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Milano
Majorino: "Vi spiego il modello per far ripartire la sinistra"

di Fabio Massa

Assessore Pierfrancesco Majorino, esiste un Modello Milano?
Io credo che ci troviamo di fronte a due cose diverse. Da una parte alla capacità della città di reagire bene a questi anni di crisi. E questo spesso è stato accompagnato da buone politiche, da parte della giunta Pisapia e della Giunta Sala. Siamo stati intelligentemente al passo e abbiamo fatto quello che bisognava fare. Però bisogna stare attenti a non pensare al Modello Milano come a una torre d'avorio, come a una formula per raccontare una città senza ferite aperte che problemi. Perché ci sono sia ferite aperte che problemi. Milano è avamposto e non isola felice. Certo è che nessuno ha fatto i nostri numeri in questi anni sullo sviluppo, sulle politiche sociali, sulle proposte culturali, sulla vitalità della città.

Il Modello Milano è esportabile nel resto d'Italia?
Credo di sì dal punto di vista della capacità di tenere insieme sviluppo e inclusione, quindi attenzione al sociale e crescita della città. Poi dal punto di vista strettamente politico noi siamo un bel laboratorio, perché dal 2011 a oggi c'è stato un centrosinistro aperto, inclusivo, che ha cambiato sindaco passando dalle primarie in modo molto positivo. Mi permetto anche di dire che in prospettiva siamo molti più scomodi noi e in particolare Beppe Sala che i riti del Pd attuale, per il governo a trazione leghista. E' interessante che anche Brescia abbia un percorso non identico ma abbastanza analogo. Le due città più grandi di Lombardia hanno espresso un'attenzione simile.

Marcia Senza Muri e Ricetta Milano vengono presentate come frutto di una politica radical chic.
Radical sì, chic proprio no. E' una minchiata pazzesca. Noi possiamo fare queste cose solo perché in questi anni abbiamo aumentato gli investimenti contro la povertà, abbiamo potenziato i custodi sociali in periferia. Se non avessimo fatto queste cose non potremmo neanche parlare. La differenza forte tra noi e la Lega è che noi nella questione sociale mettiamo tutti e non la pensiamo solo negli italiani. Oggi se uno usa un po' il congiuntivo e non dice che gli fanno schifo i negri è radical chic.

Proposta Salvini avanza ovunque, avverte questo senso dell'assedio?
No.

Risposta concisa. Si sente minoranza?
Non sento nessun assedio ma una sana competizione tra modelli diversi e credo che noi facciamo bene a tenere la barra dritta e ad andare avanti sul piano della riqualificazione delle periferie. Credo che dobbiamo proseguire così.

I numeri delle politiche dicono che il Pd si sta rintanando al centro della città. E le periferie?
Prima di tutto andrebbe sottolineato che rispetto al 2016 noi abbiamo perfino recuperato qualcosa nel 2018. Ma diciamo che oggi la destra è chiamata a governare. Non può cavarsela per troppo tempo parlando dei barconi. Io credo che Salvini sia uno straordinario distrattore di masse. Parla degli immigrati ma intanto hanno già bocciato il decreto dignità. A livello nazionale se continui a inseguirlo su un tema e non proponi nulla sul piano della lotta alla povertà e del lavoro, è chiaro che gli spiani una prateria. Su questo noi dobbiamo essere bravi ad alimentare la dialettica con il governo. Noi non dobbiamo dire che sono fallimentare sull'immigrazione, ma che saranno fallimentari con gli italiani.

Esclude di gettarsi nella mischia per le primarie del Pd in prima persona?
Il fatto che me lo stiano chiedendo in tanti mi fa piacere. E' la conferma che in questi anni non sono stato con le mani in mano. Dopodiché lo escludo assolutamente.

Questione Sumaya, il Pd deve tenere duro o no?
C'è un confronto in maggioranza e io lo voglio rispettare. Sono convinto che si troverà la soluzione migliore. Io stimo molto Sumaya.

Altra polemica riguarda la scelta di Lina Sotis per le periferie. Non è un ossimoro?
E' stato un pasticcio comunicativo. Non ci è mai passato dall'anticamera del cervello darle una responsabilità sulle periferie: esiste il delegato Mirko Mazzali, esistono gli assessori che stanno lavorando come non mai. A Lina Sotis è stato chiesto, e sono contento che abbia dato la sua disponibilità, come avveniva con Pisapia, di dare una mano per reperire risorse private a favore di progetti del volontariato. In questo momento in cui ci sono tanti che giocano tra contrapposizione tra elite e popolo di certo andava gestita meglio da un punto di vista di comunicazione.

fabio.massa@affaritaliani.it

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