Milano

M5S-Sala, trattativa chiusa su Milano. Divisi, si candidano Sironi o Pavone

di Fabio Massa
Non c'è nessuna possibilità di accordo. Fino alla mattinata di sabato, a poche ore dal Ferragosto, qualche spiraglio c'era, dopo la lettera di Giuseppe a Giuseppe (Conte a Sala), per tramite del Corriere (con refuso sul numero di bambini in povertà che ha fatto passare in secondo piano il fatto che ci sono davvero, a Milano, 20mila bambini che non hanno da mangiare). 

Ma ora non c'è più alcuna possibilità. Il Movimento 5 Stelle si rassegna ad andare da solo di fronte alla sua più grande sconfitta elettorale, dopo aver perso di fatto quasi tutti gli eletti - transumati di qui e di là, ed aver scollato quasi completamente la base dei meet-up dai parlamentari. Con l'esempio che magari chi sta fuori (dal Movimento) vive anche meglio: Silvana Carcano, ad esempio, che non aveva pagato le quote di restituzione, prima è finita a lavorare per Morra, e adesso nominata da Beppe Sala nel cda di Amat. Insomma, buio profondo. Dunque, candidatura autonoma. Due i nomi, già entrambi emersi: da una parte Elena Sironi, indicata dalla base. Dall'altra Layla Pavone, manager di una start up, vicina all'ex premier. In un caso o nell'altro sarà interessante vedere i paracadute che verranno elaborati per loro, giacché la sfida improba si presta a un risultato difficilmente lusinghiero. Di certo c'è molto da ricostruire, e da compattare. Dopo la dissoluzione del governo Conte 2 Beppe Sala ha preso la via dei riformisti di Calenda, Renzi e Liberandi, che escludeva la presenza dei pentastellati. Chissà se saranno recuperati per il secondo turno oppure se non ce ne sarà bisogno.

In effetti però la strategia del principale esponente dei contiani milanesi, ovvero Stefano Buffagni, non prevede mosse nell'immediato: come chiarisce in una intervista al Corriere la sfida sarà per la Regione Lombardia, dunque tra due anni. 

fabio.massa@affaritaliani.it







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