Milano

M5S, Di Marco: "Leadership di Conte indiscutibile, da Grillo ora modi eccessivi"

di Nicolo Rubeis

Il capogruppo pentastellato in Lombardia Nicola Di Marco a pochi giorni dalla ripetione del voto sulle modifiche statutarie: "Chiamati a una ulteriore prova di forza"

M5S, Di Marco: "Leadership di Conte indiscutibile, da Grillo ora modi eccessivi"
 


"La comunità del M5s è chiamata a un’ulteriore prova di forza" afferma il capogruppo pentastellato in Lombardia, Nicola Di Marco, a pochi giorni dalla ripetizione del voto sulle modifiche statutarie richiesta dal garante Beppe Grillo, uscito sconfitto dalla prima consultazione. "La leadership di Giuseppe Conte è indiscutibile. Grillo ha fatto rinnamorare le persone della politica, ma adesso sta esercitando il suo ruolo in maniera eccessiva", prosegue Di Marco, che in un'intervista ad Affaritaliani.it parla del nuovo corso pentastellato, con una chiosa sulle prossime comunali di Milano. "La riorganizzazione territoriale sarà uno dei punti cardine".
 
Di Marco, dopo l'assemblea costituente siamo di nuovo punto e a capo?

Intanto dobbiamo registrare la grande partecipazione che c'è stata con il voto di oltre 50mila iscritti in un'assemblea arricchita anche da interventi autorevoli di ospiti non necessariamente legati al nostro mondo politico. Ne usciamo rafforzati insieme alla leadership di Conte. Abbiamo una nuova carta che sarà una traccia su cui costruire il futuro.

Gli iscritti hanno anche delineato quella che sarà la futura collocazione politica del Movimento.

Gli iscritti hanno optato, giustamente secondo me, per la definizione di 'progressisti indipendenti'. Proseguiamo nel percorso intrapreso negli ultimi anni con la volontà di dialogare mantenendo però, integra la nostra identità. Parleremo con gli altri attori che ci sono nel centrosinistra ma senza sentirci subalterni a nessuno e rivendicando ciò che abbiamo fatto fin qui. È evidente che il nostro percorso abbia portato a dei cambiamenti, quello che non è cambiato sono i valori e le idee che vogliamo mettere a disposizione, anche all’interno di eventuali alleanze. Nell'alleanze si deve sempre partire da una traccia programmatica comune, sennò o si perde o si hanno problemi nel governare. Se si crea qualcosa che ha un'identità chiara, senza mettere insieme sensibilità troppo differenti, si può costruire davvero un'alternativa.

Lei ha iniziato quando è nato il Movimento. Non si riconosce più nella figura di Grillo?

Avevo 25 anni quando ho cominciato a fare politica nel M5s credendo nel sogno di rivoluzionare la scena politica. Grillo ha riportato le persone nelle piazze e quello che ha rappresentato per milioni di italiani non si può discutere. Col tempo, durante il percorso che abbiamo fatto nelle istituzioni, è cambiata la società e sono cambiate le persone, gli obiettivi e il modo di interpretare il nostro ruolo nel panorama politico. Anche se, comunque, in 15 anni non ho mai visto un'ingerenza di Grillo, per esempio, nei lavori nei Consigli regionali o a livello comunale. Anche se lui e Casaleggio venivano descritti come quelli che imponevano dall'alto, c'è sempre stata la massima libertà e questa è una cosa che ho apprezzato.

Adesso cosa è cambiato?

Ora siamo in una situazione totalmente opposta. Grillo sta esercitando il suo ruolo in modo eccessivo e in funzione di una distruzione del progetto politico e di conseguenza anche di quella che è la figura di Conte. Chiaramente è un'impostazione che non si può accettare. Bisogna rispondere chiaramente che rispetto a questo tipo di azioni la comunità del M5s cercherà di rispondere con un'ulteriore prova di forza alle votazioni che si terranno nei prossimi giorni. Siamo impegnati a ogni livello per coinvolgere gli iscritti, del resto la partecipazione è uno dei valori fondanti del Movimento. In gioco c'è la direzione che vogliamo prendere in futuro.

Per lei il simbolo andrebbe rinnovato?

Quando siamo nati noi stessi chiedevamo alla politica un rinnovamento. E penso che da questo punto di vista il nostro lo abbiamo fatto, pensiamo alla questione dei vitalizi, al taglio dei parlamentari e alla riduzione del costo della politica. Poi nel 2018, quando siamo andati al governo, si è aperta una nuova fase. Nel momento in cui governi prima con la Lega, poi con il Pd, poi sostieni Draghi - che non era esattamente un grillino come diceva Grillo - governando con Lega, Pd e Forza Italia, guardando indietro è palese come una stagione si sia chiusa. Adesso collocazione e alleanze rappresentano un evidente disallineamento su ciò che quel simbolo ha saputo rappresentare, motivo per cui ritengo che ragionare su rinnovamento anche in tal senso sia la logica conseguenza del percorso intrapreso attraverso il nuovo corso.

Il radicamento sul territorio è sempre stato uno degli anelli deboli del Movimento. Cosa cambierà?

Questo è uno dei punti centrali del nuovo corso di Conte. Fino a due anni fa non avevamo nemmeno i coordinatori regionali e questo non è possibile se vuoi portare avanti un lavoro nelle istituzioni. Per un decennio non abbiamo avuto la possibilità di avere un'organizzazione interna e territoriale. Adesso servono ruoli e responsabilità delineate, ai quali affidare i mezzi per raggiungere determinati obiettivi. Solo in questo modo è possibile arrivare ad avere dei riferimenti chiari sul territorio, per far sì che sia la comunità, negli anni, a far crescere la classe dirigente per i Comuni, le Regioni e il Parlamento.

Mancano ancora un paio di anni alle comunali di Milano, ma il dibattito è già partito. Il M5s, che in città ha sempre faticato, cosa farà?

Sicuramente la partita di Milano non può essere vista solo in chiave locale. Noi, comunque, ci vogliamo caratterizzare per essere una forza progressista libera che vuole dialogare su determinati temi. A Milano nell'ultimo periodo, penso a quanto visto sull'urbanistica e sul voto del Parlamento sul Salva Milano, che noi ridefiniamo Salva-Abusi, sono successe delle cose che meritano una riflessione approfondita per quelli che sono i nostri valori. Su questo abbiamo bisogno di una certa discontinuità. Il riferimento è anche quello al nuovo assessore alla Casa, la cui provenienza ha lasciato più di qualche perplessità all’interno non solo del nostro gruppo politico. A Palazzo Marino oggi non ci siamo noi e Sinistra italiana. Manca una rappresentanza e noi proveremo a dire la nostra.

 







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