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Malattie mentali: le più ricercate in rete

Dalle analisi di SEMrush, la fotografia dei disturbi che affliggono gli italiani. Depressione, ansia e disturbo bipolare le keyword più ricercate

Malattie mentali: le più ricercate in rete

19.800.000 risultati in 0,51 secondi. È l’esito della richiesta al grande Google su contenuti riguardanti la parola “depressione”. Il dato non sorprende e SEMrush, la piattaforma per gestire la visibilità online, ha analizzato le ricerche degli italiani in un anno, indagando attorno ai “disturbi mentali” più ricercati.

Al primo posto nelle ricerche degli italiani, con una media giornaliera di oltre 45.000 unità, figura la depressione. Secondo i dati ISTAT pubblicati nel luglio 2018, la depressione – o disturbo depressivo maggiore - è il disturbo mentale più diffuso: si stima che in Italia superino i 2,8 milioni (5,4% delle persone di 15 anni e più) coloro che ne hanno sofferto nel corso del 2015 e siano 1,3 milioni (2,5%) coloro che hanno presentato i sintomi della depressione maggiore nelle due settimane precedenti l’intervista.

Tuttavia, in Italia, rispetto alla media dei paesi europei, la depressione è meno diffusa tra gli adulti e tra i 15-44enni (1,7% contro 5,2% media Ue28) mentre la percentuale cresce per gli anziani, con un’incidenza maggiore nelle donne.

Parere diverso offre l’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo la quale nel mondo dal 10 al 20% di bambini e adolescenti soffre di disturbi mentali. Le patologie neuropsichiatriche sono diventate la causa principale di disabilità nei giovani e il suicidio è diventata la seconda causa di morte tra i 15 e 29 anni.

A confermare il dato in crescita di disturbi mentali, come ansia e depressione, tra i giovanissimi anche una ricerca pubblicata sul Journal of Abnormal Psychology. Lo studio è stato condotto da Jean Twenge, autrice del libro "iGen" e docente di psicologia presso la San Diego State University; ha coinvolto oltre 200.000 adolescenti di 12-17 anni tra 2005 e 2017, e quasi 400.000 adulti di 18 anni o più per un periodo che va da 2008 a 2017.

Il tasso di individui che hanno riferito sintomi depressivi è aumentato del 52% negli adolescenti tra 2005 e 2017 (passando dall'8,7% al 13,2% dei teenager) e del 63% tra i giovani adulti di 18-25 anni tra 2009 e 2017 (passando dall'8,1% al 13,2%). C'è stato anche un aumento del 71% dei giovani adulti che hanno lamentato forte stress (dal 7,7 al 13,1%) e del 43% del tasso di giovani che hanno dichiarato di pensare al suicidio (dal 7 al 10,3% dei giovani).

La ricerca in rete analizzata da SEMrush conferma al secondo posto nella query degli italiani l’”ansia”, con una media che supera le 28.000 ricerche.

Tra le cause, anche per l’aumento di casi tra gli adolescenti, potrebbe esserci l’abuso tecnologico e la carenza di sonno, che evidenziano la difficoltà di un cervello in formazione, come quello dei teens, ad adattarsi alla velocità del cambiamento che la tecnologia richiede. Non è un caso, infatti, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia ufficialmente inserito dal 1° gennaio 2022 la dipendenza da videogiochi nell’elenco dei disturbi mentali, del comportamento o del neurosviluppo.

Infine, l’ultimo disturbo più indagato in rete, con una media che rasenta le 23.000 ricerche, è il disturbo bipolare. Colpisce circa cinquanta milioni di persone nel mondo e si manifesta con perturbazioni dell’umore di tipo estremo. Ne esistono due tipi principali: il bipolarismo di tipo uno prevede episodi di grave mania e depressione, quello di tipo due è caratterizzato da periodi più frequenti di depressione e meno intensi episodi maniacali.

Per tutti questi disagi sembra che l’esercizio fisico possa alleviare i sintomi e migliorare in loro umore e autostima. A confermare i benefici derivanti dall’attività fisica è uno studio pubblicato su Global Advances in Health and Medicine da ricercatori della University of Vermont.

I ricercatori hanno osservato che i pazienti avevano livelli più bassi di rabbia, ansia e depressione, e una maggior autostima. In media il 95% dei pazienti ha riferito che il proprio umore era migliorato, mentre il 63% ha raccontato di sentirsi “felice” o “molto felice”.








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