Milano
Milano? Nella top ten dell'inquinamento. Fi all'attacco di Sala. Intervista
Secondo il consigliere comunale di Forza Italia, Fabrizio De Pasquale, la giunta Sala ha sottovalutato l'impatto delle vecchie caldaie
Milano? Nella top ten dell'inquinamento. Fi all'attacco di Sala. Intervista
Come Ulan Bator e Lahore. Milano sta sperimentando livelli di inquinamento dell’aria pari a quelli di alcune città che definiremmo del terzo mondo. Dati inquietanti portati alle cronache dai rilevamenti di IQ Air, l’azienda svizzera che, con la sua app, raggruppa tutte le statistiche raccolte dalle centraline per la misurazione della qualità dell’aria sparse nel mondo. “Sto controllando questi dati da una decina di giorni – racconta ad Affaritaliani il consigliere comunale di Forza Italia Fabrizio De Pasquale – e Milano è costantemente fra il decimo e il ventesimo posto (8° in questo momento). Siamo in mezzo ad alcune città che sono grandi centri minerari o carboniferi. Ci tengo a dire, però, che questo indice non deve creare allarmismo”.
La qualità dell’aria milanese sarebbe peggiore anche quella di luoghi come Beijing, costantemente dipinta come una città dall’aria irrespirabile, dove la mascherina è un obbligo più che una necessità, o Kabul, Bangkok e Cracovia. “Ma l’allarmismo ha portato solo a misure emergenziali che, come noto, non hanno svoltato la situazione – continua De Pasquale –. Gli allarmismi sono lo strumento classico con cui gli ambientalisti hanno obbligato le amministrazioni, in particolare quelle di sinistra, a inseguire le emergenze. Questo indice, però, ci fa capire come, a differenza di quanto pensi il sindaco Sala, Milano non ha fatto grandi cose per l’ambiente negli ultimi nove anni. Milano ha preso la direzione sbagliata concentrandosi solo sulle auto, pagando oggi le conseguenze di tanti investimenti buttati al vento”. Auto demonizzate, quindi, ma il problema vero sarebbero le vecchie caldaie a gasolio, vetuste e inquinanti, che si trovano per lo più entro i limiti dell’Area C. “Le caldaie sono il punto su cui la giunta ha fallito – spiega ad Affaritaliani l’ex Presidente della Commissione Lavori Pubblici di Milano -. I due bandi del Comune, per i quali è stata stanziata una cifra imponente, non sono assolutamente incentivanti. Il grosso di questi fondi dovrebbe favorire la sostituzione delle vecchie caldaie a gasolio con una a metano o con il teleriscaldamento, ma l’incentivo del Comune è pari solo al 5% che su di una spesa media che dovrebbe affrontare un condominio di circa 50 mila euro, insieme a tutti i disagi organizzativi, è un po’ poco, solo 2500 euro. Nessuno viene stimolato da un contributo di questo genere e infatti, se andiamo a vedere i risultati di questi bandi, sono pochissimi quelli che hanno cambiato la caldaia grazie a finanziamenti del Comune di Milano. Per di più – continua il consigliere comunale di Forza Italia - siamo anche proprietari di A2A che è il player del teleriscaldamento, ma oggi se un cittadino sceglie il teleriscaldamento non ha nemmeno dei vantaggi particolari. E’ come se non volessimo favorire un’azienda che, per altro, è nostra”. Il problema oggi, come evidenziato anche da uno studio di Quattroruote, è che ci sono ancora in funzione più di 2mila caldaie a gasolio molto vecchie che, per lo più, sono situate nel centro della città e che hanno una forza inquinante decine e decine di volte superiore agli impianti moderni. Questo spiega perché – aggiunge De Pasquale -, nonostante le misure dell’Area C e dell’Area B, siano proprio le centraline del centro a rilevare i risultati più alti di inquinamento dell’aria”.
Politiche ambientali sbagliate sarebbero a monte della situazione emergenziale cui ci troviamo a far fronte oggi. “Tutte le politiche ambientali del centrosinistra sono partite da un pregiudizio ideologico contro l’automobile – aggiunge Fabrizio De Pasquale -. Tutti si sono orientati a mettere divieti, ad aumentare il prezzo del parcheggio, a rendere sempre più difficile l’utilizzo della macchina, andando a incidere su una fetta di inquinamento che è in naturale diminuzione per il semplice fatto che, di norma, dopo 10-15 anni, una famiglia tende a cambiare l’automobile e ogni nuovo modello è sempre meno inquinante rispetto al precedente. L’inquinamento d’auto oggi è in diminuzione, mentre quello da caldaia risulta essere costante. Non c’è stata attenzione e controllo rispetto a questa problematica”. Problemi tanti, soluzioni poche, e quelle poche che si provano ad attuare non servirebbero nemmeno. “La cosa sconfortante, tra l’altro, è che il Comune è in possesso di una lunghissima serie di dati che testimoniano come i blocchi del traffico non portino a nessun abbassamento delle polveri. Il Comune ha una gigantesca banca dati che dimostra come le misure che stiamo prendendo oggi non abbiano alcun effetto sulla riduzione delle polveri sottili, fenomeno che avviene solo se piove o se c’è vento e non per il blocco del traffico”.