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Milano
Milano, Prima della Scala: 15 minuti di applausi per "Madama Butterfly"
Madama Butterfly

Si è conclusa con quindici minuti di applausi e una pioggia di fiori la Prima della stagione del Teatro alla Scala di Milano con la rappresentazione della Madama Butterfly di Giacomo Puccini, nella versione che il compositore scrisse nel 1904 proprio per la Scala, e che qui fu contestatissima (il 17 febbraio di quell'anno), con la direzione del maestro Riccardo Chailly, la regia firmata dal regista lettone Alvis Hermanis e le grandi voci di Maria Jose' Siri, Bryan Hymel e Carlos Alvarez.

L'ENTUSIASMO DI RE JUAN CARLOS E DELL'AMBASCIATORE GIAPPONESE: "OPERA FANTASTICA" - La Madama Butterfly di Puccini e' "un'opera fantastica. Mi e' piaciuta moltissimo". Cosi' l'ospite 'nobile' della serata, l'ex Re di Spagna Juan Carlos (sul trono fino alla sua abdicazione nel giugno del 2014) già alla fine del primo atto ha commentato la prima del Piermarini. Che e'anche la sua "prima volta" alla Scala. "Per 40 anni non sono potuto venire" conclude. Concorde l'ambasciatore giapponese Kazuyoshi Umemoto: "Quella del maestro Chailly e dell'orchestra è una grande performance, scene e costumi sono bellissimi e il più grande merito dell'opera è captare l'essenza del Giappone senza essere accademica". "Un'opera raffinata ed elegante. Mi e' piaciuta molto". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Al termine della rappresentazione, Giuseppe Sala scende nel foyer. Qualcuno urla: "Viva il sindaco" da due lati diversi della sala. Sala si dice entusiasta: "L'opera e' stata strepitosa soprattutto il secondo atto. E' il meglio che potessimo aspettarci". Sull'assenza di Mattarella, trattenuto a Roma dalla crisi di governo, commenta: "Verra' presto".

VIP PRESENTI, ASSENTI E TERREMOTATI - Presenti vip dello spettacolo e i personaggi illustri, ma stavolta non ci sono stati il presidente del Consiglio e le piu' alte cariche della politica, assenze giustificate dalla crisi di governo in corso. Per seguire da vicino la delicata situazione politica, hanno disdetto la presenza il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i ministri Dario Franceschini e Pier Carlo Padoan. Assente anche il presidente del Senato Pietro Grasso. Il palco Reale non era comunque vuoto. Il Comune di Milano ha invitato quattro terremotati di Arquata e Accumoli, che hanno preso posto accanto al sindaco Giuseppe Sala e al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Presenti anche l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno, il prefetto Alessandro Marangoni, l'ambasciatore del Giappone Kazuyoshi Umemoto. Tra gli ospiti anche Carla Fracci, Roberto Bolle, Carlo Cracco. Una Prima della Scala, dunque, che al di la' della musica e del bel canto, e dell'immancabile sfarzo, va anche nel segno della solidarieta', se si pensa alla promessa fatta dal sovrintendente Alexander Pereira qualche giorno fa, quando ha assicurato che c'e' un progetto per formare una cinquantina di rifugiati nei corsi di sartoria e falegnameria.

palco realeTeatro alla Scala: la PrimaGuarda la gallery

IL PREFETTO: "TUTTO GESTITO AL MEGLIO" - "E' questa la vera Italia. Per fortuna possiamo affacciarci al mondo con eccellenze come la lirica". Lo ha detto Alessandro Marangoni, prefetto di Milano, al termine della Prima scaligera di questa sera, dopo la rappresentazione della Madama Butterfly. Relativamente alle contestazioni che ci sono state in piazza della Scala prima dell'ingresso a teatro, il prefetto ha aggiunto: "Tutto e' stato gestito al meglio. Il merito e' delle forze dell'ordine che hanno lavorato per noi mentre eravamo all'interno del teatro. Grazie a chi e' stato fuori al freddo, noi abbiamo potuto passare una bella serata".

CHAILLY: "PER PUCCINI UN ENTUSIASMO FORSENNATO" -  "Sono profondamente commosso e toccato dall'emozione collettiva che ho vissuto stasera nel riportare a Milano la prima versione" della Madama Butterfly di Giacomo Puccini, scritta per proprio per il Piermarini, dove ando' in scena tra i fischi nel 1904. Il direttore Riccardo Chailly mostra tutta la sua soddisfazione per il successo dell'opera con la quale questa sera ha inaugurato la stagione della Scala. "Sono molto contento, e' quello che speravano di poter realizzare - aggiunge "Abbiamo lavorato tanto. Ma ogni volta, pur facendo un lavoro in cui uno cerca di dare il meglio si dipende da mille fattori. L'opera lirica e' un'arte totale con tutti gli elementi che partecipano". "Quest'anno la prima grazie alla copertura mediatica e' arrivata proprio a tutti e "questo e' un fatto molto importante - sottolinea Chailly - nel nome di Puccini e di una grande opera in una versione che ha suscitato molto stupore prima e mi auguro che da oggi susciti sempre piu' un entusiasmo forsennato".

