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Milano: dopo Expo, città più internazionale con 122 consolati
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Milano: dopo Expo, città più internazionale con 122 consolati

La definizione di Milano come città più internazionale d’Italia, eredità di Expo 2015 solo in parte appannata dalla sconfitta nella battaglia europea per l’Ema, si conferma grazie a un primato tutto milanese. Proprio per effetto dell’Expo, Milano ha superato New York fra le città che non sono capitali di uno Stato per il numero di rappresentanze diplomatiche consolari. Ora sono 122, secondo i dati del Decano del corpo consolare di Milano e della Lombardia, il console generale dell’Uruguay Ricardo Duarte. Per metà, spiega in un’intervista all’AGI, sono consoli “in carriera” mentre una sessantina sono “consoli onorari”. Il diplomatico, a Milano dal 2016, è anche presidente del gruppo consolare latino-americano e dei Caraibi; nel nord Italia vive 1 milione e mezzo di cittadini provenienti da quell'area.

L’incarico di rappresentare i numerosi consoli milanesi, che hanno quasi sempre competenza su tutto il nord Italia, lo ha ricevuto dai suoi colleghi durante un’assemblea l’estate scorsa e lo considera “un bellissimo regalo ma anche una responsabilità molto grande: quella di parlare nel nome di tutti nella parte protocollare della nostra attività e nelle rivendicazioni comuni con le autorità italiane e locali, soprattutto  per ottenere semplificazioni amministrative”. Duarte, di origine spagnola (come il 45% dei suoi connazionali, mentre il 35% è di origine italiana, in seguito a ondate di emigrazione soprattutto all’inizio del secolo scorso) e portoghese, è nato a Firenze quando il padre, a sua volta diplomatico, rappresentava l’Uruguay nella città toscana, ma in Italia non ci era più tornato dalla primissima infanzia. Di Milano dice “è una bellissima città, faccio decine di chilometri a piedi per scoprirla tutta, assieme a mia moglie. La cosa che apprezziamo è soprattutto l’offerta culturale. E’ una città che continua a crescere ed è capoluogo di una regione che è il motore economico del Paese”. Questo, secondo il diplomatico sudamericano, spiega la scelta di tanti paesi di aprire consolati. “Il nostro risale all’inizio degli anni 2000, ma molti lo hanno fatto in concomitanza e dopo l’Expo”. Milano, spiega ancora, “viene considerata una porta per il commercio con l’Italia e anche con l’Unione europea” da parte dei paesi terzi.

Il precedente decano, il libanese  Walid Haidar, in carica per tre anni, aveva già cominciato a lavorare per ottenere un rappresentante del ministero degli Esteri a Milano come interlocutore per il corpo consolare. Il solo rappresentante del governo a Milano è infatti il prefetto, con il quale ci sono periodiche riunioni protocollari e operative sulle questioni amministrative, ma per quelle più legate al ruolo diplomatico dei consoli c’è bisogno di passare tramite Roma. “C’era un funzionario del ministero durante l’Expo - ha ricordato Duarte – ma invece servirebbe in pianta stabile, per non dover passare attraverso le rispettive ambasciate a Roma ogni volta che dobbiamo chiedere qualcosa alla Farnesina”.  Una questione su cui lavorare nei prossimi mesi riguarda poi la collaborazione fra corpo consolare e autorità locali in vista delle Olimpiadi invernali del 2026, a Milano e Cortina. “Abbiamo già incontrato il sindaco di Milano ed esponenti della Regione – spiega ancora Duarte – è importante che ci coordiniamo per un appuntamento internazionale così importante, soprattutto dal punto di vista organizzativo”.    ​Duarte affronta volentieri anche il tema dei rapporti fra il suo paese e l’Italia: nel 2018, l’Uruguay ha esportato in Italia per 288,14 milioni di euro, l’8,7% in più rispetto all’anno precedente, soprattutto pasta di cellulosa e carne. Le importazioni dall’Italia (soprattutto farmaci e macchinari) sono ammontate a 244,68 milioni (+8,8%). “Abbiamo storicamente rapporti eccellenti. Garibaldi ha vissuto con Anita per 7 anni a Montevideo ed è anche per noi un eroe nazionale. Alcuni nostri calciatori importanti giocano nelle squadre italiane, come Matias Vecino e Diego Godin nell’Inter per restare a Milano, e uno dei nostri più importanti campioni, José Nasazzi soprannominato El Gran Mariscal, difensore nella Nazionale che vinse i mondiali del 1930, era figlio di un emigrato italiano, originario di Esino Lario”. Da qualche anno, il consolato generale di Milano sta negoziando con la Regione Lombardia “un accordo di cooperazione: spero che lo sigleremo nel 2020”. Nelle scorse settimane, le ultime elezioni politiche hanno consegnato l’Uruguay, che ha “3,5 milioni di abitanti e 16 milioni di mucche”, come spiega Duarte, a una coalizione di centro-destra, dopo 15 anni di governo del Frente Amplio di centrosinistra. “Il mio è un paese piccolo ma davvero democratico, e il passaggio da una coalizione di partiti all’altra ne è la conferma. Il nuovo governo sarà operativo il primo marzo”.

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