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Milano, istigava alla Jihad sui social: arrestato 38enne italiano

I Carabinieri hanno arrestato un 38enne italiano radicalizzato che faceva proselitismo sui social, esultava per il Covid e frequentava il centro islamico

Milano, istigava alla Jihad sui social: arrestato 38enne italiano

I Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Milano hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip su richiesta della locale procura, nei confronti di un 38enne italiano, Nicola Ferrara, a Milano dal 2011 ma originario di Canosa di Puglia,  indagato per "istigazione a delinquere aggravata dall'uso del mezzo telematico".

Le indagini hanno consentito di documentare come l'indagato, aderendo pienamente all'ideologia estremista di matrice salafita, si sia assiduamente impegnato nel diffondere il credo dell'autoproclamato Stato Islamico, esaltandone le gesta in chiave apologetica e istigando i propri interlocutori a unirsi al jihad globale contro i miscredenti. Per farlo, spiegano gli investigatori impegnati nell'operazione "Al Bidaya", l'uomo "si e' avvalso della rete internet, strumento piu' efficace per colpire le fasce di popolazione mondiale maggiormente influenzabili, utilizzando i social media (tra gli altri, Facebook e la piattaforma 'Sound Cloud') per condividere immagini e documenti audio/video di esaltazione delle azioni violente del Daesh. I fatti contestati, iniziati nel novembre 2015 e tuttora in atto, sono aggravati dalle finalita' di terrorismo internazionale e dall'utilizzo dello strumento informatico e telematico.

La pericolosita' del radicalizzatore italiano del Daesh arrestato a Milano, secondo gli investigatori del Ros, "e' avvalorata dal circuito relazionale - sia nazionale, sia internazionale - particolarmente qualificato, composto da una rete di persone dedite alla sistematica propaganda a favore dello Stato Islamico e dell'esaltazione del Jihad mediante la condivisione di post e commenti sui social".

Secondo quanto hanno ricostruito i militari del Ros il 38enne italiano si era radicalizzato gia' da una decina d'anni. Utilizzava i social media (tra gli altri, Facebook e la piattaforma 'Soundcloud') per condividere immagini e documenti audio video di esaltazione delle azioni violente del Daesh e del martirio in nome di Allah.

"Il Covid è cosa di Allah, una cosa positiva"

L'emergenza dovuta al diffondersi del Covid19 "e' una cosa di Allah, una cosa positiva" in quanto "la gente sta impazzendo" e per i non musulmani "tutto l'haram (parola che in arabo significa 'cio' che e' vietato') adesso e' difficile farlo" cioe' sono stati "tolti loro i vizi quali fumare, bere e andare in giro, che caratterizzano il loro stile di vita". Lo diceva Nicola Ferrara, arrestato a Milano per istigazione e apologia del terrorismo, aggravato dalla minaccia internazionale e dal proselitismo nei confronti dell'Isis e dalla diffusione delle dottrine pericolose tramite internet. Il 38enne, originario di Canosa di Puglia, in provincia di Bari, conversava cosi' con un suo conoscente, O.Y. al telefono il 27 marzo, in piena pandemia, quasi gioendo in modo "cinico" del diffondersi globale del virus e delle costrizioni dovute al lockdown. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Ferrara si era trasferito a Milano nel 2011 e nel 2015 era gia' ad un buon livello di "radicalizzazione estrema", come confermato da intercettazioni e pedinamenti condotti dai Ros milanesi.

L'uomo frequentava il centro islamico "Al Nur" di Milano

Ferrara frequentava il centro islamico di Milano "Al Nur" di via Carissimi, non lontano da viale Zara, Il centro, di orientamento sunnita milanese e' stato fondato nel 2009, ed e' frequentato maggiormente da persone di etnia bengalese, ma - come emerso durante le intercettazioni - fa capo al movimento Jamaat Tablicj che intende riformare spiritualmente l'Islam. Il cambiamento radicale nei comportamenti di Ferrara, cominciato dopo alcuni viaggi in Qatar ed Emirati, si e' realizzato compiutamente nel 2015, proprio quando l'Isis era al massimo della sua pericolosita'. Andando avanti col tempo Ferrara si e' poi convinto di dover applicare la taqyya, cioe' la dissimulazione, passando dall'ostentazione della veste araba al ritorno ai vestiti occidentali, e raccomandando ad alcuni conoscenti: "Fuori devi mostrare il sorriso mentre dentro li maledici", con riferimento ai 'miscredenti occidentali'. Un propagandare "quasi ossessivo" secondo inquirenti e gip quello di Ferrara, che si concretizzava soprattuto su Facebook dove era "Issa Ferrara". Dopo la conversione si era infatti attribuito un nome islamico per poi usare i social diffondendo contenuti di esaltazione del martirio e della guerra santa.

