Milano
Mangiagalli, cartello antiabortista oscurato da ginecologa: scatta la denuncia
Presidio contro il manifesto antiabortista di Pro Vita affisso proprio davanti alla clinica Mangiagalli di Milano. La ginecologa Kustermann sarà denunciata
Mangiagalli, cartello antiabortista davanti alla clinica: le proteste
Campagna antiabortista con un cartellone che ha fatto la sua comparsa davanti alla clinica ostetrica Mangiagalli nella notte tra il 2 ed il 3 febbraio. Ed è subito polemica, con molti cittadini che hanno postato l'immagine del manifesto sui social esprimendo indignazione, rabbia ed incredulità. La campagna è stata quindi coperta con un lenzuolo dalle Donne democratiche e dai partecipanti al presidio svoltosi davanti all'ospedale domenica 3 gennaio. "Non fermare il suo cuore. Avrà il tuo sguardo, il tuo sorriso e sarà coraggioso perché tu lo sei" era il testo che accompagna l'immagine della campagna dell'associazione Pro Vita, con una donna che accarezza un neonato e la foto di una ecografia
I manifestanti hanno denunciato la crudeltà delle parole, che renderebbero ancora più difficile una scelta già di per sé molto dolorosa per le donne. Oltre a quella che è parsa una provocazione gratuita, quella di affiggere il manifesto proprio davanti alla clinica, nella quale la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza è sempre stata rispettata e dove si registra una percentuale di medici obiettori molto bassa.
Ma l'associazione 'Ora et labora', si apprende oggi, presentera' una denuncia in Questura contro la ginecologa Alessandra Kustermann in relazione alla copertura col lenzuolo del cartellone anti - abortista davanti alla clinica Mangiagalli di Milano."La dottoressa Kustermann ha leso il diritto alla libera espressione e al libero pensiero - spiega all'AGI Giorgio Celsi, presidente dell'associazione 'Ora et labora' - abbiamo pagato un'agenzia per affiggere il cartello, che poi ha mostrato il progetto al Comune. Abbiamo versato 1800 euro per quattro mesi". Secondo Celsi, il cartellone, iniziativa anche dell'associazione 'Pro Vita' e' fuori dalla clinica "da almeno quattro mesi".
"Non possiamo permettere - ha detto al 'Corriere' Kustermann, da anni in prima linea per i diritti delle donne in tema di aborto - che le donne arrivino in sala operatoria portando con loro anche la crudelta' di messaggi e immagini cosi'". Stando a quanto riferito dal quotidiano, la ginecologa ha organizzato un gruppo di persone che si sono occupate di coprire il cartellone col lenzuolo.
"La dottoressa dice che ogni settimana passano di li' 45 donne che vanno a abortire - afferma Celsi - abbiamo una forte denatalita' e ci permettiamo di togliere questo cartello. Sappiamo che ogni mamma che abortisce rappresenta gli interessi degli ospedali, che ormai sono diventati delle aziende. Si tratta di bimbi uccisi. C'e' una legge che garantisce il diritto all'aborto? Che significa: c'erano anche le leggi razziali".