Milano

Maran (Pd): “Da Milano all'Europa, per casa, trasporti e ambiente”

di Eleonora Bufoli

Maran candidato alle Europee di giugno con il Pd: “Abbiamo cercato di portare a Milano respiro europeo. Ora vorrei portare la città in Europa". L'intervista

Maran (Pd): “Da Milano all'Europa, per casa, trasporti e ambiente”

Ambiente, trasporti, qualità dell’aria. Questi sono i temi che Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa a Palazzo Marino, vorrebbe portare in Europa. Candidato per il Pd nella circoscrizione Nord-Ovest, nella lista guidata da Cecilia Strada, guarda alla sua esperienza nell’amministrazione comunale di Milano, iniziata nel 2006 quando viene eletto consigliere e proseguita come assessore nella Giunta Pisapia e nei due mandati di Giuseppe Sala. L’intervista ad Affaritaliani.it Milano.

Dopo tutti questi anni nella politica locale, ora guarda all’Europa. Come declinerà la sua esperienza nella politica comunitaria?

La prima cosa che voglia fare in Europa è far evolvere le questioni che ho affrontato in questi anni nella dimensione europea. Oggi se pensiamo agli investimenti sulle ferrovie, sul trasporto, sulla qualità dell’aria, sulle case, l’Europa è la dimensione giusta per cercare di affrontarle al meglio. Sono temi che in questi anni non sono stati così presidiati, è importante che lo siano nei prossimi 5 anni e su questo credo di poter dare un valore aggiunto. 

Soddisfatto dei nomi scelti dal Pd per correre nella sua lista?

È una lista complessivamente molto competitiva e rappresenta bene l’idea che il Pd per funzionare e assolvere il suo ruolo deve essere plurale. Anche qui ci sono in lista tante persone valide e che rappresentano sensibilità diverse. Questo è molto positivo. C’è anche un’altra consigliera comunale, Monica Romano, ed è positivo che possa correre.

Perché ha deciso di candidarsi?

La mia candidatura nasce anche dal fatto che questo è un momento in cui Milano stessa deve ripensarsi, e lo deve fare sia aprendosi al rapporto con la Lombardia e alla Pianura Padana, sia con l’Europa. Da tre anni gli investimenti pubblici di Milano derivano più da fondi europei che dalla capacità di spesa statale e comunale. Penso che una mia elezione possa significare per la città avere a Bruxelles un suo rappresentante che conosce bene i bisogni della città. C’ero quando perdevamo di 30 punti 15 anni fa e sono stato protagonista con le vittorie di Pisapia e Sala. Abbiamo cercato in questi anni di portare il respiro delle città europee a Milano. Vorrei cercare ora di portare questa città in Europa. Mi candido perché, secondo me, oggi l’evoluzione della città impone di guardare al contesto europeo. C’è anche un fatto personale: da ragazzo sono cresciuto con due sogni, cambiare la mia città in un momento in cui sembrava persa e il sogno dell’Europa.

Lei nelle elezioni del 2021 ha ottenuto oltre 9mila preferenze. Come ha fatto ad essere tra i candidati più votati per delle amministrative?

Penso che la campagna non si improvvisi e chi ha votato per me nel 2021 lo ha fatto conoscendo un percorso lungo di impegno politico e di contenuti che ho portato nella città. Spero che il percorso fatto abbia lasciato una buona opinione su tanti che mi hanno incrociato. Credo di avere proposte e competenze per poter essere utile anche in Europa.

Lo sviluppo incessante di Milano, nato con l’Expo, e proseguito con eventi internazionali e con le Olimpiadi del 2026, non rischia di lasciarsi dietro qualcuno?

Ci serve una nuova dimensione se vogliamo cercare che le diseguaglianze non esplodano a Milano come in molte città europee. Bisogna investire per invertire la rotta, migliorare le connessioni. In tutti i giri che ho fatto per la Lombardia, la prima cosa che mi hanno detto i pendolari è quanto sia impossibile la qualità della vita per l’inaffidabilità dei treni locali. Questo deriva anche dalla capacità di investimento.