Un passato come militare in missione di pace in Albania

Un piccolo precedente amministrativo per stupefacenti, lavori saltuari, dalle cooperative agricole a quelle logistiche, fino alle sale gioco e ai sussidi di disoccupazione; poi il servizio di leva nell'aeronautica militare e la ferma volontaria nei "Lancieri di Montebello", fino alla missione di peacekeeping in Albania, che si e' svolta tra il 2001 e il 2002. Dunque, aveva persino un passato militare in una missione di pace Nicola Ferrara, 38enne di Canosa di Puglia, arrestato a Milano dai Ros nell'ambito di un'indagine antiterrorismo della procura (sezione guidata da Alberto Nobili) coordinata dai pm Piero Basilone e Leonardo Lesti . In base a quanto sono riusciti a ricostruire gli investigatori, per la radicalizzazione di Ferrara sono stati essenziali due viaggi di tre mesi ciascuno in Qatar ed Emirati Arabi Uniti, dopo i quali quella "persona del tutto anonima" ha cominciato a prendere contatti con soggetti che sarebbero poi stati coinvolti in altre recenti indagini antiterrorismo.

A convertirlo - in base alla ricostruzione investigativa e per stessa ammissione di Ferrara - e' stato un certo Ghassen Hammami, attualmente detenuto a Rossano Calabro dopo un'indagine della polizia postale di Perugia, perche' propagandava lo Stato Islamico e la Jihad in Italia. Tra i due - come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Guido Salvini - per lungo tempo e' intercorso nel 2017 un rapporto epistolare; ma non solo: in base a quanto ricostruito Ferrara avrebbe anche inviato a lui circa 400 euro per la sua sussistenza in carcere. I Ros sono poi riusciti a ricostruire anche una rete di rapporti con personaggi coinvolti in indagini antiterrorismo, come diversi italiani convertiti e denunciati, o espulsi dal territorio, tra cui frequentatori del centro culturale Al Dawa di Foggia. In un'altra conversazione, inoltre, Ferrara dichiarava di "voler andare in Afghanistan", dove si combatte e "da dove vengono i Pashtun" (etnia delle zone montane di Afghanistan e Pakistan che segue un orientamento religioso islamico di scuola sunnita), questa volta non per una missione militare ma per vivere secondo i dettami dell'Islam radicale.

Terrorismo: investigatori, lo abbiamo fermato in tempo

"Lo abbiamo fermato in tempo". Cosi' gli investigatori dei Ros milanesi, guidati da Andrea Leo, riguardo alla lunga indagine che ha portato all'arresto di Nicola Ferrara, nome islamico Issa, 38enne pugliese radicalizzato a Milano. La complessa operazione che ha portato a ricostruire una rete da oltre 2mila contatti sui social testimonia che "le forze di polizia non abbassato la guardia nei confronti del terrorismo anche se c'e' calo di attenzione sul fenomeno", ha sottolineato il capo del pool antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, che ha coordinato le indagini insieme ai pm Piero Basilone e Leonardo Lesti. A seguire da vicino il soggetto, gia' da qualche anno, e' stato il maggiore del Ros Federico Palmieri, comandante della terza sezione del reparto operativo speciale: "Non abbiamo solo protetto la nostra societa' con questo arresto, ma abbiamo anche protetto lui da se stesso, visto: gli abbiamo regalato una nuova opportunita' per capire la strada che stava prendendo", ha affermato il militare.

Terrorismo: contatti Ferarra con condannato in altra inchiesta

Nicola Ferrara aveva contatti con El Madhi Halili gia' condannato a Torino per associazione con finalita' di terrorismo, perche' "pubblicava video e materiali riferibili allo sceicco Abou Muhammad Al Adnani, riportando particolari degli attentati di Parigi e Bruxelles" e con altri indagati in precedenti inchieste di terrorismo, come l'italiano convertito Mario Cavallaro indagato a Bari e a Foggia durante l'indagine "Bad Teacher". E' quanto sono riusciti a ricostruire i carabinieri del Ros di Milano, guidati da Andrea Leo, durante l'operazione che ha portato all'arresto del 38enne pugliese ma radicato a Milano, frequentatore del centro islamico Al Nur. Su Facebook Ferarra annoverava 2mila amici. Gli investigatori hanno scandagliato soprattutto la sua rete di contatti sui social, sui quali era molto seguito: "Era un nome conosciuto negli ambienti radicalizzati", hanno spiegato. Secondo la ricostruzione dei militari, inoltre, Ferrara si era recato in Qatar e Arabia Saudita tra il 2018 e 2019 e li' aveva trovato una donna araba da sposare, la quale avrebbe dovuto venire in Italia per completare il matrimonio nei prossimi mesi. Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati anche 10 telefoni cellulari, due pc e diversi tablet oltre ad un hard disk di dati riferibili al mondo islamico: in particolare 'nasheed', poesie salmodiate, che recitano versi inquietanti come: "Avanza fratello verso la morte, vieni, indossa la carica esplosiva, perche' questa e' la morte migliore". 







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