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Milano
Milano e la crisi, Cgil: ricostruire il tessuto urbano con officine del lavoro
Massimo Bonini

Milano e la crisi, le proposte di Bonini (Cgil): ricostruire il tessuto urbano con le “officine del lavoro”

IMPRESE-LAVORO.COM - Milano – Il mondo del lavoro s’interroga – dati Istat (444.000 occupati in meno) alla mano – su come uscire da questa difficile crisi. In Lombardia si parla di circa 200mila posti di lavoro persi nel corso del 2020 e Milano, con la chiusura di gran parte delle attività di servizio, è al centro della crisi. “I problemi di Milano, delle sue povertà, delle sue disuguaglianze e di un mercato del lavoro precario e con poche tutele – spiega Massimo Bonini, segretario della Camera del lavoro di Milano, intervistato da “Il diario del lavoro” - devono essere rintracciati ben prima della pandemia. Fino agli anni ’80 Milano e il suo hinterland avevano una forte vocazione industriale. Poi abbiamo assistito a uno sviluppo enorme del terziario. Venendo alla storia più recente, l’Expo ha posto nuovamente Milano sotto l’attenzione mediatica internazionale, è ha dato un nuovo impulso al mondo del terziario. In quegli anni c’è stato si un arricchimento generale, che però non ha azzerato, ma anzi incrementato, le diseguaglianze. Milano è diventata, quasi improvvisamente, una città turistica, ricca di spettacoli ed eventi. Il Covid ha dato una mazzata a questo mondo. In altre parole lo sviluppo economico e sociale di Milano si è basato su una polarizzazione tra centro e periferia, tra chi ha accesso a determinati servizi e chi no. Una città a più velocità”. Bonini pensa al futuro, perché gli ammortizzatori sono essenziali ma occorre ricostruire. “È chiaro che il modello sociale e urbano pre Covid non potrà essere ripetuto una volta passata la pandemia. A settembre, assieme al segretario Landini e a Fabrizio Barca, abbiamo presentato un’iniziativa nella quale abbiamo cercato di ripensare la nuova Milano. Per il futuro dobbiamo ricostruire il tessuto urbano puntando dalla dimensione sociale. Milano in questi anni è diventata, in Italia, l’esempio della smart city, dell’innovazione”, prosegue il segretario della Cgil. Lo smart working ha sostituito in larga misura le attività negli uffici di Milano, ha un futuro? “Parliamoci chiaramente, la pandemia ha solamente accelerato processi già in atto e presenti nella nostra società. Lo smart working è uno di questi. Da fenomeno elitario nel mondo del lavoro, è diventato di massa, anche se ora è una cosa molto più vicina al telelavoro. È chiaro che con la pandemia molte aree della città ne hanno risentito. Questo è il risultato di uno sviluppo con forti squilibri. Per il dopo pandemia si dovrebbe implementare un sistema ibrido, per evitare nuovamente di congestionare la città e l’ambiente. Il coworking potrebbe essere una soluzione molto buona, ma anche qui ci sono delle problematiche. A Milano gli spazi di coworking si trovano principalmente in centro. Anche qui si corre il rischio di alimentare la dicotomia e le diseguaglianze con le periferie. Per questo la nostra idea sarebbe quella di creare delle officine del lavoro, non solo in centro, ma anche nell’hinterland, aperte a tutti i lavoratori, dal professionista con la partita iva, all’impiegato pubblico, al rider, nelle quali offrire anche servizi di welfare, sportelli comunali. Insomma ricreare quel senso di comunità che è venuto meno”, insiste Bonini. Veniamo alla crisi di governo e all’incarico conferito a Draghi. “La scelta di Draghi, pur essendo un nome di alto profilo, mi lascia tiepido. Ovviamente sono consapevole della necessità del paese di avere un governo per affrontare la crisi sanitaria e gestire le risorse del Recovery Plan. Prima di dare una valutazione, è bene quindi vedere la strada che intraprenderà il nuovo esecutivo, sempre che riesca a nascere. La sua vicinanza a Ciampi potrebbe essere un passo in più nell’ottica di una ripresa della concertazione. Comunque è vitale che il nuovo governo riprenda, in modo serio, il confronto con le parti sociali”, conclude Bonini.

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