Milano

M5S, Di Maio ristruttura i territori: Violi in pole per il Nord. Inside

Fabio Massa

Elezioni, Movimento Cinque Stelle: il nord ribolle e Di Maio vuole strutturare il partito. Al nord potrebbe avere un ruolo Dario Violi

M5S, Di Maio ristruttura i territori. Violi in pole per il Nord. Inside

Alessandro Di Battista sta sulla riva del fiume. Aspetta. Luigi Di Maio prova a cavarsela con una strategia da politico navigato: istituzione di un coordinamento regione per regione per radicare il partito. Ma il Nord ribolle. E a guardare tutte le province o quasi, il centrodestra unito (Forza Italia, Fdi, Lega), supererebbe il 50 per cento praticamente ovunque. Ovvio che questo non sposta i numeri in parlamento (come ben sa Renzi rispetto ai bersaniani). Però politicamente è un segnale forte. Il Nord vuole la Tav. A Torino vogliono la Tav. Milano vuole correre, e anche se è sensibile al tema della legalità, è più sensibile ancora al tema della crescita. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha polarizzato la sua azione a favore degli ultimi. E ha fatto così l'errore che Carlo Calenda descriveva per il Pd: "A forza di pensare agli ultimi ci siamo scordati dei penultimi e dei terzultimi, che sono di più".

E adesso, quindi? Adesso c'è da strutturare il partito, secondo Di Maio. Al Nord potrebbe avere un ruolo Dario Violi, già candidato presidente della Regione Lombardia. Del resto, la cordata con Stefano Buffagni ha portato la Evi al risultato di essere la più votata tra gli eletti pentastellati. Eugenio Casalino non ce la farà, perché è quarto e dovrebbero essere due o tre i posti. Poi, ci sono le riforme e il racconto del Paese. L'autonomia andrà concessa, considerato che i pentastellati lombardi erano stati quelli che l'avevano richiesta per primi. Andrà spostato il focus dai temi dell'equità sociale a quelli dell'ambiente e della crescita. In più, secondo alcuni, nel governo ci potrebbero essere cambiamenti che impatteranno sul tessuto economico del Nord. Per esempio il Mef, che potrebbe finire in mano alla Lega. Addio Tria, addio Castelli. Anche il premier, Giuseppe Conte, subirà l'attacco del Carroccio. Insomma, il caos è assicurato e la tensione è alle stelle. Forse non basterà la riforma territoriale pentastellata a frenare l'emorragia.

fabio.massa@affaritaliani.it








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