Milano

Malpezzi (Pd): "Capigruppo? Mi sarebbe piaciuto poterne discutere..."

di Nicolò Rubeis

L'ormai ex presidente dei senatori del Pd e le scelte della neosegretaria: "Perdere e andar via? Non mi appartiene. Ho fiducia in Schlein, spero sia reciproca"

Malpezzi (Pd): "Capigruppo? Mi sarebbe piaciuto poterne discutere..."

"Comprendo il fatto che la segretaria Elly Schlein abbia voluto assumersi la responsabilità delle scelte sui capigruppo. Mi sarebbe piaciuto poter discutere delle figure per garantire in pieno l'autonomia dei gruppi". Simona Malpezzi, ormai ex presidente dei senatori del Pd dopo la nomina di ieri per acclamazione di Francesco Boccia, dice la sua in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano assicurando, però, che all'orizzonte non c'è nessuna scissione in vista nel partito: "Perdere il congresso e andare via non è un tema che mi appartiene culturalmente". Anche perché "sono iscritta al Pd da quando è nato e ho perso tutti i congressi tranne due. So bene come si sta anche in minoranza". Quanto ai futuri compagni di viaggio, invece, Malpezzi è convinta che "più il Pd sarà centrale e attrattivo, più il tema delle alleanze diventerà irrilevante. Arriveranno da sole".

Malpezzi, Lorenzo Guerini ha definito la nomina dei capigruppo "una forzatura".

Mi sarebbe piaciuto discuterne e la cosa poteva tranquillamente portare poi agli stessi nomi che sono stati indicati. Invece, i nomi sono apparsi prima sulle agenzie con un metodo che non ho condiviso. Elly Schlein vincendo è diventata la mia segretaria e ci ha chiesto di avere fiducia in lei e nelle sue scelte. Ieri nell’assemblea dei gruppi ha definito un percorso nel quale io credo e non ho motivi per non farlo. Per questo auspico che la fiducia sia reciproca.

Riuscirà Schlein a garantire il pluralismo nel Pd?

Il Pd è sempre stato la grande casa nella quale ospitare sensibilità diverse. Per questo non criminalizzo le correnti che sono spazi di pensiero. Come capogruppo ho cercato di garantire pluralismo, facendo in modo che ogni storia trovasse cittadinanza e si potesse sentire a casa.

Un primo passo potrebbe essere concedere qualche ruolo anche a chi era più vicino a Stefano Bonaccini?

L'esito congressuale richiama la condivisione di cui deve essere garante la segretaria e questo non significa utilizzare una logica spartitoria ma di condivisione. Io penso sia un bene che Bonaccini sia presidente del partito. Se deve essere un percorso unitario bisogna fare in modo che le varie sensibilità siano presenti negli spazi che ci sono.

Sono passati sei mesi dalle elezioni politiche, un mese dalle primarie, ma il Pd non ha ancora ufficializzato il suo assetto. In futuro servirà più velocità?

Subito dopo le politiche ho detto che c'era bisogno di riflettere perché non bastava cambiare il segretario. Avevo auspicato questa riflessione interna che poi è stata eccessivamente lunga e tortuosa. Però, al netto del fatto che nei percorsi congressuali qualcosa va rivisto, tutti ci davano per morti eppure il Pd ha portato più di un milione di persone a votare alle primarie e sta dando prova di grande energia e vitalità.

Il rapporto con le opposizioni? I riformisti temono che il Pd si avvicinerà troppo al M5s.

Rimango sempre della stessa idea: le opposizioni devono imparare a lavorare insieme. Con Debora Serracchiani (ex capogruppo alla Camera, ndr), ci abbiamo sempre provato perché l'avversario sta nell'altro campo, nella maggioranza di destra. E penso che i nuovi capigruppo lavoreranno anche loro per tenere unite le opposizioni. Il Pd, dal mio punto di vista, deve diventare centrale secondo la sua originaria vocazione maggioritaria.

Sulla guerra e sui temi etici come la maternità surrogata, cambierà la posizione del Pd?

Sulla guerra la posizione non è cambiata e il Pd lo ha dimostrato anche con l'ultima risoluzione presentata per il Consiglio europeo, con Schlein che era già segretaria. La linea è confermata e lo abbiamo ribadito più volte. Sulla gestazione per altri in nessun provvedimento affrontato è mai esistita l'intenzione di modificare la legge 40 e l'ordinamento italiano. In Senato abbiamo ribadito che la Gpa è un reato. Questa è una polemica strumentale che serve alla destra che non sta facendo niente per il Paese se non mettere bandierine qua e là a costo zero, senza avere nessuna vergogna nel calpestare i diritti dei minori che sono le uniche vittime di questo furore ideologico.







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