"Milano città condivisa": Expo, tutti pazzi per la sharing economy - Affaritaliani.it

Milano

"Milano città condivisa": Expo, tutti pazzi per la sharing economy

Il 91% dei giovani italiani sente propri i temi di Expo e condivide la sua visione del mondo, oltre il 52% di loro ritiene probabile una visita al sito espositivo, mentre il 62% è disponibile a sperimentare almeno uno dei servizi di sharing economy. Sono alcuni dei dati emersi durante l’incontro “Milano (è) una città condivisa?” a proposito di Expo 2015 e Sharing Economy, organizzato dall’assessorato alle Politiche del Lavoro, con l’Istituto Toniolo. Sono stati presentati i dati del Rapporto Giovani, l'indagine nazionale promossa dall'Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore e con il sostegno di Fondazione Cariplo e IntesaSanpaolo. Per i giovani italiani Expo sarà l’occasione anche per far ricorso a servizi di economia condivisa.

Oltre un giovane su tre è disposto a prendere in concreta considerazione una visita con l’opportunità di condivisione (viaggio con estranei, abitazione con altri, cena in casa di privati) e oltre il 60% è favorevole a una visita turistica collettiva organizzata da residenti e appassionati. Oltre il 10% prenderebbe in considerazioni servizi in condivisione anche a parità di costo con i servizi standard di mercato, al 31% basta anche solo un risparmio limitato, mentre la maggioranza si rivolgerebbe a tali servizi a fronte di costi consistentemente ridotti (57%). L’indagine ha visto coinvolte 1.783 persone tra i 19 e i 32 anni. Sul tema “Giovani ed Expo” ha rivelato che più di un giovane visitatore su tre risulta pienamente convinto e concretamente interessato alle possibilità di condividere le opportunità della “sharing economy” e, quindi, favorevole a una Milano “condivisa”.

ASSOLOMBARDA: 'CONCORRENZA SLEALE' - Ma anche l'osservatorio Assolombarda Bocconi ha presentato i risultati della propria ricerca sull'ospitalità alternativa a Milano presso la sede dell'associazione degli industriali milanesi, occupandosi di altri aspetti della sharing economy in salsa meneghina, dalla diffusione della tecnologia a un quadro legislativo per certi aspetti incerto, che stanno favorendo l’incremento dell’offerta turistica e lo sviluppo di nuove forme di competitività, talvolta tuttavia sleale. Per analizzare il fenomeno, l’indagine ha preso in considerazione l’elenco di strutture, alberghiere ed extralberghiere ufficiali (affittacamere, case e appartamenti per vacanze, bed & breakfast e alloggi iscritti al Rec (Registro Esercenti Commercio - dunque gestiti in forma imprenditoriale), fornito dalla Provincia di Milano (da gennaio 2015, Città Metropolitana) e aggiornato a novembre 2014. E gli alloggi privati in affitto, proposti sul mercato attraverso i principali portali online mediante contratti di locazione per finalità turistiche e soggiorni brevi.

OSPITALITA' ALTERNATIVA - Nel 2014 ammontavano a 853 le strutture ricettive registrate nel comune di Milano, così suddivise: 53% esercizi alberghieri e 47% extralberghieri. Se si considera l’offerta extralberghiera ufficiale, case vacanze e alloggi iscritti al Rec risultano dominanti rispetto alle altre tipologie ricettive arrivando a pesare sul totale dell’offerta extralberghiera il 57% (227 strutture su 398 totali) con un’offerta di 1.399 camere su 4.566 (il 31% del totale) e di 2.719 posti letti su 8.486 (32%). Accanto all’analisi dei dati relativi all’offerta extralberghiera tradizionale, la ricerca ha stimato l’offerta di alloggi presenti su due piattaforme online - Airbnb e Booking - con l'obiettivo di descrivere il fenomeno dell’ospitalità alternativa a Milano. Secondo gli operatori del settore queste nuove forme di ospitalità hanno la capacità di rispondere meglio ad alcuni segmenti di turismo rispetto all’offerta alberghiera tradizionale.

"LOW" E "HIGH" BUDGET - Dai turisti “low budget”, che puntano a contenere i costi, agli “high budget” che, al contrario, cercano alloggi esclusivi e riservati nel cuore del centro storico. Dalle famiglie numerose, che cercano soluzioni a prezzi ragionevoli, ai visitatori “long stay” per i quali la scelta di un appartamento può rappresentare una soluzione più vantaggiosa sia da un punto di vista economico e sia funzionale. Inoltre l’ospitalità alternativa consente, per esempio, di far fronte a picchi di domande durante importanti eventi, manifestazione e fiere. Guardando all’aspetto quantitativo, considerato che ad oggi non sussiste l’obbligo di registrazione dei contratti di locazione con durata inferiore ai 30 giorni e che l’elenco fornito dalla Provincia di Milano risulta aggiornato al 2014, non è possibile stimare l’eventuale quota di alloggi irregolari rispetto a quelli regolarmente affittati. Guardando agli annunci pubblicati sui diversi portali, infatti, è possibile solo confermare la rilevanza quantitativa di un’offerta extralberghiera che non trova corrispondenza nell’elenco di Palazzo Isimbardi.

IL DOPPIO DI BARCELLONA - Dall’indagine emerge, inoltre, che a Milano si affittano principalmente interi appartamenti rispetto a singole camere (84% vs 16%). Infine da un confronto sul tema con altre 4 realtà: Lione, Barcellona, Stoccarda e Monaco, lo studio evidenzia che gli alloggi alternativi sono più cari a Milano che nelle altre città benchmark analizzate. Infatti, il prezzo medio base per notte degli appartamenti a Milano è quasi il doppio rispetto alle altre città, così come il prezzo medio delle stanze private a Milano è il doppio e il triplo delle città analizzate. La ricerca, dunque, analizzando il tema della sharing economy pone il tema dell'ospitalità alternativa e dell’eccessiva frammentazione delle tipologie ricettive. Senza una regolamentazione certa e definita sulle forme di ricettività non imprenditoriale il pericolo è quello di una deriva verso fenomeni di concorrenza sleale che finiscono per penalizzare gli operatori imprenditoriali e dequalificare l'offerta ricettiva. I rischi evidenziati dall’indagine vanno dai controlli sulla pubblica sicurezza, in assenza dell’obbligo di riconoscimento dell’ospite e di normative antincendio; alle difficoltà relative ai controlli in termini di tassazione; oltre ai mancati controlli sulla manodopera impegnata per le pulizie e la manutenzione delle strutture. È inoltre emerso come queste strutture, teoricamente collocate sul mercato come “affitti brevi”, offrendo tutta una gamma di servizi su richiesta degli ospiti, siano assimilabili alle strutture alberghiere ed extra alberghiere. Criticità evidenziate anche dagli investitori internazionali per l’entità degli investimenti portati sul territorio milanese.

SERVONO REGOLE SEMPLICI - Sulla base di queste considerazioni il Gruppo Turismo Assolombarda evidenzia alcune importanti priorità di intervento. A cominciare dal quadro normativo che deve definire un sistema di regole semplici, chiare e applicabili da tutti. Duplice l’obiettivo: favorire lo sviluppo del settore e delle sue imprese e consentire agli operatori di svolgere la propria attività in un mercato che rispecchi le regole della leale concorrenza. In ultimo, dalle imprese del settore emerge la necessità di affrontare con efficienza il tema degli "affitti brevi".








A2A