Un simbolo delle diseguaglianze è la casa. C’è un’emergenza per i costi sempre più alti?

Sul tema della casa, a Milano come a Barcellona e Parigi deriva anche dal fatto che l’Europa deve tornare a investire per fare case a prezzi accessibili. Le soluzioni locali possono essere utili ma l’unico modo per affrontare questo tema è provare a creare una rete di risposte e livello europeo. Tutte le criticità individuate a Milano sono le stesse delle altre grandi città europee.

Sulla casa sta puntando molto anche la campagna della Lega che si è opposta alle case green

La Lega ha abbandonato il Nord. Soprattutto nel modo in cui affronta il bisogno di infrastruttura e investimento sul territorio. È concentrata invece sul Ponte sullo Stretto e sulle polemiche ideologiche. Per questo credo ci sia lo spazio per parlare ai lombardi andando oltre quelli che sono i confini elettorali usuali.

È soddisfatto delle risposte date dall’Unione europea su temi attuali, dall’intelligenza artificiale all’ambiente? Si sta implementando la capacità comunitaria di affrontare questioni?

L’Europa ha dato in questi ultimi anni delle risposte comune, dall’acquisto dei vaccini al Next Generation Eu. Occorrono però passi ulteriori come cancellare l’unanimismo che blocca anche decisioni che, per trovare degli accordi che non implichino il diritto di veto, ne procura delle altre. Hanno fatto bene i parlamentari italiani a non votare sulla revisione del Patto di Stabilità perché quel tetto era stato peggiorato dall’accordo tra gli Stati, e l’Italia con Meloni non si è opposta. La prospettiva deve essere di evitare che pur di non avere diritti di veto si debbano snaturare gli atti e costruiamo un sistema di maggioranze qualificate che consentano di prendere decisioni.

Cosa c’è in ballo con le elezioni di giugno?

C’è in ballo che in questi 5 anni ci siamo accordi che molte delle decisioni di rilievo sono prese a livello europeo. Questo indica che è lì la prospettiva politica più interessante. Poi c’è in ballo il tema delle nuove regole decisionali dell’Europa per far sì che le decisioni si spostino sempre di più da un accordo a ribasso tra Stati al rispetto del lavoro che fanno in Parlamento.

Il sindaco Sala sta già riflettendo su un suo successore, in quanto “la questione casa è molto sentita e delicata”.

Questo è un buon auspicio sull’andamento della campagna. Se dovessi venir eletto, intenderei continuare a dare una mano a Milano sul tema della casa che credo debba diventare sempre di più un argomento da affrontare a livello europeo.

Lo stesso sindaco ha detto che non condivide la scelta dei leader di correre da capolista pur non andando poi a Bruxelles. Scelta abbracciata anche dalla segretaria del Pd Elly Schlein. Non è fuorviante per gli elettori?

Non è fuorviante perché gli elettori sanno che i leader si sono candidati per cercare di dare visibilità a una campagna e ai temi europei. La corsa dei leader da capolista mi sembra un patto molto trasparente. Elly Schlein è stata molto chiara così come altri leader sul fatto che è un modo per aiutare la lista. Credo che non sia un patto trasparente dire di andarci e poi non andarci.

Ha sfilato nel corteo del 25 aprile insieme ad altri esponenti del Pd tra cui la segretaria Schlein. Che 25 aprile è stato secondo lei?

Sono stati tanti 25 aprile insieme. Sta diventando sempre di più una festa popolare in cui le famiglie vengono con i bambini e questo è il senso del 25 aprile. Dall’altro ci sono dei piccoli gruppi che cercano di utilizzarla come occasione per le polemiche. Credo che sia importante fare tesoro di quello che accaduto verso alcuni esponenti della comunità ebraica e che il prossimo anno tutte le forze democratiche nell’organizzazione del corteo ragionino su come cambiare alcuni aspetti in modo che ci si concentri sul 25 aprile.







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