Milano

Terrore Isis, a Milano florilegio di falsi (e fantasiosi) allarmi

Metropolitane, autobus, stazioni, tribunali, ristoranti, centro anziani, persino tetti manco fossimo in American Sniper. A Milano si moltiplicano i falsi allarmi. Va bene: c'è stata Parigi e a Bruxelles chiudono tutto. Ok: l'Isis fa paura. Però la città deve continuare a vivere. La psicosi non fa bene a nessuno, se non agli stessi terroristi, il cui scopo è proprio questo: farci rinchiudere dentro casa, stravolgere la nostra quotidianità e svuotare i nostri luoghi sociali, di aggregazione.

Una missione, che loro chiamano "santa", che in più di qualcuno sta facilitando immensamente. Già, perché il susseguirsi continuo di falsi allarmi prosegue ininterrotto dopo l'immane tragedia del 13 novembre e dopo il rapporto dell'Fbi il quale afferma, citando peraltro fonti indirette della Dea ("ho sentito dall'amico dell'amico di un mio amico", insomma) che nel mirino dell'Isis ci sarebbero il Duomo di Milano e il Teatro alla Scala. Pensa tu che scienza, no? E noi che pensavamo che i kamikaze si sarebbero affollati tutti, che ne so, sull'ecomostro dei Ligresti.

Detto che è normale avere paura, anche se in altri paesi e in altri continenti meno fortunati del nostro ci convivono da decenni, è meno normale alimentarla a ciclo continuo. Certo, i giornali non sempre aiutano quando danno spazio a qualsiasi battito di ciglia, anche se negli ultimi giorni la tendenza pare finalmente invertita. Però tutti quei cittadini impanicati che intasano i centralini di polizia e forze dell'ordine finiscono per essere, inconsapevolmente sia chiaro, in qualche modo alleati dei terroristi. 

Già, perché come insegna Pierino e il lupo dopo 25 allarmi il 26esimo diventa meno credibile. E soprattutto, se costringo le forze dell'ordine a verificare l'allarme che ho lanciato (cosa ovvia, chi in un momento come questo non va a verificare il primo starnuto?) faccio sì che quegli stessi agenti non restino a presidio di altre zone potenzialmente sensibili. Insomma, un circolo vizioso che rischia di farci molto male, oltre a renderci invivibili le giornate.

E così in questi giorni abbiamo visto miniciccioli scambiati per bombe nucleari, borse della spesa per pacchi esplosivi, facce tristi per volti da assassini, ragazzini sui tetti per cecchini islamici. Così, giovedì scorso c'è stato il falso allarme bomba nella metropolitana di Duomo, con la stazione della linea gialla che è stata evacuata per condurre gli accertamenti del caso. Accertamenti negativi, così come è successo in Piazza del Duomo almeno un paio di volte in questi ultimi dieci giorni. 

Venerdì è toccato alla Clinica Mangiagalli e al Consolato americano. Nel corso dello scorso weekend il diluvio di falsi allarmi. Gente a casa del lavoro che vede jihadisti ovunque: Stazione Centrale, Star Hotel in piazza Duca d'Aosta, ospedale San Paolo, via Silvio Pellico, San Siro e tanti altri luoghi. Con poliziotti, militari e artificieri sballottati da una parte all'altra della città senza mai motivi fondati.

Passato il weekend il clima non cambia. Ed ecco allora la borsa sospetta su un autobus a Cusano Milanino. Era una borsa della spesa. Decine di telefonate di gente che ha visto "arabi sospetti" in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento. Fino alla giornata appena trascorsa. La linea verde della metropolitana di Milano è stata fermata per pochi minuti dopo la segnalazione di una valigetta sospetta sulla banchina della fermata di Centrale, in direzione Abbiategrasso. Un pacco è stato segnalato davanti alla chiesa di San Pietro in Gessate, non lontano dal tribunale. Erano semplicemente tutti gli averi di un povero senzatetto. 

Il passeggero di un autobus ha chiamato la polizia per una strana confezione che perdeva liquido: erano barattoli di lenticchie. Fino alla signora di 47 anni che ha chiamato la polizia dicendo di aver visto sul tetto del palazzo di fronte alla propria abitazione, in via Giacosa, due uomini con un mitra che puntavano contro una scuola. Ha anche fotografato i due presunti terroristi, sprezzante del pericolo. In realtà si trattava di due ventenni che stavano provando un mitra giocattolo modello Uzi soft air. 

Morale di tutto ciò: stiamo tutti attenti e con entrambi gli occhi bene aperti, giusto anzi giustissimo. Conserviamo quel pizzico di paura con la quale dovremo imparare a convivere. Giusto anche questo. Ma non cadiamo nella psicosi eterna dei falsi allarmi. Potrebbe farci molto male.

 







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