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Milano
Mafia in Expo, presunte infiltrazioni di Cosa Nostra: l’ordinanza integrale
Expo

di Fabio Massa

Le cifre degli appalti, una dietro l’altra. I nomi delle società. Le cooperative scatole cinesi. Le fatture inesistenti per far transitare il denaro. Le evasioni fiscali. La busta con le mazzette di denaro per un totale di 295mila euro in una Fiat 500 X. Gli appalti in Expo e le intercettazioni. Le carte dell’operazione condotta da Ilda Boccassini sulle infiltrazioni mafiose tra i subappaltatori di Nolostand, una delle società di Fiera Milano (che non c’entra nulla con il caso in questione), che ha realizzato alcuni padiglioni di Expo, sono un ulteriore spaccato della capacità delle cosche di infiltrarsi a Nord. “Dalle indagini è emersa la figura di Giuseppe Nastasi, un imprenditore che si occupa tra l’altra di allestimenti fieristici e che, insieme ad altri soggetti che fungono da prestanome, commette una serie di reati tributari per importi assai rilevanti; Nastasi è apparso subito in rapporti molto stretti con Pace Liborio, di cui è socio, già imputato per appartenenza alla famiglia mafiosa di Pietraperzia e che dalle indagini appare come elemento di collegamento con detta famiglia”, scrivono i pm.

Gli stessi pm che tirano le somme di uno scenario definito “desolante”. “Si è quindi visto consulenti che hanno utlizzato le mogli come prestanomi (beninteso a fronte di non irrisori compensi economici), commercialisti che hanno consigliato modalità operative fraudolente, gestori di imprese - ad esempio Nolostand spa - che hanno discusso di appalti interloquendo con Nastasi e Pace ben sapendo che gli stessi non ricoprivano alcun ruolo formale nelle compagini sociali (…) In sostanza un quadro davvero desolante, e ciò non solo perché ha reso possibile commissione di illeciti ma anche perché le illecite attività sono risultate funzionali anche al soddisfacimento degli scopi illeciti perseguiti dalla famiglia di Pietraperzia, alla quale, è stata destinata parte dei profitti ricavati dalle illecite attività”.

SOLDI DIRETTI DALLA LOMBARDIA IN SICILIA - Ilda Boccassini, a capo del dipartimento Antimafia della procura, si concentra sulla "incredibile quantità di denaro sottratto al fisco da parte di imprenditori lombardi e siciliani. Un fiume di denaro che "partiva da Milano e arrivava in Sicilia". In particolare, "c'erano imprenditori che pagavano operai per farsi costruire in casa veri e propri imboschi per il denaro contante". Per la Boccassini "in pochi mesi, le società osservate hanno generato proventi per 20 milioni di euro, in parte trasferiti in Slovacchia e Romania. Sono consistenti i legami con famiglie mafiose di Castelvetrano tra cui quella di Messina Denaro". Ilda Boccassini, a capo del dipartimento Antimafia della procura, si concentra sulla "incredibile quantità di denaro sottratto al fisco da parte di imprenditori lombardi e siciliani. Un fiume di denaro contante, prodotto e transitato in nero che partiva da Milano e arrivava in Sicilia". 

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