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L’Architettura Eclettica di Antonio Girardi: il caos elegante tra tradizione e innovazione

Antonio Girardi racconta il suo approccio progettuale, basato sul concetto di "caos elegante", un equilibrio tra elementi contrastanti che rende unica la sua architettura

di Krystel Lowell

L’Architettura Eclettica di Antonio Girardi: il caos elegante tra tradizione e innovazione

Antonio Girardi racconta il suo approccio progettuale, basato sul concetto di "caos elegante", un equilibrio tra elementi contrastanti che rende unica la sua architettura. Dalla valorizzazione della memoria storica alla fusione tra artigianato e design contemporaneo, fino ai progetti più recenti in Lombardia, l’architetto condivide la sua visione con Krystel Lowell in questa intervista esclusiva.
 

Il concetto di 'caos elegante' è il filo conduttore del suo lavoro. Può raccontarci come nasce questa idea e come riesce a bilanciare gli elementi contrastanti nei suoi progetti?

È un accostamento che mi viene abbastanza naturale, la mia architettura viene spesso definita eclettica. Mi piace da sempre accostare elementi che provengono da tempi e luoghi diversi, e riesco a distribuirli in modo tale da non creare disequilibri. Studio lo spazio in cui lavoro con molta attenzione, e sin dalle prime visite riesco ad immaginarmelo finito, poi quando ci si avvicina alla chiusura di ognuno mi dedico ad ogni minimo dettaglio, e il risultato è sempre un “caos elegante.”

I suoi progetti valorizzano sempre la memoria dei luoghi in cui opera. Come riesce a fondere tradizione e innovazione mantenendo l’identità storica degli spazi?

Tutti i miei progetti partono da una base classica, sia a livello architettonico che di design. Dopo di che mi piace inserire elementi unici, di ricerca, che provocano l’effetto “wow”, che vanno ad arricchire e rafforzare la base più tradizionale. Così facendo creo una struttura solida e senza tempo, che possa rimanere sempre apprezzata e vivibile anche con il passare degli anni.

Nel ristorante A-MA-RE di Capri ha integrato design e artigianato locale, come le ceramiche di Vietri. Quanto è importante l'artigianato nelle sue realizzazioni, e come riesce a renderlo contemporaneo?

L’artigianato è essenziale in tutti i miei progetti. La maggior parte dei mobili che propongo nei miei lavori sono disegnati su misura dal mio studio e realizzati interamente da artigiani italiani con i quali collaboro quotidianamente. Sempre nel caso di A-Ma-RE Capri, ad esempio, anche i tavoli sono stati interamente realizzati da una falegnameria campana sotto mio disegno. Tutte queste realizzazioni sono rese contemporanee grazie a dettagli strutturali pensati dal mio studio ma anche all’accostamento di elementi di design come, ad esempio, la scelta di tappezzerie più esclusive.

Come si sviluppa il dialogo tra estetica, funzionalità e operatività in progetti così complessi?

Sicuramente tutto parte da un confronto diretto con il cliente, così da capire le esigenze specifiche di ogni luogo in base all’utilizzo dello stesso. Sono io in prima persona ad interfacciarmi con le necessità funzionali ed operative di ogni progetto, le quali richiedono molta attenzione soprattutto quando si parla di ospitalità. Ormai la gestione della funzionalità e dei flussi è diventata la forza maggiore dei miei progetti, vengo sempre più spesso richiesto proprio per questo motivo; bisogna capire che senza un forte back office non si avrà mai un grande front office. L’estetica è chiaramente importante, bisogna adattare le caratteristiche di ogni progetto al luogo in cui viene sviluppato e associarla sempre alla funzionalità.  

"Quali sono i nuovi progetti o tendenze che sta esplorando per il futuro? Qualcosa in Lombardia?

Non seguo molto le tendenze. Mi piace lasciarmi ispirare dai luoghi e dalle strutture in cui lavoro, dalla loro storia e dalla loro funzione. Ho diversi progetti in attivo al momento, con più di 20 cantieri aperti. Uno di questi proprio nel centro storico di Milano, a pochi passi dal Duomo.