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Milano, ‘ndrangheta nella ristorazione e nella movida: condanne fino a 18 anni
Le condanne emesse venerdì 7 marzo confermano le infiltrazioni della cosca Piromalli nel settore della ristorazione e nei locali della movida milanese

Milano,‘ndrangheta nella ristorazione e nella movida: condanne fino a 18 anni
Le condanne emesse venerdì 7 marzo confermano le infiltrazioni della cosca Piromalli nel settore della ristorazione e nei locali della movida milanese, compresi quelli all’interno del Mercato comunale del quartiere Isola, una delle zone più frequentate della città. La giudice per l’udienza preliminare di Milano, Daniela Cardamone, accogliendo la ricostruzione della pm Silvia Bonardi della DDA milanese, ha inflitto pene comprese tra 2 anni e 8 mesi fino a un massimo di 18 anni per i nove imputati nel processo con rito abbreviato. Inoltre, è stato disposto un risarcimento di 2 milioni di euro per danno patrimoniale e d’immagine al Comune di Milano.
Tra i condannati figurano il presunto boss Salvatore Giacobbe, i suoi due figli Angelino e Vincenzino, e Agostino Cappellacci, ritenuto vicino alla potente famiglia mafiosa di Gioia Tauro. Oltre alle pene detentive, sono stati confiscati immobili nelle province di Mantova, Lecco e Gioia Tauro, due orologi di lusso per un valore di 57 mila euro, nonché le quote delle società Masseria e La Masseria, che gestivano una bottega alimentare all’interno del Mercato comunale dell’Isola. Le accuse a vario titolo riguardano associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e intestazione fittizia di beni, tutti reati aggravati dall’aver agevolato la ‘ndrangheta.
Un piano espansionistico tra ristorazione e traffico di rifiuti
I nove condannati sono parte del gruppo di 13 arrestati a maggio 2023 dal GICO del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza. Quattro imputati hanno scelto di affrontare il processo con rito ordinario. L’inchiesta ha portato alla luce un vero e proprio piano di espansione della cosca Piromalli, che in passato aveva tentato di mettere le mani anche sull’Ortomercato di Milano.
Le indagini hanno rivelato che il clan Giacobbe, in base ai settori da controllare, si sarebbe interfacciato con altre mafie, tra cui i Casalesi, con i quali avrebbe gestito traffici illeciti di rifiuti. Oltre a questo business, le attività della cosca comprendevano estorsioni, truffe alle agenzie interinali e un ampio controllo sul settore della ristorazione.
Un ruolo chiave in questo ambito lo avrebbe avuto Agostino Cappellacci, condannato a 5 anni e 8 mesi, che avrebbe gestito direttamente una rete di locali tra cui La Masseria (bottega di prodotti alimentari), Granum (pizzeria d’asporto), la pescheria Piscarius e il Beats Bar di via Borsieri, oltre a ristoranti in via Fiamma e via Galilei. Per gran parte di questi locali era già stato nominato un amministratore giudiziario.
Le gerarchie del clan e la sentenza
L’inchiesta ha ricostruito le dinamiche interne al gruppo mafioso, con Salvatore Giacobbe (72 anni) al vertice, incaricato di mantenere i rapporti con la cosca madre, Girolamo Piromalli (non indagato in questa indagine della DDA milanese). Giacobbe avrebbe distribuito i compiti ai suoi affiliati in base alle loro "specifiche capacità". Queste le principali condanne: Angelino Giacobbe 13 anni, Vincenzo Giacobbe 10 anni e 4 mesi, Giovanni Caridi 10 anni e 8 mesi, Livio Pintus 10 anni e 8 mesi.
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