Milano

Michele Usuelli: “La sanità va restaurata. Dopo 28 anni il sistema si è rotto”

di Nicolò Rubeis

Usuelli: "Il modello vincente è quello della nomina degli apicali delle Nazioni Unite. Intanto si deve rispettare la legge Madia"

Michele Usuelli: “La sanità va restaurata. Dopo 28 anni il sistema si è rotto”

"Dopo 28 anni di questa destra il giocattolo del sistema sanitario regionale si è rotto". Michele Usuelli, medico neonatologo e consigliere regionale di +Europa, è candidato nella lista ‘Patto Civico per Majorino Presidente’. È convinto che la sanità lombarda debba essere restaurata "come farebbe un antiquario con un mobile del '400". In un'intervista ad Affaritaliani.it Milano, Usuelli si definisce, in senso positivo, "l'anti-Pregliasco', il direttore dell'Irccs Galeazzi capolista della civica di Pierfrancesco Majorino che si è già 'auto-candidato' al ruolo di futuro assessore al Welfare: "Ho scelto di lavorare solo in ospedali pubblici. Credo che questo sia il momento di dare una raddrizzata al timone. E penso che sia più credibile se a farlo sia una persona che ha sempre operato nel pubblico".

Usuelli, cosa non la convince della attuale governance della Sanità?

L'emendamento più incredibile bocciato prima da Giulio Gallera e poi da Letizia Moratti è quello in cui chiedevo una redistribuzione dello staff all'interno dei vari assessorati, che dovevano avere un numero adeguato di dirigenti in base al budget. In Lombardia l'assessorato al Turismo, come numeri, ha un numero di dirigenti di poco inferiore a quelli del Welfare. Ne conosco alcuni di alto livello che devono gestire venti dossier alla volta e fisicamente non riescono a leggerli.

E quindi?

Dobbiamo affermare il principio che la cardiochirurgia, l'ambulatorio di medicina generale e la prevenzione del tumore al colon hanno la stessa importanza. In 30 anni l'investimento sugli ospedali è stato sproporzionato, mentre la prevenzione e il territorio sono stati sviliti. La mia proposta è che sotto all'assessore vi siano tre sottosegretari con portafogli diversi e con deleghe rispettivamente agli ospedali, al territorio e alla prevenzione.

La Regione è carente sulla prevenzione?

Dobbiamo progressivamente portare con Majorino la spesa sulla prevenzione almeno all'8% totale del budget sanitario. E nel momento in cui devi pianificare per i prossimi cinque anni la sanità occorre studiare i dati epidemiologici facendo un piano socio-sanitario quinquennale, cosa che Regione non vuole fare. Così facendo, partendo dai bisogni di salute, si possono prevedere quanti pazienti dovranno fare una sostituzione di una valvola cardiaca o quanti letti di otorinolaringoiatria servono. Negoziando poi col privato il giusto margine di guadagno e facendolo diventare parte integrante di un processo di assunzione di responsabilità all'interno dei bisogni sanitari.

In che modo volete sganciare la politica dalle nomine dei direttori generali?

Il modello vincente è quello della nomina degli apicali delle Nazioni Unite. Intanto si deve rispettare la legge Madia: i curriculum di tutti i candidati che competono per diventare Dg del San Paolo-San Carlo devono essere sul sito della Regione e dell'ospedale, cosa mai avvenuta. Per le nomine delle Nazioni unite si organizzano dei dibattiti pubblici. Immagino un confronto con quattro candidati che espongono il loro programma ai sanitari. A quel punto la Regione sceglie sapendo che i professionisti hanno conosciuto i pretendenti.

Sulle liste d’attesa come si interviene?

Quello che si può fare subito è pretendere – pena la perdita dell’accreditamento della struttura pubblica o privata - che nel giro di due mesi tutte le aziende sanitarie pubbliche e private utilizzino per la prenotazione di una visita un software che sia interoperabile e che riesca a parlare con il Centro unico di prenotazione, così da poter avere davvero in mano tutte le agende degli ospedali lombardi. Può sembrare incredibile, ma oggi, volutamente non è così. Un'altra rivoluzione copernicana sarebbe assumere segretari e call center sia nei reparti sia nelle case di comunità. Si potrebbe prenotare un appuntamento non appena finita una visita e il cittadino uscirebbe non con una ricetta, ma già con data, ora e luogo della prestazione.

Pregliasco si è 'auto-candidato' come assessore al Welfare. E qualcuno ha storto il naso...

Dopo le elezioni, a seconda dei numeri, Majorino sceglierà la sua squadra. La sua è stata un'affermazione genuina del desiderata di una persona che forse conosce poco le dinamiche politiche. Faceva parte del Cts durante la pandemia e io ho sempre contestato il fatto che le riunioni fossero opache e senza verbali e che non si sapesse nemmeno chi le dirigeva. Credo che questo problema Pregliasco dovesse porselo, visto che ci sarà bisogno di maggiore trasparenza. Ma noi corriamo per battere Attilio Fontana e per avere un buon risultato come lista civica. Poi la competizione interna esiste.

Come si migliora la situazione delle carceri lombarde?

Intanto i cittadini hanno diritto di sapere che la Regione ha due competenze: l'assistenza sanitaria e la formazione finalizzata al reinserimento lavorativo. I problemi della sanità sono simili fuori e dentro le carceri, ma con livelli di gravità diversi. Il fascicolo sanitario elettronico, per esempio, deve essere una priorità per tutti, a maggior ragione per i detenuti. In infermeria c'è solo un faldone di carta dove ogni medico di turno scrive il rapporto dopo una visita. Ma se finisci la pena o ti trasferiscono in un altro carcere, il tuo medico non avrà mai in mano ciò che ti è successo in carcere. E serve continuare a fare formazione, in accordo con gli imprenditori, per quei lavori di cui fuori c'è davvero bisogno.

Majorino ha invocato una "svolta radicale" sui diritti. Come si declina?

Abbiamo a prima firma Usuelli-Verni un'ottima legge sull'omotransfobia giacente in commissione e questa l'approveremo. Poi esiste un progetto di legge di iniziativa popolare regionale dell'associazione Luca Coscioni per mettere a sistema quelle che sono le competenze della Regione sul fine-vita e anche questa la faremo passare. Così come la diffusione di tutti i metodi contraccettivi nei consultori della Lombardia o l'interruzione volontaria di gravidanza-farmacologica. Abbiamo bisogno di una Regione aperta verso il mondo e dove tutti si sentano a casa. Con questo arroccamento razzista perdiamo occasioni di sviluppo: ormai molte imprese straniere per policy investono in luoghi di consolidata parità di genere e senza segni di omofobia. Questa Lombardia è poco competitiva.


 







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