Milano

Milano, ecco il nuovo arcivescovo Delpini. Tutti i nodi che lascia Scola

Monsignor Mario Delpini subentra ad Angelo Scola alla guida della Diocesi milanese. Ecco tutti i nodi lasciati insoluti dal cardinale ciellino

Mario Delpini, vicario del cardinale Angelo Scola: è lui a succedere al cardinale ciellino sulla cattedra vescovile che fu di Sant’Ambrogio. Troverà una serie di scelte prese da Scola sulle quali riflettere. Vediamole:

1. La Veneranda Fabbrica del Duomo: Dal 2014, dopo le dimissioni di Angelo Caloia, l’ex onnipotente signore dello Ior (l’Istituto per le Opere di Religione, che viene indicata come banca vaticana ma non lo è) per delle indagini sul suo conto da parte della magistratura vaticana (ad oggi, dopo quasi tre anni, il processo non si è ancora celebrato), la Vfd che è l’ente preposto alla gestione del Duomo è presieduta dall’Arciprete del Duomo, monsignor Gianantonio Borgonovo. Una scelta di segno nettamente clericale, dopo che per anni si era deciso appunto di puntare su un laico di provata onestà ed efficienza (e Caloia lo è, malgrado le accuse lanciategli dai giudici di Oltretevere e mai ad oggi dibattute in aula, come abbiamo detto);

2. La gestione economica dell’Arcidiocesi. Come sono messi i conti della Curia? Affaritaliani.it Milano non ha trovato un documento che fosse uno a indicarlo. Eppure circolano tante voci su questo argomento, la cui affidabilità è tutta da discutere. Abbiamo una domanda per l’Economato: quanto deficit, se c’è, avanza dalla gestione Scola? Sarebbe interessante saperlo…

3. Gli immobili della Curia. Anche qui: come viene gestito il patrimonio immobiliare della Curia? Gli affitti sono adeguati? Chi li paga?

4. La Duomo Viaggi. L’agenzia viaggi della Curia dovrebbe diventare il polo principale – si dice Oltretevere – dei pellegrinaggi e viaggi religiosi per il Nord Italia. Come procedono le cose?

5. La situazione delle parrocchie. A Milano i preti stanno invecchiando e spesso un parroco da solo deve vedersela con più di 20.000 anime. Scola ha sempre sostenuto la necessità di ricorrere a clero “importato” dagli altri continenti in nome di una “redistribuzione” dei sacerdoti nel mondo. Ma il problema della crisi delle vocazioni e della scarsità di sacerdoti continua a rimanere.

6. Le mani legate al successore. Prima di andarsene Scola ha proceduto ad una serie di nomine, tra cui quella dell’Abate di Sant’Ambrogio, nominato in questi giorni. Ha anche creato canonico onorario il suo portavoce don Davide Milani, che non sappiamo se resterà ancora in Curia con la nuova gestione. Del resto, a lui tocca la presidenza a Roma della “censura cattolica” dei film, ossia la Commissione Nazionale Valutazione Film della Conferenza Episcopale Italiana. Non resterà disoccupato, diciamo. E poi ci sono i quattro vescovi ausiliari che Scola ha già ereditato e che erediterà anche Delpini, se sarà promosso successore del cardinale ciellino. Quattro prelati che potrebbere prendersi una diocesi (in passato Milano ha “colonizzato” il Nord Italia), e che invece restano ancora lì. Delpini non potrà scegliersi molti altri collaboratori di questo tipo, insomma.

Più in generale, la scelta di Delpini va a segnare una continuità con la gestione Scola, che per i preti meneghini non sembrerebbe proprio il massimo. Delpini è visto come uomo della “macchina”, che lavora ma non si espone, ed in un certo senso è tutto da provare. E le sorprese potrebbero non mancare, dunque, da parte del possibile futuro Arcivescovo milanese. A proposito: Milano significa cardinalato. Ed un’eventuale elezione pontificia, a seconda del candidato che arriva dall’ombra della Madunina. Auguri.

Domenico Cameccia







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