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Milano, arrestato per terrorismo: "Minacce a Meloni? Scherzavo..."

Redazione

Davanti al gip di Milano Alaa Rafaei, il 43enne accusato di associazione con finalità di terrorismo: "Non faccio parte dell'Isis, Italia Paese di libertà"

Milano, arrestato per terrorismo: "Minacce a Meloni? Scherzavo..."

Parla davanti al gip di Milano Alaa Rafaei, il 43enne italiano di origini egiziane incarcerato assieme al 49enne Mohamed Nosair con l'accusa di  associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere. Queste le sue parole, come riferisce Ansa:  "Non faccio parte dell'Isis, mettevo dei commenti di approvazione soltanto alle loro azioni contro il regime siriano. I soldi versati alle donne, poi, erano una forma di beneficienza e le frasi contro Meloni erano solo una critica politica".

Milano, il presunto esponente dell'Isis: "Minacce contro Meloni? Scherzavo, l'Italia è il Paese della libertà"

I due, secondo le indagini della Digos e della Polizia postale, coordinate dal procuratore Marcello Viola e dal pm Alessandro Gobbis, avrebbero portato avanti su gruppi online "una consapevole e deliberata attività di proselitismo via social a favore dell'Isis", oltre che finanziamenti per donne vedove di combattenti jihadisti. Il 43enne, assistito dall'avvocato Emanuele Perego ha sostenuto nell'interrogatorio che lui "mai e poi mai aveva in mente di fare azioni contro l'Occidente o l'Italia, perché io in Italia sto bene - ha detto - ci ho portato la mia famiglia, per me l'Italia è il Paese della libertà". Sulle presunte minacce on line contro Meloni, l'arrestato ha spiegato che erano solo "una forma di scherzo, di critica politica, perché l'Italia appunto è un Paese libero, non come l'Egitto". Sul presunto contatto con Sayad Abu Usama, "membro dell'Isis", a cui avrebbe inviato denaro, Rafaei ha detto che quell'uomo era solo il "tramite" che gli avevano indicato alcune "donne di un campo profughi per far arrivare soldi alle vedove e ai loro bambini come beneficienza". E ancora: "Non sapevo che lui fosse dell'Isis"

Il presunto esponente dell'Isis: "Soldi in Palestina e Yemen? Per buon cuore"

Ai due egiziani viene contestato di aver inviato circa 4mila euro in totale verso Yemen, Palestina, Siria, Libano ed Egitto. "L'ho fatto per buon cuore, per donne e bambini", ha sostenuto il 43enne. "Usama non lo conoscevo, mi era stato solo segnalato come un tramite per l'invio del denaro dalle donne con cui aveva contatti on line", ha aggiunto. E ha insistito: "Mai avrei fatto qualcosa contro l'Italia, non mi sono reso conto che fosse un reato mettere quelle cose on line". Fino alle prime perquisizioni a suo carico dello scorso dicembre, quando ha saputo di essere indagato. "Da quel momento - ha chiarito il suo legale - ha smesso di frequentare quei siti estremisti, ai quali lo aveva avvicinato l'altro arrestato", ossia Nosair  che, stando alle indagini, lo avrebbe indottrinato.

Rafaei con uno scritto sul web avrebbe anche giurato fedeltà allo Stato islamico, ma sul punto, ha detto il difensore, "non gli sono state fatte domande". Il 43enne davanti al giudice, come riferito dal suo legale, "era stravolto, si è messo a piangere, perché pensa ai suoi tre figli minorenni e alla moglie". L'avvocato Perego ha presentato istanza di scarcerazione e di domiciliari al gip, perché non c'è più, questa la linea difensiva, "l'attualità" delle esigenze cautelari, essendo passato quasi un anno dalle prime perquisizioni nell'inchiesta.







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