Milano

Mensa dei poveri, Lara Comi (FI) condannata a quattro anni e due mesi

a cura della redazione

L'europarlamentare di Forza Italia Lara Comi condannata a Milano nell'inchiesta su un presunto giro di tangenti, appalti, nomine e finanziamenti illeciti

Mensa dei poveri, Lara Comi (FI) condannata a quattro anni e due mesi

 Il Tribunale di Milano ha condannato a 4 anni e 2 mesi l'europarlamentare di Forza Italia Lara Comi imputata per corruzione, false fatture e truffa al bilancio del Parlamento europeo nell'ambito dell'inchiesta 'Mensa dei poveri', presunto giro di tangenti, appalti, nomine e finanziamenti illeciti tra le province di Milano, Varese e Novara con al centro Nino Caianiello.

Il collegio su 62 imputati, compresa una societa, Tigros spa, ha inflitto 11 condanne mentre ha fatto 51 assoluzioni. Oltre a Lara Comi che risponde di corruzione di incaricato di pubblico servizio e di un solo episodio di truffa, quest'ultimo in concorso con l'allora suo assistente all'europarlamento Daniele Aliverti (ha preso 1 anno e 4 mesi), i giudici hanno condannato, tra gli altri, l'imprenditore Daniele D'Alfonso a 6 anni e mezzo di carcere, Giuseppe Zingale, ex dg di Afol Metropolitana, a 2 anni, Maria Teresa Bergamaschi, legale civilista ligure e amica di Comi, a 6 mesi, - entrambi in concorso con l'esponente politica azzurra - l'ex parlamentare di Fi Diego Sozzani a 1 anno e 1 mese, Carmine Gorrasi, ex consigliere comunale di Busto Arsizio (Varese) ed ex segretario provinciale di Forza Italia, a 2 anni e Giuseppe Ferrari a 2 anni e mezzo di reclusione.

Per tutti, tranne che per Lara Comi, la pena è sospesa. Inoltre per l'eurodeputata sono state disposte, oltre alla confisca di 28 mila e 700 euro, anche l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, una delle pene accessorie di rito e che è stata decisa anche per Bergamaschi, Zingale, Sozzani e un'altra persone.

Comi: "Evidente che impugneremo la sentenza"

Lara Comi ha commentato: "L’accusa di corruzione del direttore generale di Afol si fonda su dichiarazioni rese dall’avv. Bergamaschi in corso di istruttoria, confutate da riscontri oggettivi: le conversazioni WhatsApp rinvenute sul suo telefono che smentiscono quanto dichiarato. Inoltre la stessa in dibattimento ha dichiarato espressamente di non avere mai avuto richieste dall’on. Comi di riconoscimento di somme al direttore generale di Afol, scagionandomi dalle accuse mosse. Per la truffa che sarebbe stata perpetrata con l’aumento di stipendio riconosciuto ad Aliverti, addetto stampa, sono stati prodotti tutti i documenti attestanti le maggiori attività da questi svolte che conclamano la differente maggiore attività che legittimava tale aumento retributivo".

Prosegue l'eurodeputata: "Tale documentazione è stata analizzata da una società multinazionale della comunicazione che ha avallato con una consulenza tecnica la legittimità e congruità di quanto è stato corrisposto ad Aliverti. Per la truffa perpetrata con gli emolumenti riconosciuti al collaboratore Saia, sia la G.d.F. che Banca d’Italia hanno accertato che le somme percepite da detto collaboratore non sono mai state riversate in alcun modo all’onorevole Comi, come peraltro lo stesso Saia ha dichiarato al dibattimento. E’ quindi evidente che impugneremo una sentenza che ribadisco ritengo ingiusta e lotterò in ogni sede per dimostrare la mia innocenza”.








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