Milano

Luca Paladini: "In campo per Majorino. Serve una svolta sui diritti"

di Nicolò Rubeis

Paladini: "la Regione è di tutti, se fai riferimento solo al Family Day stai proponendo un modello 2.0 di Dio Patria e Famiglia"

Luca Paladini: "In campo per Majorino. Serve una svolta sui diritti"

"Pierfrancesco Majorino, con cui abbiamo fatto tanta strada insieme su molti temi che ci tengono uniti, lo considero una delle ragioni per le quali ho deciso di metterci la faccia". Luca Paladini, fondatore e portavoce de I Sentinelli di Milano, alle regionali in Lombardia ha deciso di correre nella lista civica a sostegno di Majorino. In un'intervista ad Affaritaliani.it Milano si dice pronto a portare il suo "vissuto" in Consiglio regionale, a partire dal tema dei diritti: "Un mese fa il centrosinistra annaspava e ha avuto ritardi importanti nello scegliere il candidato. Ma oggi il clima è diverso. Che qualcosa stia succedendo mi pare evidente".

Paladini, cosa intende?

Dopo le politiche, dove un elettore di centrosinistra è andato a votare a testa bassa o addirittura è stato a casa, c'era un clima di rassegnazione e scoraggiamento. Adesso, invece, in un mese la questione non è più se Majorino arriva secondo o terzo, ma chi vince in Lombardia. L'idea che in questi poco più di trenta giorni si giochi davvero per vincere questa Regione è una cosa non dico rivoluzionaria, ma molto importante.

Perché ha scelto di candidarsi nella civica di Majorino?

Perché rappresentata quello che in larga parte vorrei in termini di buona politica. A partire da un'assoluta garanzia su temi etici e morali: Majorino è uno che mette le persone davanti a tutti. Nel 2019 ero insieme a lui al tavolo che ha portato a una manifestazione come 'People – prima le persone', con 250mila persone in piazza a Milano. La mia candidatura non nasce ieri. Con Pier ho garanzia su determinati argomenti, come il patrocino al Pride che la Lombardia nega da anni e che sarebbe un modo per dire che la Regione è aperta a tutti.

Una svolta sui diritti?

Va scardinato quello che c'è da 28 anni. A partire dall' esperienza Formigoni che ha dato un imprinting culturale sul tema dei diritti civili dove la mano di Comunione e Liberazione è sempre stata molto evidente. Sui diritti serve un cambio culturale, non solo di politiche: la Regione è di tutti, se fai riferimento solo al Family Day stai proponendo un modello 2.0 di Dio Patria e Famiglia.

Giusto l'accordo con il M5s?

Un'operazione politicamente sensata e non figlia di un 'sommiamo cose a caso'. A questo accordo con i 5Stelle non si è arrivati in un giorno: si è lavorato a un tavolo dove si è parlato davvero di temi e di Lombardia, ragionando di coalizione.

Le altre priorità per la Regione?

Il modello sanitario va completamente stravolto e ricostruito dalle fondamenta. Non sono uno che in campagna elettorale dirà che Lombardia è il quinto mondo. Ma su certe questioni io credo che davvero la Regione abbia bisogno di un cambio radicale. Le liste d'attesa, per esempio, non sono nate durante il Covid come dicono. Arrivano dopo anni di cattiva gestione. E poi c'è da ripensare il trasporto ferroviario.







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