Milano
Milano, apre un centro dedicato alle donne senza fissa dimora
Apre in Barona ‘Casa Alba’, centro dedicato alle donne senza fissa dimora, che amplia la rete dell’accoglienza predisposta in città nell’ambito del Piano freddo
Milano, apre un centro dedicato alle donne senza fissa dimora
Apre ‘Casa Alba’, centro dedicato alle donne senza fissa dimora, che amplia la rete dell’accoglienza predisposta in città nell’ambito del Piano freddo. È il frutto di una mobilitazione del privato e del privato sociale che hanno deciso di collaborare con l'Amministrazione comunale seguendo un modello di "azione generativa" che, in virtù di una redistribuzione delle risorse presenti sul territorio a favore dei suoi abitanti, anche di quelli più fragili e in relazione con il Comune, riesce a costruire risposte e progetti capaci di svolgere un’importante funzione sociale.
La struttura si trova presso l’oratorio di Santa Bernadetta in via Boffalora, zona Barona, e potrà ospitare fino ad un massimo di 20 donne che, inviate dal Centro Sammartini del Comune, troveranno qui un posto sicuro dove dormire, oltre a due pasti caldi, cena e prima colazione.
Nella sala accoglienza è stato allestito l’occorrente per i triage sanitari, effettuati dal personale di Emergency. La realizzazione di ‘Casa Alba’ è stata possibile anche grazie a CIG Arcigay Milano e a imprese private, che hanno espresso la propria disponibilità a finanziare il progetto di ospitalità. A guidare l’operazione è l’associazione Sviluppo e Promozione Onlus, insieme ad una corposa rete di volontari.I servizi di custodia e il supporto socio-educativo saranno svolti dall’associazione di promozione sociale Cisonoanch'io.
“Un segnale di attenzione importante verso le fragilità di Milano - dice l’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti -. Nella difficoltà la città sa esprimere con forza la capacità di tenere insieme storie e radici anche molto diverse tra loro: l'associazionismo, la cooperazione sociale e le imprese profit. Queste esperienze interrogano in modo molto profondo il ruolo del pubblico, e quindi le modalità di azione delle amministrazioni locali e delle istituzioni pubbliche in generale chiamate a costruire un confronto con le tante e diverse capacità presenti nella società e nel sistema imprenditoriale e che se chiamate in causa, sono pronte e disponibili a dare il loro contributo nella realizzazione di importanti progetti per i territori e la città. Ne avevamo discusso durante i tavoli di lavoro di FareMilano e questo intervento ne è una prima dimostrazione. Ora più che mai non possiamo fare a meno di queste relazioni e di queste potenzialità che devono trovare occasioni concrete e di valore per esprimersi. Abbiamo individuato questo bisogno perché il tema della presenza femminile tra i senza fissa dimora merita un’attenzione particolare: molto spesso si tratta di persone che hanno subìto forme di discriminazione ed esclusione e che, restando per strada, sono più esposte al rischio, anche di violenza. Per questo siamo molto grati a tutta la rete che ha attivato il progetto, con l’auspicio che si tratti solo di una prima sperimentazione, di un modello che possa venire replicato e rafforzato in futuro”.
“L’apertura di ‘Casa Alba’ - interviene la responsabile Anna Ajelli, dell’associazione Sviluppo e Promozione - è stata resa possibile da una cordata di soggetti che, allargandosi, ha messo a disposizione le proprie risorse e le proprie capacità: ai volontari dell’associazione Sviluppo e Promozione, capofila e ideatrice del progetto, la Comunità pastorale Giovanni XXIII, il Decanato Navigli, Emergency con il proprio supporto sanitario, le Brigate solidali, l’associazione di promozione sociale Cisonoanch’io. Questa è la dimostrazione che quando si fa rete, coagulando le forze e le peculiarità, è possibile rispondere ai bisogni del territorio in modo mirato e proficuo”.
Il CIG Arcigay Milano ha raccolto i fondi destinati a questa importante iniziativa tramite il Rainbow Social Fund, istituito in occasione del Milano Pride 2020 per supportare la città di Milano in occasione dell'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, per la costruzione di progetti per chi è più in difficoltà.
Grazie alla generosità di aziende e privati cittadini, che nonostante l'anno complesso non si sono tirati indietro, i fondi raccolti dal Rainbow Social Fund verranno utilizzati per finanziare progetti dedicati alle persone in condizioni di fragilità sociale, come un housing assistito per le persone LGBT+ inserite in percorsi di assistenza gestiti dal CIG Arcigay Milano. Fra gli altri scopi del fondo vi sono anche progetti in collaborazione con il Comune di Milano, ed è proprio questa la scia in cui si inserisce la scelta di appoggiare l’apertura di ‘Casa Alba’.
Fabio Pellegatta, presidente del CIG Arcigay Milano, commenta: “Con il Rainbow Social Fund e la destinazione di parte dei fondi raccolti al progetto ‘Casa Alba’, la comunità LGBT+ ribadisce la propria presenza e la sua natura sociale e politica: lavorare per il bene comune e nel rispetto di tutt* è infatti la colonna portante del nostro movimento. Il progetto è stato particolarmente apprezzato e sentito dal nuovo direttivo del CIG Arcigay Milano: dobbiamo ricordarci che le donne sono tuttora una fascia della nostra popolazione particolarmente esposta a violenze, discriminazioni e più in generale difficoltà. Siamo particolarmente orgogliosi di poter avviare il servizio di ‘Casa Alba’, nella speranza che in futuro vi siano sempre più realtà pronte a supportare queste iniziative.”
Intanto, sempre nell’ambito delle iniziative programmate per il Piano freddo, in collaborazione con Ats ed Emergency è iniziata anche l’esecuzione dei tamponi rapidi al Centro Sammartini, che permetterà lo snellimento e la velocizzazione delle procedure di inserimento degli ospiti nei centri di accoglienza (finora, prima dell’ingresso nelle strutture, sono sempre stati eseguiti i tamponi molecolari, in convenzione con Villa Marelli). Per effettuarli, ogni giorno vengono montati tre gazebo all’esterno del Centro Sammartini, uno riservato al personale sanitario, uno per l’esecuzione dei tamponi e il terzo per l’attesa dell’esito.