Milano
Milano e l’arte senza narrazione. L’assenza di marketing sotto la Madonnina
Come mai il Castello Sforzesco non gode della dovuta considerazione?
di Ugo Poletti
Come mai la cattedrale di Notre Dame e la basilica del Sacre Coeur a Parigi, la Union Station di Washington e il Grand Central Terminal di New York sono tra le mete turistiche più visitate al mondo, mentre il Duomo, Sant’Ambrogio, il Castello Sforzesco e la Stazione Centrale non godono della stessa considerazione?
Diciamo la verità: Notre Dame de Paris è una chiesa modesta al confronto del Duomo di Milano. Eppure quel luogo evoca immagini e storie suggestive. C’è il celeberrimo romanzo di Victor Hugo (“Notre Dame de Paris” per l’appunto) con il campanaro gobbo Quasimodo e la zingara Esmeralda. A cui si è aggiunto recentemente anche il musical di Riccardo Cocciante. E’ un vantaggio difficile da recuperare. Anche Sacre Coeur non è certamente bella come Sant’Ambrogio, una basilica romanica che ti riporta indietro nel Medioevo e che Giuseppe Verdi usò come scenario per l’opera “i Lombardi alla prima crociata”.
Naturalmente non ce l’abbiamo con le chiese parigine, che si trovano in due posizioni invidiabili: l’Ile de Paris e Montmartre. Ma questo confronto è utile per capire quanto siano importanti storie e leggende per la reputazione di un monumento. I Francesi sono abili nel creare fascinazione attorno alle loro bellezze, e noi abbiamo molto da imparare. Per fortuna ogni tanto ci arriva qualche regalo inatteso come il grande successo del libro di Dan Brown “il Codice da Vinci” (non certo paragonabile a Victor Hugo), che ha fatto un’enorme pubblicità al Cenacolo Vinciano di S. Maria delle Grazie. Grazie a Dan Brown, e al film omonimo con Tom Hanks, il mondo ha riscoperto che la città di Leonardo da Vinci è Milano.
Eppure anche noi abbiamo storie da raccontare sui nostri monumenti per affascinare i turisti stranieri. Per esempio il nostro più celebrato romanziere, Alessandro Manzoni, scrisse “la storia della Colonna infame” sulla terribile esecuzione di un barbiere e di un funzionario municipale accusati di essere untori della peste del 1630. La casa del povero barbiere fu distrutta e nel luogo fu posta una colonna, da allora chiamata “infame”, con una targa in latino che raccontava le ragioni della condanna. Qualche secolo dopo la colonna e la targa furono rimosse. Il luogo era vicino alle Colonne di San Lorenzo, all’angolo tra Gian Giacomo Mora (lo sfortunato barbiere) e Corso di Porta Ticinese. Perché nessuno racconta questa storia? Oggi, dentro il palazzo moderno costruito sul luogo c’è una brutta scultura con una didascalia a memoria del fatto. Peccato che non sia visibile a chi passeggia lungo corso. Chi va a Parigi e passa per Place de la Concorde sa che lì fu ghigliottinato il Re Luigi XVI° (più qualche altro migliaio di persone).
Ma abbiamo storie da raccontare anche su altri monumenti. Per esempio il Castello Sforzesco fu il modello per rifare il Cremlino di Mosca a metà del ‘400. L’architetto italiano che si occupò costruire le nuove torri ispirandosi a quelle della fortezza milanese si chiamava Aristotele Fioravanti. Però, mentre a Mosca le guide russe raccontano questa storia, a Milano non se ne parla.
Curiosamente, tra i luoghi turistici da non perdere nel mondo ci sono anche due importanti stazioni ferroviarie: la Union Station di Washington e il Grand Central Terminal di New York (dove hanno girato una scena del film “gli intoccabili” con Kevin Costner). Sono degli edifici monumentali in stile imperiale dei primi anni del 900. Ricordano molto la nostra Stazione Centrale, che non ha nulla da invidiare per stile architettonico e decorazioni. Purtroppo, anziché valorizzare una delle stazioni ferroviarie più belle del mondo, abbiamo lasciato che la società che gestisce i servizi, Grandi Stazioni SpA, deturpasse la maestosa Galleria delle Carrozze, riempendola di chioschi commerciali (evidentemente la Soprintendenza ai beni culturali e l’Assessore alla Cultura erano distratti).
La cosa paradossale è che Milano è la città del marketing e della pubblicità. Oggi non avremmo le settimane della Moda e il Salone del Mobile senza la comunicazione e l’organizzazione di eventi. Infatti, non bastano qualche stilista geniale e molti bravi artigiani mobilieri a creare le due manifestazioni di successo mondiale che durano da tanti anni. Eppure le competenze di comunicazione, così diffuse nel settore privato, non arrivano nel settore della pubblica amministrazione. Sembra che la promozione della bellezza in città a cittadini e visitatori non sia una priorità come invece lo è per le amministrazioni francesi o americane.
Se la creatività degli esperti di comunicazione a Milano potessero essere messe al servizio del pubblico, non si perderebbero tante opportunità di promozione della città. Come è avvenuto per il Cavallo di Leonardo. Sono passati tre sindaci (Albertini, Moratti, Pisapia) e sei assessori (Carrubba, Zecchi, Sgarbi, Finazzer Flory, Boeri, Del Corno) e la più grande statua equestre di bronzo al mondo, realizzata sul progetto incompiuto di Leonardo, langue in un anonimo cortile dell’Ippodromo di San Siro. Un luogo scomodo da raggiungere fuori dagli itinerari turistici, invece di stare in bella vista in una grande piazza milanese. Fu donata a Milano da una generosa cordata di filantropi americani come omaggio ad una capitale del Rinascimento. Sarebbe come se gli Americani avessero collocato la Statua della Libertà, regalata dai Francesi alla città di New York, in uno spazio chiuso tra i grattacieli.
@UgoPoletti