Milano
M5S Milano, Bedori a un passo dal ritiro. Decide domenica. Ed è guerra. Inside
di Fabio Massa
E’ arrivata in zona Lambrate, a un incontro con i militanti, già decisa: “Io mi dimetto”. Patrizia Bedori, la figlia del jazzista del Movimento 5 Stelle, candidata a Palazzo Marino, aveva già preso la sua decisione. E - oggi - sulle agenzie, esce la verità: è a un passo dal ritiro. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, a scatenare la rabbia di Patrizia ci sarebbero state le critiche, le ennesime (peraltro, tutte giustificate) dei suoi sostenitori storici, da Roma a Milano, dal Parlamento a Palazzo Marino, sulla gestione della comunicazione, e delle apparizioni. Non buca lo schermo. Anzi, non esiste. Per fare un’intervista bisogna attendere mesi, le domande concordate, il rifiuto dei confronti. Una gestione pressapochista, poco professionale, sicuramente autolesionista. Una gestione nettamente migliorata nell’ultimo periodo, con l’arrivo di una addetta stampa che mette le pezze a un deficit comunicativo evidente. Che viene evidenziato, ancora una volta, a Patrizia Bedori. Solo che questa volta a criticarla non ci sono i suoi oppositori interni. Sono i suoi amici. E lei si sente tradita, scaricata, abbandonata. Annulla la diretta che aveva con il TgCom. E va all’incontro con i militanti con la decisione, che tira fuori come un rospo, appena arrivata.
Il gruppo però si spaventa. Che cosa succederà adesso? Quanto sarà forte questo terremoto. Ecco allora il tentativo di convincimento: “Ripensaci, Patrizia, qui viene giù tutto”. E la scelta di non dire più nulla fino a domenica, quando il dato sarà tratto una volta per tutte. Difficile dire se ci sarà un passo indietro. Ma molto probabilmente sarà così. E si aprirà, ancora una volta, il vaso di Pandora di un Movimento 5 Stelle che - su molte dinamiche - pare proprio un partito tradizionale. Perché Patrizia Bedori non era affatto la candidata di tutti i pentastellati. Certo, il dissenso è sempre carsico, nel gruppo capitanato da Grillo e Casaleggio. Mai esplicito. Ma non per questo meno virulento.
La guerra per bande va avanti da mesi, se non da anni. E la gestione intera della scelta della candidata di Milano, è l’ennesimo atto di una lotta senza quartiere. Paola Carinelli, la parlamentare milanese che aveva voluto e sostenuto Patrizia Bedori. Mattia Calise, il consigliere comunale (peraltro, di una simpatia e bravura noti a tutti), che aveva ideato e applicato il sistema per la scelta, ancor oggi contestato per la bassa quantità di voti espressi. Oggi sono sul banco degli imputati. Così come la Carinelli lo era ieri, per lo scandalo delle mail violate. O per Grillo-leaks. Anche su questo, il silenzio, mai un commento, mai una nota. Tuttavia Casaleggio è furibondo, e ormai è cosa nota. In mezzo, il fallimento della gestione delle modalità di candidatura e poi della candidatura di Milano. Ad ogni modo, domenica è il giorno del Signore. E anche delle scelte. Tuttavia chi pensa che il Movimento sia fuori gioco, si sbaglia di grosso - mormorano alcuni. Mancano ancora più di 80 giorni. Passata la buriana potrebbe tornare il sole.
@FabioAMassa
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