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Chiatellino mattatore del Tour de France
Evio Chiatellino

Chiatellino mattatore del Tour de France

A tu per tu con Evio Chiatellino, classe 1949, vulcanico imprenditore e fondatore della Cooperativa Sociale Quadrifoglio di Pinerolo. Tra i maggiori esperti di ciclismo, è riuscito a portare nella sua città natia ben 4 tappe del Giro d’Italia e il Tour de France nel 2011 e 2024.

Presidente, quando è nato il Suo amore per il ciclismo?

Quando Fausto Coppi fece l’impresa nella Cuneo-Pinerolo al Giro d’Italia del 1949 io ero nel grembo della mia mamma. Coppi vinse per distacco dopo aver scalato in solitaria Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere…tutto parte da lì. Poi quando avevo 6 anni mi portarono a vedere il Tour de France che passava proprio da Pinerolo. La tappa era la Gap-Torino, vinta da Nino Defilippis sulla pista di atletica dello Stadio Comunale stipato con 60mila persone. Memorabile! Quella fu la prima corsa dal vivo che vidi. Il Tour de France non era ancora seguito dalla televisione italiana e si cominciavano a registrare le prime tappe del Giro d'Italia, mentre il Tour non si era ancora visto in TV.

Il ciclismo era anche una passione di famiglia?

Mio nonno materno, che si chiamava Giovanni Flogna, era stato un buon corridore. Correva nelle feste di paese, come si faceva. All’epoca il ciclismo era più seguito del calcio. Con lui, dopo la scuola, amavo ascoltare le radiocronache delle tappe di Giro e Tour, fantasticando sulle gesta dei miei beniamini.

Dicono che Lei sia un'enciclopedia vivente del ciclismo. Chi ricorda in particolare nella storia del ciclismo del dopoguerra?

Mi piace ricordare per non dimenticare i campioni dello sport che amo. Ma non sono un’enciclopedia (ride).In particolare ricordo il dominio di Jacques Anquetil, grande rivale di Felice Gimondi, primo ciclista nella storia a vincere il Tour de France per cinque volte nel periodo 1957- 1964 oltre a due Giro d’Italia e una Vuelta. Poi il grandissimo Eddy Merckx, vincitore di ben cinque Tour de France e cinque Giri d’Italia tra il ’69 e il ’74 oltre a una Vuelta a España nel 1973.  Ma come non ricordare il nostro “Campionissimo” Fausto Coppi, uno dei più grandi ciclisti e scalatori italiani. Dominò il ciclismo negli anni '40 e '50, vincendo cinque volte il Giro d'Italia e due volte il Tour de France. Le folle impazzivano per lui.

Negli anni ’70 e ’80 fu il momento di Bernard Hinault, classe 1954. "Lo Squalo" vinse il Tour de France per cinque volte, il Giro d'Italia per tre volte e la Vuelta a España due volte. Poi il leggendario Miguel Indurain che ha dominato il ciclismo negli anni '90, vincendo il Tour de France per cinque volte consecutive dal 1991 al 1995 e due Giri d’Italia. Era un eccellente cronoman e aveva una grande capacità di resistenza.

Arrivò il momento di Lance Armstrong che vinse sette Tour dal ’99 al 2005. Fu assurdo toglierglieli con regolamenti successivi. Armstrong mi ha trasmesso grandissima emozione. Per me ha vinto sette giri di Francia.

Stessa cosa per Alberto Contador, vincitore di due Tour de France, due Giri d’Italia e tre Vuelta. È stato l'unico, assieme a Hinault, ad averle vinte tutte almeno due volte. Gli han poi levato ingiustamente un Tour e un Giro.

Poi Chris Froome vincitore di quattro Tour de France dal 2013 al 2017.

Adesso ci sono i nuovi grandi corridori che stanno entusiasmando. Corridori di corse a tappe come Mathieu van der Poel, Renco Evenpoel, Wout Van Aert e atleti capaci di vincere i grandi giri come Jonas Vingegaard, che purtroppo adesso è infortunato e Tadej Pogacar.

Prima della guerra invece il più grande è stato il nostro Alfredo Binda che vinse ben cinque giri d'Italia.

È vero che a casa Sua ci sono otto grandi affreschi icone di campioni?

Sono i più grandi. C’è naturalmente Coppi per gli anni ‘50, poi Anquetil per i ‘60, Merckx per i ‘70, Hinault per gli ‘80, Indurain per i ‘90, Armstrong per il 2000, Contador per il 2010 e Froome dal 2015.

Il prossimo 2 luglio il Tour partirà da Pinerolo, grazie a Lei, vero?

Sì. È una grande soddisfazione personale, ma anche un onere economico gravoso che affronto personalmente. Devo ringraziare Christian Prudhomme, direttore del Tour e il suo braccio destro Jean Christophe Tricard. Con loro due ho trascorso un’intiera giornata a Pinerolo per convincerli ad accettare la mia proposta.  Quest’anno il Tour parlerà italiano con le prime tre tappe sul nostro territorio. Si partirà il 29 giugno con la tappa Firenze-Rimini, poi la Cesenatico-Bologna e al terzo giorno la Piacenza-Torino. Poi il 2 luglio la Pinerolo-Valloires, prima tappa di montagna. Dopo una lunga salita verso la località di Sestriere, dove il nostro Fausto Coppi trionfò nel 1952, la salita verso il Colle del Monginevro, attraverso il Comune di Claviere, la carovana sconfinerà in Francia.

Dopo aver scalato il passo del Lautaret, i corridori affronteranno i 2.642 metri del Galibier. Sarà la prima occasione per i favoriti di mettersi alla prova in alta montagna. La frazione si chiuderà a Valloire dopo 138 km.

Non sarà però la prima volta che il grande ciclismo passa da Pinerolo..

Riuscii già a portare il Giro, grazie ad Angelo Zomegnan, nel 2007, 2009 e 2016, 2019 mentre nel 2011 riuscii a portare il Tour, dopo cinque trasferte a Parigi. Quando mi dissero che la “Grande Boucle” avrebbe fatto tappa a Pinerolo quasi non ci credevo.


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