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Milano: il tesoro sparito dal Duomo, 40 statue a senatori e aziende in 40 anni

Fra il 1944 e il 1987 un tesoro di almeno 40 fra statue, frammenti, lastre di pavimento è sparito dalla Cattedrale milanese

Milano: il tesoro sparito dal Duomo, 40 statue a senatori e aziende in 40 anni

Pezzi in marmo del Duomo di Milano in cambio di lavori di restauro. Oppure semplici regalie ad amici potenti e influenti. È questa la 'moneta' di scambio circolata nella Milano post seconda guerra mondiale. Fra il 1944 e il 1987 un tesoro di almeno 40 fra statue, frammenti, lastre di pavimento è sparito dalla Cattedrale milanese ed è finito come "omaggio" nelle mani di senatori, aziende, intellettuali, architetti e ingegneri. I quali, in cambio, hanno compiuto "gesti di aiuto o magnanimità verso il monumento stesso" per metterlo in sicurezza dopo i bombardamenti bellici. Una storia - riporta Francesco Floris  su LaPresse - che è emersa solo 80 anni dopo, nell'estate del 2024, nel processo a carico di Giancarlo Ciaroni, gallerista pesarese di 79 anni assolto il 12 luglio dal tribunale di Milano dalle accuse di ricettazione, esportazione illecita e occultamento di un gargoyle di 350 chili in marmo - un dragone alato del Duomo - anche grazie a documenti e verbali inediti della Veneranda Fabbrica del Duomo. In attesa delle motivazioni del giudice Giuseppe Cernuto, dal fascicolo processuale emerge come la Veneranda Fabbrica abbia spulciato gli archivi del Duomo dal 1387 a oggi, i diari di cantiere, i progetti di restauro, scoprendo come "nell'immediato dopoguerra c'è stata una dispersione di elementi decorativi non regolamentata dovuta alla situazione emergenziale". Lo ha scritto in un documento agli atti la storica dell'arte Elisa Mantia, nel 2022 coordinatrice dell'area Cultura e Conservazione della Veneranda Fabbrica. Così il 2 ottobre 1961 è Sea, ancora oggi gestore degli aeroporti milanesi, a chiedere "pezzi di scultura" da collocare negli aeroporti di Linate e nel primo Malpensa. Il 16 maggio dello stesso anno è il "senatore Bianchini" a chiedere statue per "decorare il giardino di Villa Carlotta". Si tratta di Giuseppe Bianchini, già senatore cremonese del Regno d'Italia e presidente dell'Ente Villa Carlotta a Tremezzina, sul Lago di Como, deceduto nel 1970. "Trattasi di momento molto critico per la richiesta", annota all'epoca un funzionario del Duomo che ha appena finito un inventario scoprendo che mancano all'appello "30 statue". Uno anno dopo il senatore torna alla carica. La trattativa si chiude con la disponibilità a concedere 3 statue ottocentesche. Il Duomo di Milano "non è immobile", avevano convenuto in aula il legale del gallerista Ciaroni, avvocato Domenico Costantino, e la pm Francesco Crupi.

Il tesoro sparito dal Duomo, una prassi durata mezzo secolo

Le carte raccontano di una prassi durata mezzo secolo: quella di 'rimborsare' con "frammenti non utilizzabili", "cimeli" ed "elementi decorativi" del Duomo chi aveva svolto i restauri, ma anche altri soggetti e notabili per meriti o relazioni personali con la Curia e i professionisti, vista anche la "grande disponibilità di materiale dalla cava madre". La prima 'donazione' risale al 5 agosto 1944, a guerra ancora in corso. L'ultima è dell'11 dicembre 1987. In questo lasso di tempi pezzi del Duomo vengono regalati a un dirigente di Regione Lombardia che li chiede a "titolo personale" e non, come inizialmente sembrato, per la nuova sede della Regione. Nella 'Milano da bere' ne beneficia il capo sezione della ragioneria del Comune. Diciannove lastre di pavimento in marmo vengono prestate per l'esposizione torinese 'Italia '61' all'Abbazia di Chiaravalle. Non tornano mai indietro, se ne accorge un funzionario della Veneranda Fabbrica in visita all'Abbazia.Sono almeno 40 per decine di pezzi donati - da Azione Cattolica alla Casa italiana dello studente di Parigi - i movimenti ricostruiti dalla Veneranda Fabbrica. In quella che è stata un'epoca non ripetibile - assicura la storica dell'arte Mantia che ha redatto le relazioni con i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Monza. Oggi nuove norme e modelli organizzativi fanno sì che nulla possa uscire senza autorizzazione della Soprintendenza o con i prestiti autorizzati per 3 anni del programma 'Adotta una statua'. All'epoca dei fatti i responsabili del Duomo avevano "indubbiamente un margine di responsabilità e autonomia maggiore" e quasi nessun vincolo nei confronti delle "autorità di tutela ministeriali dei beni culturali". 







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