120 K65A3472Madama Butterfly: la Prima alla Scala (foto: Teatro alla Scala)Guarda la gallery

PEREIRA: "CAMPIONI DEL MONDO PER SARTORIA, SCENOGRAFIA E ORCHESTRA" - "Ho un silenzio nel cuore. Vuol dire che le cose hanno funzionato bene". Nel retropalco del Teatro alla Scala e' il momento della festa e Alexander Pereira, direttore artistico del Piermarini descrive cosi' la sua emozione al termine della prima della Madama Butterfly. "Abbiamo vinto il campionato del mondo di sartoria e anche per la scenografia. E poi l'orchestra: e' la migliore del mondo, no?" domanda provocatoriamente. Poi, raccogliendo l'applauso delle maestranze che festeggiano e brindano nel grande spazio dove sono ancora poggiati elementi della scenografia, il direttore artistico ringrazia il coro, le maschere "che hanno gestito al meglio il pubblico" e naturalmente menziona i solisti singolarmente. Di Annalisa Stroppa, che ha interpretato il ruolo di Suzuki, dice "bravissima". Infine ringrazia Giacomo Puccini: "Per aver scritto quest'opera. Ora che si e' alzato dalla sua tomba noi possiamo festeggiare qui questa bellissima serata". Di Riccardo Chailly che ha diretto la Madama Butterfly di questa sera, Pereira dice: "Un maestro. E' l'unico al mondo che puo' dirigere quest'opera in questo modo".

MADAMA BUTTERFLY: L'OPERA - “Ora mi sono convinto che l’opera deve essere in due atti […] Il dramma deve correre alla fine senza interruzioni, serrato, efficace, terribile. […] Sono certo di inchiodare il mio pubblico e di mandarlo via non scontento. E avremo allo stesso tempo un taglio nuovo di opera, bastante per tenere una serata”. Con queste parole Giacomo Puccini perorava di fronte a un recalcitrante Giulio Ricordi il taglio innovatore della nascente Madama Butterfly, la “tragedia giapponese” che stava componendo a partire dall’omonima pièce di David Belasco che aveva visto a Londra nel 1900 e che era a sua volta tratta da un racconto dell’americano John Luther Long. La divisione in soli due atti rispondeva a un’esigenza di concentrazione drammatica che era evidentemente nello Zeitgeist del teatro musicale europeo: basti pensare agli atti unici di Strauss (Salome è del 1906, Elektra del 1909) che condividono con Butterfly la scabrosità dell’argomento e la drammatica morte in scena della protagonista.

Puccini l’ebbe vinta e l’opera andò in scena in due atti al Teatro alla Scala il 17 febbraio 1904 con la direzione di Cleofonte Campanini e Rosina Storchio come Cio-Cio San. La serata però fu più che contrastata: l’allestimento fu forse inadeguato ma di certo i nemici del compositore e del suo editore alimentarono le proteste che degenerarono in una bagarre (“un linciaggio” nelle parole di Puccini). La rivista “Musica e musicisti” edita da Ricordi osservò: “Lo spettacolo che si ha nella sala pare altrettanto ben organizzato quanto quello del palcoscenico, perché principiò esso pure precisamente col principiare dell’opera. Tanto che sembrava di assistere a una battaglia di tutta attualità come se i russi in serrati battaglioni d’oste nemica volessero dare l’assalto al palcoscenico per spazzar via tutti i giapponesi pucciniani”, dove il riferimento all’incipiente guerra russo-giapponese allude ai sostenitori della Siberia di Giordano, andata in scena nel dicembre 1903. I Ricordi si consultarono e fu Tito, il figlio di Giulio, a suggerire a Puccini di rinunciare alle scelte più controverse spezzando in due parti il second’atto, tagliando un buon migliaio di battute in gran parte dedicate a episodi di colore e umoristici, e regalando al tenore una romanza prima della conclusione. La nuova versione trionfò a Brescia il 28 maggio dello stesso anno, ma la storia dei ripensamenti del compositore era destinata a proseguire: Dieter Schickling documenta, oltre alle due partiture del 1904 relative alle edizioni italiane, due edizioni relative alle esecuzioni inglesi nel 1906, due edizioni relative al debutto parigino nel 1906 e 1907 prima della terza edizione italiana nel 1907, ma il quadro è ulteriormente complicato dal ritrovamento di alcune copie con variazioni di pugno del compositore. Di particolare importanza sono i rimaneggiamenti avvenuti in occasione della prima di Parigi nel 1907, dove Albert Carré, direttore dell’Opéra Comique e responsabile dell’allestimento, insistette per smorzare tanto i tratti antiamericani quanto l’irrisione dei costumi giapponesi.

Alla Scala Butterfly non tornò fino al 1925, dopo la morte del compositore, nella versione in tre atti con la direzione di Toscanini e i costumi di Caramba: la Scala si riallineava così ai grandi teatri internazionali che avevano riconosciuto in Butterfly un capolavoro. E tuttavia Puccini, proverbiale per innata insicurezza e maniacale perfezionismo, continuò a ripensare al suo dramma “serrato, efficace, terribile” e sedici anni dopo, nel 1920, sollecitò Ricordi a riproporre al Teatro Carcano di Milano una versione che ripristinava parte dei tagli. Di fatto, osserva Dieter Schickling, “Non si può determinare quale versione di Madama Butterfly il Puccini maturo reputasse corretta. Ogni singola recita in cui fu coinvolto fu per lui un esperimento, fino alla fine”.  Dopo Turandot e La fanciulla del West, prosegue il percorso artistico-filologico che sta riportando tutte le opere di Puccini alle originali intenzioni dell’autore. Quella del 7 dicembre è stata una Madama Butterfly com’era prima che situazioni contingenti spingessero il musicista a modificarla e ad accettare varianti richieste dall’editore.

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