (-0,3%) soltanto per il blocco dei licenziamenti adottato dal governo. Blocco che moltiplica il ricorso alla Cassa Integrazione, senza affrontare in alcun modo le cause, il che determinerà pesanti e negative ripercussioni, alla sua inevitabile scadenza. La cassa integrazione, che ha interessato il 71% delle aziende, non è la soluzione del problema. Bisogna investire su progetti che possano generare lavoro e occupazione, ma su questo versante non si vede ancora una precisa assunzione di responsabilità da parte governativa. Le diagnosi ci sono, probabilmente ce ne sono fin troppe. Bisognerebbe cominciare a parlare con i fatti. Confindustria Lombardia è pronta a dare il suo positivo contributo a tutti i tavoli che si volessero aprire per lavorare per una ripresa vera, così come Confindustria nazionale, che lo ha ripetutamente proposto. Settori strategici, come l’automotive, la sanità, la chimica, il tessile richiedono immediata attenzione, e il tempo non è una variabile indipendente”, conclude Bonometti. Male non solo l’industria. Andamento simile anche per la produzione delle aziende artigiane manifatturiere: si fissa al -12,8% la variazione congiunturale destagionalizzata e la corrispondente variazione tendenziale si porta al -24,3%. L’indice della produzione industriale oltrepassa il punto di minimo registrato nella crisi del 2009, scendendo fino a quota 87,7 (dato destagionalizzato) annullando gli effetti postivi dell’andamento dell’ultimo decennio. Per le aziende artigiane l’indice della produzione scende bruscamente a quota 74,7 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), nuovo punto di minimo della serie, allontanandosi ancor più dal recupero che sembrava vicino a fine 2019. Nell’industria, tiene sostanzialmente il comparto Alimentare (-5,7%) con un tasso di utilizzo degli impianti superiore al 70% e a una domanda in flessione solo contenuta, sia sul versante interno (-6,8%) che su quello estero (-4,1%). Cala il fatturato (-8,7%) con una leggera riduzione delle scorte di magazzino. Fa meglio degli altri settori anche la Chimica (-15,4%) che però nel secondo trimestre - nonostante abbia mantenuto nel periodo di lockdown tassi di attività vicini al 95% – perde terreno rispetto all’alimentare. Il peggiore risultato riflette probabilmente la minore richiesta di medicinali, disinfettanti e detergenti e la contestuale riduzione nella domanda di prodotti non legati all’emergenza. Le aspettative sulla domanda futura degli imprenditori industriali rimangono complessivamente negative ma mostrano un deciso miglioramento rispetto allo scorso trimestre. La possibilità di riapertura di tutte le attività - anche se con costi aggiuntivi legati alle regole di distanziamento e sanificazione - e il rallentamento della pandemia nei paesi economicamente più legati alla Lombardia, hanno portato ad un minore pessimismo degli imprenditori lombardi circa le prospettive di recupero della domanda a partire dal trimestre estivo.







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