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Milano
Milano e la stagione degli allagamenti. Si possono evitare? Sì (forse)

La stagione delle piogge è iniziata per Milano e con essa sono ritornati i soliti problemi. Allagamenti, interruzioni e disagi delle linee ferroviarie, metropolitane e la costante preoccupazione per l’esondazione del Seveso e del Lambro. Imprevisti e disservizi a parte quanto costano questi eventi al Comune di Milano?

La domanda è questa e la risposta è complessa. Affaritaliani.it Milano ha tentato di fare una ricognizione delle somme spese da Palazzo Marino quando la città si allaga come lo scorso lunedì o in occasione di eventi ancora più disastrosi come nel giugno di quest’anno.

Sottopassi e strade allagate e inagibili, interruzione dei servizi elettrici negli edifici pubblici, ripristino dei pozzetti intasati o danneggiati, riparazione dei tombini saltati, prosciugamento dei locali allagati. E le voci di interventi necessari non si fermano qui, ci sono anche la raccolta di residui, il ripristino di semafori o infrastrutture per il trasporto cittadino danneggiate e ovviamente il rifacimento delle strade che sono state pesantemente rovinate dalle piogge ingenti. Nei casi peggiori a questo si aggiunge anche un’altra categoria di azioni che il Comune deve mettere in campo per assicurare la sicurezza cittadina: il soccorso e l’assistenza ai cittadini.

Diciamo subito che a quanto pare è impossibile calcolare con precisione quanto costi al Comune riportare alla normalità la città dopo un allagamento come quello dei giorni scorsi. Gli interventi rientrano nei contratti d’appalto stretti con Amsa e con le altre società che si occupano dei servizi cittadini e non ci sono stati danni tali da richiedere azioni straordinarie.

L’Amsa ad esempio ha un contatto con il Comune per la pulizia dei 126.865 pozzetti dalla città e secondo l’accordo provvede al suo impegno con 75mila interventi l’anno. A parte situazioni straordinarie quindi la società ripulisce una volta l’anno i pozzetti e i tombini che si trovano in strade alberate e 1 volta ogni 2 anni gli altri. 

Dato che non si può stabilire il costo per un intervento “ordinario”, allora vediamo cosa è accaduto nel 2014 in occasione di uno degli eventi rientrati nell’emergenza e per cui i soldi per ristabilire l’ordine cittadino post pioggia sono stati stanziati dalla Regione. Parliamo di quanto accaduto il 15 novembre 2014, in quel caso il Lambro e il Seveso esondarono. Lunedì invece il Seveso si è fermato solo ad un centimetro dal livello di esondazione e il Lambro a circa 50 cm.

Nell’ Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile 226/2015 sono riportate le cifre che sono state destinate dalla Regione Lombardia al Comune di Milano per gli interventi di prima emergenza. Senza considerare i 10mila euro destinati all’assistenza a 124 famiglie bisognose di soccorso per le pesanti conseguenze legate all’alluvione, sono stati stanziati 250mila euro.

Questi soldi sono stati spesi per il ripristino dei pozzetti, delle fosse biologiche e delle fognature, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e dei detriti, il ripristino della MM 3, i lavori per il manto stradale, gli interventi per riattivare gli ascensori e gli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici.

Com’è ovvio non si possono paragonare i due eventi e in quel caso è stato necessario intervenire in maniera decisamente importante. Il tutto è separato da quel 1 centimetro che ha mantenuto la criticità dell’evento arancione e non portandola al livello rosso dell’esondazione.

I danni lunedì comunque ci sono stati: le scuole sono state chiuse, le strade sono state inagibili, alcune cantine e scantinati, anche di edifici pubblici, sono state allagate. Si poteva evitare? La risposta è probabilmente sì. I cavalcavia e i sottopassi che si sono allagati sono tutti di costruzione recente, l’ultimo in ordine di inaugurazione è quello di via Astesani (completato nel 2011).

Da almeno 5 anni, se si considera i picchi del 2013/2014, ma stando ai monitoraggi Arpa Lombardia potremmo spingerci anche fino al 2010, Milano è interessata da eventi di piogge intense e di intensità crescente. L'assessore Marco Granelli in consiglio ha affermato che sono già in atto delle valutazioni per migliorare i sistemi di pompaggio dei sottopassi sorvegliati speciali e che la macchina amministrativa si sta mettendo in moto. In particolare, si stanno analizzando le condizioni di via Astesani-Comasina, del cavalcavia Bussa, dei sottopassi Negretto, via Rubicone, via Lombroso, via Varsavia e di via La Spezia.

Nel frattempo, sono stati sbloccati 7 milioni destinati alla messa in sicurezza del fiume Seveso in zona Cavo Redefossi ed è anche stato chiuso il 7 ottobre il bando per i lavori sulla vasca di laminazione del Parco Nord, i lavori dovrebbero quindi iniziare entro il 2020.

Questo ciò che accade nei palazzi e i cittadini che continuano a subire comunque danni e disagi, allagamenti e danni a macchine e proprietà cosa possono fare? I rimborsi e i risarcimenti sono sempre più difficili da ottenere e anche perché le sentenze dei tribunali si stanno adeguando ai cambiamenti climatici, più velocemente delle amministrazioni.

In particolare, in caso di precipitazioni atmosferiche di straordinaria intensità la Cassazione con la sentenza 5877 del 2016 ha stabilito che “La pioggia intensa e persistente, tale da assumere il carattere della eccezionale intensità, non può costituire un evento rientrante nel caso fortuito o nella forza maggiore specie in epoche, come quella attuale, in cui i dissesti idrogeologici richiedono maggior rigore”. Niente risarcimento quindi.

Solo tra il 2016 e il 2018 in Italia le polizze con estensione alle catastrofi naturali, in cui rientrano anche le alluvioni e i danni da piogge intense, sono cresciute di circa il 18% secondo i monitoraggi pubblicati nell’ultimo rapporto Associazione nazionale fra le Imprese Assicuratrici. Nella provincia di Milano risulta che più del 5% delle abitazioni abbiano una polizza con questo tipo di copertura.

 

 

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