Milano
Migrante positivo nel Cpr di via Corelli, stop alle visite dei difensori
L'associazione che si occupa di migranti, Naga, ha raccolto segnalazione sulla mancanza di servizi di pulizia e igienizzazione degli ambienti
Migrante positivo nel Cpr di via Corelli, stop alle visite dei difensori
Un migrante trattenuto al Centro di permanenza per il rimpatrio di Milano, in via Corelli, e' risultato positivo al Covid e dunque il centro e' stato chiuso alle visite dei difensori anche per tutti gli altri. Lo si legge in una lettera del Naga, un'associazione di volontariato che si occupa di migranti, inviata al garante per i detenuti regionale, Mauro Palma, e all'Ats di Milano. Del caso di positivita' i legali "sono venuti a conoscenza il 3 febbraio", quando uno dei colleghi dello sportello e' venuto a conoscenza del fatto che era "stata disposta la sospensione dei colloqui fino alla prossima settimana". Il Naga sottolinea anche le "numerose segnalazioni riguardanti il mancato utilizzo da parte delle forze dell'ordine dei dispositivi di sicurezza", come pure "la mancanza di servizi di pulizia e tanto piu' di igienizzazione degli ambienti (dopo le note positivita' riscontrate mesi fa non sarebbe stata neppure effettuata una sanificazione)".
Le segnalazioni alle autorita' non si fermano qui: al Cpr - contro l'esistenza del quale si sono schierate diverse associazioni e partiti negli scorsi mesi - mancherebbe "il personale di presidio medico", che e' spesso "rimasto totalmente scoperto". Per i trattenuti nel centro e' dunque assente "un protocollo Covid" e anche una convenzione con il Sert "nonostante la presenza di molte persone con tossicodipendenza". Dal punto di vista dei diritti, con la sospensione dei colloqui - secondo l'associazione e gli avvocati - e' "pregiudicato il diritto di difesa di soggetti illegittimamente trattenuti". Per chi segue da un punto di vista legale le vicende dei migranti trattenuti prima dell'espulsione e' impossibile un contatto con gli assistiti data "l'assenza di telefoni fissi per ricevere chiamate dall'esterno e l'illegittimo e sistematico sequestro dei cellulari", conclude la missiva.