Milano

Lombardia, Romano: "Noi giovani dem e la politica come gruppo"

di Nicolò Rubeis

Paolo Romano, 26enne assessore al municipio 8 di Milano, è il più giovani candidato del Pd alle prossime regionali. L'intervista di Affaritaliani.it Milano

Lombardia, Romano: "Noi giovani dem e la politica come gruppo"

"Pierfrancesco Majorino è uno che si alza alle sei di mattina e fino alla sera va in giro per il territorio. Una persona pratica, che da assessore a Milano aveva spostato gli uffici delle politiche sociali al Corvetto. Voglio vederli quelli della Regione chiusi nella loro torre andare a lavorare in quartieri Aler...". Paolo Romano, assessore al Municipio 8 di Milano, è il più giovane candidato del Pd alle prossime regionali in Lombardia. Classe 1996, in un’intervista ad Affaritaliani.it Milano si dice pronto a sedere tra i banchi del Pirellone: "Come giovani democratici siamo una comunità. Il motivo per cui noi riusciamo a esistere senza nessuno dietro è perché abbiamo imparato a fare politica come gruppo, in modo totalmente diverso da quelli che abbiamo intorno".

Romano, dopo 28 anni di centrodestra si può davvero cambiare?
Se la Lombardia è quello che è oggi nonostante 28 anni di governo di destra lo si deve allo straordinario tessuto produttivo fatto di realtà che ci hanno permesso di rimanere una Regione solida. Ma negli anni hanno smantellato qualsiasi presidio di welfare, hanno dimenticato argomenti come la salute mentale, e abbiamo un sistema di trasporti indecente. E la Lombardia continua a essere basata sulle automobili. O si cambia tutto o così o la Regione non può continuare a sopravvivere.

E Majorino è davvero la persona giusta?
Ha la possibilità di vincere dopo quello che è successo con la pandemia: i lombardi si sono accorti che questa Regione li ha abbandonati. Ricordiamo tutti il ministro Giorgetti dire che i medici di base non servivano, i ritardi sulle mascherine e la gestione dei malati Covid nelle Rsa che ha causato una strage nelle fasce più anziane della popolazione.

Sarebbe stato più facile con un solo sfidante di Attilio Fontana?
Le chances per svoltare ci sono, però c'è chi ha scelto di sostenere Letizia Moratti, la peggior sindaca del Comune di Milano, la peggior ministra dell'Istruzione e la persona che ha permesso che la sanità privata della Lombardia diventasse più forte di quella pubblica. Candidandola come 'alternativa' alla destra.

Era così irricevibile per voi il suo profilo?
Io ho iniziato la mia vita politica protestando contro la riforma della scuola di Moratti. Se per battere la destra devi diventare di destra, e trasformare il lupo in una pecora, allora hai già perso. Nessuno, tra coloro che hanno lavorato nel mondo dell'istruzione, entrerebbe in una stanza dove ci sono sia Moratti sia Mariastella Gelmini. Il Terzo polo è riuscito a metterle insieme.

Come risponde a chi dice che Majorino è 'troppo' milanese come candidato?
Il candidato per la Regione deve stare bene in mezzo alle fragilità, deve ascoltare i pendolari, chi ha una visita fissata tra mesi, i ragazzi che fanno degli stage sottopagati dalla Regione e tutte quelle piccole realtà che lavorano e producono e che non hanno fatto le vacanze per pagare bollette e dipendenti. E Majorino può fare bene tutte queste cose. Sì, è di Milano. Ma è anche uno che ha sempre girato per la Lombardia.Come Giovani democratici avevate chiesto più spazio al Pd nella composizione delle liste per le politiche.Uno spazio che il Pd non ci ha dato. Io sono stato candidato in una posizione difficile nel collegio di Cologno. Ma comunque abbiamo provato a fare una battaglia circolo per circolo. Per 33 giorni ho dormito in una brandina della cooperativa di Gorgonzola per essere alle sei di mattina nelle stazioni e con me c'erano centinaia di giovani. Fortuna che alle regionali contano le preferenze e non i santi in paradiso. Anche se quello che è successo rimane grave. Così come trovo ridicolo che, dopo aver perso le politiche proprio perché incapaci di presentare 'volti' nuovi, ci sono persone che hanno ricevuto il via libera per la quarta candidatura in Regione.

Perché è così insufficiente il suo giudizio su Fontana?
Rappresenta tutto quello che non funziona. Una persona ferma nel passato che tutela pochi interessi e che non ha nessuna conoscenza delle difficoltà dei lombardi e della mia generazione. E si pone anche con arroganza dopo quanto fatto con il Covid. Questa, per esempio, è una Regione che non fa politiche abitative di livello. Il sistema delle Aler è un fallimento.

Arrivati a questo punto l'accordo con il M5s era inevitabile?
In Lombardia hanno fatto tantissime battaglie con noi e quindi questa alleanza può avere un senso. È evidente che non è facile: io faccio l'amministratore da 8 anni e mi sono occupato specialmente di politiche sociali. Un Movimento politico che dice di aver abolito la povertà, per chi la vede tutti i giorni, è difficile da accettare. Ma va riconosciuto che su alcune cose che hanno fatto non possiamo essere in disaccordo. Alleanze come questa si testano sul campo.

Il vero peccato originale è stato scegliere troppo tardi il candidato?
Avremmo dovuto individuare prima il candidato, magari con le primarie, e iniziare da tempo un lavoro che portiamo avanti da anni. Siamo arrivati all'ultimo e questo è un problema. Ma fortunatamente abbiamo trovato il miglior candidato possibile.







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