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Milano
Milano, parte la petizione pro Barbato: "Lo rivogliamo a capo dei ghisa"

PETIZIONE ONLINE PER RIPORTARE BARBATO A CAPO DELLA POLIZIA MUNICIPALE

A Milano c'è chi rivuole Barbato. "Rivogliamo il comandante Barbato al suo posto" è infatti il nome di una petizione lanciata online sulla piattaforma Change.org. Una petizione che chiede appunto il ritorno alla guida della polizia municipale milanese di Antonio Barbato, l’ex capo dei ghisa dimissionario e destinato dal sindaco Giuseppe Sala ad altro incarico, in quanto coinvolto in un’inchiesta che mette nel mirino tra le altre cose i legami tra il clan catanese Laudani e l’ex sindacalista Uil Domenico Palmieri.

Si scrive nella petizione: "il comandante Barbato paga un alto tributo per essere stato accusato di aver solo pensato, ma mai fatto pedinare, un vigile urbano che utilizzava impropriamente dei permessi sindacali per evitare di lavorare nei giorni di festa, uno dei cosiddetti furbetti del cartellino. In questo Paese chi fa il furbo viene premiato e chi cerca di fermarlo viene punito. Per questo il comandante Barbato deve tornare al suo posto". Come nota il Corriere della Sera, la petizione è stata lanciata da un dipendente della società di vigilanza Ivri e i guai di Antonio Barbato siano iniziati per i suoi rapporti con Alessandro Fazio, imprenditore legato a un’altra società di vigilanza privata, la Securpolice. 

Nella bufera Barbato ci è finito dopo che Domenico Palmieri, ex sindacalista ed ex dipendente della provincia, che ai pm che indagano sugli affari del clan catanese Laudani al Nord, ha raccontato di un incontro con i fratelli Alessandro e Nicola Fazio, titolari del gruppo Securepolice. I due - sempre secondo le dichiarazioni rese da Palmieri - avrebbero offerto a Barbato di far pedinare un altro vigile, con cui aveva dei contrasti. In cambio il comandante della polizia locale avrebbe dovuto favorirli in alcune gare per la sicurezza del Comune. Dichiarazioni, queste, ancora tutte da riscontrare, ma sufficienti per far finire il capo dei 'ghisa' nell'occhio del ciclone.  "Quella di lasciare l'incarico di comandante della polizia municipale è stata una scelta, dopo il parere del Comitato per la legalità del Comune di Milano, che speravo fosse positivo mentre invece non è stato così. Adesso tutto il tempo libero che ho, lo utilizzerò per riabilitarmi da questa settimana di fango e insinuazioni che ho dovuto subire. Contro di me sono state usate parole di grande virulenza e ora non escludo di far partire diverse cause per diffamazione". Le accuse che Domenico Palmieri, ex dipendente della Provincia,considerato il "facilitatore" degli affari del clan Laudani, gli ha mosso sono "solo fantasie", spiega Barbato. Che non è indagato e proprio per questo dice di essere stato penalizzato. "Sono l'unico che non ha letto le carte - dice - non sono mai stato ascoltato dal Comitato per la legalità: se fossi stato convocato, almeno mi sarei potuto difendere, avrei fornito qualche spiegazione. Dopo 35 anni di servizio, era doveroso ascoltarmi. Se penso che il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette è stato toccato dall'inchiesta Consip ed è ancora al suo posto, com'è giusto che sia....".Unica consolazione, in queste ore "difficili", sono state "le centinaia di messaggi di solidarietà" che Barbato ha ricevuto "da altri esponenti delle forze dell'ordine, comandanti di altri corpi della polizia locale, cittadini, professori universitari, colleghi. Questo - aggiunge - mi aiuta e da la forza di andare avanti". L'intera vicenda "mi lascia con l'amaro in bocca - conclude Barbato - e adesso la mia ossessione sarà ristabilire la verità".

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