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Milano, Gabriele Albertini: “Edilizia? C’è noncuranza verso i controlli”

Nicolò Rubeis

Gabriele Albertini: "Ho grandissima stima del procuratore Marcello Viola e sono convinto che non ci sia persecuzione. Forse serve un'attenzione maggiore"

Milano, Gabriele Albertini: “Edilizia? C’è noncuranza verso i controlli”

"A volte ci possono essere dei malintesi, ma alcune cose avvengono perché c'è una sorta di disattenzione e di noncuranza verso i controlli". L'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini parla così delle indagini che in città stanno scuotendo il mondo dell'edilizia. "Durante il nostro turno di guardia abbiamo attratto 40 miliardi di investimenti dal mondo. E lo abbiamo fatto, chissà perché, senza nemmeno un avviso di garanzia" commenta Albertini in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano. "Ho grandissima stima del procuratore Marcello Viola e sono convinto che non ci sia persecuzione. Forse serve un'attenzione maggiore".

Albertini, così però si rischia la paralisi dei progetti.
Premesso che la mia è una riserva, non ho cognizione delle specifiche situazioni e per questo la mia opinione va presa con le pinze. Se ci sono delle irregolarità o degli abusi non si può chiudere un occhio ma intervenire con severità. Tutto ciò che riguarda l'amministrazione non è totalmente discrezionale. Il rispetto delle norme, anche amministrative e non solo civilistiche, è fondamentale.

Pensa che ci sia stata disattenzione?
Per rispondere richiamo alla mia esperienza quasi decennale. Noi abbiamo fatto, senza essere presuntuosi, la più gigantesca rigenerazione urbanistica della storia del dopoguerra di Milano. E credo ci venga riconosciuto, basta guardare lo skyline della città. Abbiamo acquisito la collaborazione patrimoniale e architettonica di 12 tra gli archistar più qualificati del mondo e siamo arrivati a oltre 40 miliardi di investimenti. Mi faccia raccontare un aneddoto.

Prego.
Quando venne l'imprenditore Gerald Hines per sottoscrivere l'accordo di inizio dei lavori per Porta Nuova, gli chiesi come mai uno degli uomini più ricchi al mondo voleva investire a Milano 2,5 miliardi di euro. Mi rispose che voleva chiamare i migliori architetti al mondo, che quello era uno degli ultimi spazi da rigenerare di queste dimensioni e che puntava a fare un buon profitto. Queste sue parole mi lasciarono deluso. Poi guardò fuori dalla finestra e mi disse: 'C'è un altro motivo che la riguarda. Ci siamo informati e nella vostra amministrazione non c'è un ‘cartaro’ che dà le carte truccate. Non c'è un percorso deviato'.

Con questo cosa vuole dire?
Assolutamente niente e ribadisco che non sto accusando nessuno di irregolarità, tanto meno il sindaco o l'amministrazione. Ma c'è un dato di fatto: eravamo tanto rigorosi nei controlli con criteri molto stringenti. Abbiamo aperto nella città uno scenario di imprenditorialità e legalità. Perché nei 50 anni prima di noi Milano ha avuto solo metropolitane, la Torre Velasca e il Grattacielo Pirelli e dopo sono arrivati 40 miliardi di euro?

Oltre ai controlli, servirebbe anche più chiarezza dal punto di vista legislativo.
Io ho grandissima stiamo di Marcello Viola e sono convinto che le sue indagini siano impeccabili e che non ci sia nessuna persecuzione in atto. Ho stima anche del sindaco Beppe Sala e sono altrettanto sicuro che la struttura del Comune sia quanto mai professionale e impeccabile. Dico soltanto: chissà perché nel nostro caso zero avvisi di garanzia... Forse servirebbe una maggiore attenzione.

L'assessorato alla Rigenerazione Urbana ha incontrato il procuratore. Può esserci un punto di incontro?
Quando governavamo Milano avevamo 11 milioni di metri quadrati da trasformare. Con la Procura abbiamo avuto un rapporto preventivo. E anticipammo il governo Renzi costituendo l'Acac, l'entità comunale anti-corruzione composta da tre magistrati e tre dirigenti apicali del Comune. Tra le molte cose che hanno fatto, ci suggerirono di mettere in campo i patti di integrità: in 10 anni eliminammo quasi 600 aziende dagli appalti comunali.







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