Milano
Milano, denaro per assunzioni: condannato a 4 anni per estorsione
La giudice ha riconosciuto il 54enne colpevole di tutte e tre le estorsioni contestate dalla Procura di Milano, ma ha concesso le attenuanti generiche
Milano, denaro per assunzioni: condannato a 4 anni per estorsione
Il Tribunale di Milano ha condannato per estorsione a 3 anni e 10 mesi di reclusione, oltre a mille euro di multa, Angelo Casnedi, all'epoca dei fatti dipendente operaio della società Mpm, attiva negli appalti di Esselunga, accusato di aver obbligato operai stranieri a pagare da un minimo di 100 euro a un massimo di 2mila in tranche per essere assunti o per il rinnovo dei contratti con l'azienda e con le agenzie di somministrazione. La giudice della seconda sezione penale Paola Filippini - secondo quanto riporta LaPresse - ha riconosciuto il 54enne, che oggi non ha più legami con Mpm, colpevole di tutte e tre le estorsioni contestate dalla Procura di Milano (che aveva chiesto 3 anni e 9 mesi di pena), ha concesso le attenuanti generiche e lo ha condannato al pagamento di spese legali e 3mila euro di provvisionale per ciascuno dei tre lavoratori del Bangladesh, costituti parte civile nel processo e rappresentati dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini. Contattata dai legali di Mpm, la redazione di Affaritaliani.it Milano apprende che la società ritiene di essere parte lesa in merito alla vicenda.
Lunedì pomeriggio sono stati ascoltati gli ultimi testimoni della difesa che hanno raccontato di aver dato anche loro soldi a Casnedi ma solo come "prestiti", ha ricordato il legale dell'uomo, Alessandro D'Addea. L'avvocato, subentrato a fine processo, aveva chiesto l'assoluzione del suo assistito perché il fatto non sussiste.
"Presupposti che consentono di ritenere esistente la minaccia"
Sarebbe mancata la corrispondenza temporale fra le richieste di denaro - dimostrate da alcuni screenshot e ammesse dall'imputato - e il momento della firma dei contratti. "L'estorsione al momento dell'assunzione non è configurabile", ha detto il legale durante la sua arringa parlando di "indirizzo giurisprudenziale granitico" dato che non esiste un "diritto all'assunzione" di chi non ha il lavoro e quindi mancherebbe l'elemento della "minaccia". Per la vice procuratrice onoraria, che ha sostenuto l'accusa in aula, in rappresentanza della pm Maria Cristina Ria, invece, "il numero di richieste" di denaro, "lo stato contrattuale del rapporto precario fino al contratto definitivo" sarebbero i "presupposti che consentono di ritenere esistente la minaccia" nonostante l'assenza di "comportamenti violenti". Gli avvocati dei lavoratori hanno ricordato la "paura" di cui hanno parlato i loro assistiti ("ho lasciato il mio lavoro al ristorante, adesso ho solo questo, non lo so se domani mi lasciano a casa") e messo in discussione l'attendibilità di alcuni testi della difesa che hanno iniziato a parlare, fornendo spiegazioni, prima ancora di essere interrogati in un processo segnato da difficoltà linguistiche e assenza di interpreti con quasi tutte le persone coinvolte originarie di Bangladesh o India. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 60 giorni. Nel corso dell'udienza del 26 febbraio è emerso un secondo imprenditore indagato. Luca Alberto Vismara, superiore nella Mpm del 54enne Casnedi, è infatti coinvolto in un'inchiesta parallela della Procura di Milano stralciata rispetto a quella sulle estorsioni ai lavoratori del Bangladesh e poi assunti dalla società a cui Esselunga appalta lavorazioni nel campo delle pulizie industriali, confezionamento e facchinaggio.
"Fate un gruppo tra voi e fate sparire Mohammed"
Da gennaio 2022 - è infatti emerso in aula - la pm Maria Cristina Ria ha separato in un secondo fascicolo la posizione di Vismara e di un terzo manager. Depositate agli atti dei procedimenti alcune registrazioni in cui Vismara parla con un uomo del Bangladesh con insistenza della necessità di far "sparire" un lavoratore come ritorsione per aver partecipato a una manifestazione del sindacato Si Cobas. "Fate un gruppo tra voi e fate sparire Mohammed che io vi assumo tutti, prendete Mohammed di fianco e lo fate sparire, che io non c'ho problema ad assumervi. Facciamo piangere Mohammed che è meglio", si legge nelle trascrizioni della Guardia di Finanza di Sesto San Giovanni. Quello della "discriminazione sindacale" è un tema "che in questo processo è rimasto sottaciuto", hanno ribadito oggi gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini in rappresentanza degli operai, pochi minuti prima che fosse letto il verdetto di condanna nei confronti del 54enne.