Milano
Milano, nuova sede per il Leoncavallo: il capannone di Porto di Mare
Il Comune di Milano ha individuato l’immobile per il trasloco del centro sociale. Resta l’incognita amianto e la scadenza dell’estate per una soluzione definitiva
Milano, nuova sede per il Leoncavallo: il capannone di Porto di Mare
Il Comune di Milano sembra aver individuato la futura sede del Leoncavallo: un capannone industriale dismesso tra Porto di Mare e Chiaravalle, nell’estrema periferia sud della città. Secondo quanto riportato da Il Giorno, l’immobile, precedentemente utilizzato come magazzino, si troverebbe in via San Dionigi.
La riunione decisiva a Palazzo Diotti
Lunedì pomeriggio, presso Palazzo Diotti, il prefetto Claudio Sgaraglia ha presieduto una riunione cruciale per accelerare la questione. Presenti l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, il direttore generale di Palazzo Marino Christian Malangone, il capo di gabinetto Filippo Barberis, rappresentanti dell’Avvocatura distrettuale dello Stato, il questore Bruno Megale e il comandante provinciale dei carabinieri Pierluigi Solazzo.
Al centro del dibattito, la necessità di una soluzione definitiva per il Leoncavallo, questione tornata d’attualità dopo la recente sentenza della Corte d’Appello del 9 ottobre 2024. Il verdetto ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire 3 milioni di euro ai proprietari dei capannoni di via Watteau per il mancato sgombero del centro sociale, occupato dal 1994.
Leoncavallo: la strada del trasferimento e l’ostacolo amianto
La proposta di trasferire il Leoncavallo nel capannone di Porto di Mare è attualmente la via più percorribile, dopo l’abbandono dell’ipotesi di permuta immobiliare, già bocciata in epoca Pisapia. Il Comune prevede di lanciare una manifestazione di pubblico interesse per concedere lo spazio tramite un canone mensile, evitando così il passaggio in Consiglio comunale e accorciando i tempi.
Un sopralluogo preliminare è già stato effettuato, ma rimane un nodo da sciogliere: la presenza di amianto nella copertura dell’edificio. Sebbene non vi siano rischi immediati di dispersione delle fibre tossiche, sarà necessario un intervento di bonifica, probabilmente con una compartecipazione economica del Leoncavallo.
La scadenza e lo spettro dello sgombero
Durante l’incontro, è emersa una scadenza chiara: trovare una soluzione entro l’estate 2025. In mancanza di un accordo, l’unica alternativa resterebbe lo sgombero forzato di via Watteau, un’ipotesi che le autorità vogliono evitare per scongiurare problemi di ordine pubblico, considerando la relativa tranquillità degli ultimi anni.
Lega: "No al Leoncavallo nel Municipio 4, pronti a dare battaglia"
"In questi giorni si sta diffondendo la voce secondo la quale la giunta Sala stia pensando di dare uno spazio nelle aree di Porto di Mare o Rogoredo al centro sociale Leoncavallo" Così Alessandro Verri Capogruppo della Lega in Consiglio comunale ed Emanuela Bossi Consigliera di Municipio 4. "Abbiamo presentato un'interrogazione in consiglio comunale e in consiglio di Municipio per far chiarezza sulla vicenda, certo se fosse confermata questa volontà faremo di tutto per contrastarla. La giunta non puo pensare di trattare la periferia sud est di milano come la discarica dei problemi di milano. Non possiamo inoltre pensare che chi fino ad oggi ha abusivamente occupato uno spazio venga premiato a discapito di tutte le realtà sportive e commerciali che operano a Porto di Mare e che il comune sta mandando via." Concludono i due esponenti.
"Se da una parte ci si riempie la bocca parlando di grandi progetti UNESCO,nella realtà dei fatti siamo il bacino che raccoglie tutto ciò che Milano centro sta rigettando." Così Andreana De Franceschi consigliera comunale della Lega nel Municipio 5. "Minori non accompagnati in ogni dove e adesso c'è l'ipotesi di mandarci anche il centro solciale Leoncavallo. Le periferie hanno una loro identità ma sopratutto una loro dignità. Per il Sindaco Sala vale il detto lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Tutto ciò che non vede dalla sua finestra vale la pena non essere salvato.", conclude De Franceschi.