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Milano riabbraccia Silvia Romano, la giovane è arrivata a casa
Silvia Romano

Silvia Romano: arrivata a casa tra gli applausi 

 Silvia Romano e' arrivata a casa in via Casoretto a Milano. Con la giovane, accolta dagli applausi dai balconi degli abitanti del quartiere, la madre. "Abito di fronte all'abitazione di Silvia Romano, a Milano, qui c'e' una festa bellissima, la via e' piena di fiori e di cartelli. E' davvero una cosa bellissima". A rivelarlo, poco prima dell'arrivo di Silvia a casa, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, e' Roberto Vecchioni, che oggi e' intervenuto alla trasmissione condotta da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. La giovane, con indosso la stessa tunica che aveva ieri all'arrivo in Italia, alle domande di chi era in attesa si e' limitata a rispondere "sto bene" e sorridendo e abbassandosi la mascherina protettiva. Molta la gente, tra forze dell'ordine, giornalisti, curiosi e residenti della zona, rimasti sotto casa ad attenderla.  Brevissimo scambio di battute tra Silvia Romano, appena arrivata a casa a Milano, e i giornalisti in attesa davanti al portone. Alle tante domande rivoltegli dalla 'calca' di reporter e fotografi tra cui 'hai intenzione di tornare in Africa?', Silvia si e' limitata a un: "rispettate per favore". Poco dopo essere salita in casa, Silvia Romano si e' affacciata sul balcone. Ha salutato la tanta gente in attesa sulla strada e portandosi la mano al cuore ha ringraziato.

Silvia Romano, i vescovi: "La sentiamo nostra figlia"

"Il ritorno di questa ragazza è il ritorno di una giovane che tutti in questo momento sentiamo la nostra figlia". Lo ha detto il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, di Silvia Romano, in un'intervista a Umbria24. "Questa - ha detto il presidente dei vescovi italiani - è una ragazza che ha una grande grinta e questa forza interiore sicuramente l'ha salvata, una ragazza spinta da fortissimi motivi anche religiosi, ma umanitari e questo l'ha aiutata a sopravvivere. Poi c'è la serietà della nostra politica estera perché i nostri servizi segreti, la politica nel senso più nobile ha fatto la sua parte. Il ritorno di questa ragazza è il ritorno di una giovane che tutti in questo momento sentiamo la nostra figlia". "C'è stata un'accoglienza, una festa da parte di tutti perché è stata una nostra figlia che ha corso pericoli enormi, che ha avuto coraggio e l'abbiamo potuta abbracciare almeno col cuore perché ora non si può fare con le braccia e con le mani e io che sono un tipo affettuoso patisco tanto", ha concluso il presidente della CEI.

Milano pronta a riabbracciare Silvia Romano

Milano ed il quartiere di Casoretto attendono di riabbracciare Silvia Romano, la giovane cooperante liberata dopo oltre 18 mesi di sequestro tra Kenya e Somalia e sbarcata ieri sera a Ciampino. Il suo arrivo a Milano è atteso per oggi, dopo che ieri pomeriggio Silvia ha risposto per oltre quattro ore alle domande dei magistrati della procura e agli investigatori del Ros.

Silvia Romano ai magistrati: "Sono sempre stata trattata bene"

La cooperante ha raccontato  di quando il 20 novembre del 2018 venne rapita da una decina di uomini armati a Chakama, un villaggio a 80 chilometri da Malindi in Kenya. E di come sia finita in Somalia, forse nelle mani di un gruppo islamista legato ad Al-Shabaab. Lo ha fatto con lucidita', senza mai commuoversi, senza versare neppure una lacrima, con una forza d'animo che ha stupito non poco i suoi interlocutori. Silvia Romano, la cooperante milanese tornata in Italia ieri, ha fatto mettere a verbale di "essere stata trattata sempre bene", durante questa lunga prigionia.

"Sono serena", ha assicurato la giovane cooperante milanese. "Mi avevano assicurato che non sarei stata uccisa. E cosi' e' stato". Poi ha aggiunto: "In questi mesi sono stata trasferita spesso e sempre in luoghi abitati, alla presenza degli stessi carcerieri. Mi hanno portato in varie case, mi rinchiudevano nelle stanze ma mai da carcerata". Il trasferimento in Somalia e' durato circa un mese: un viaggio in parte fatto in moto e in parte a piedi. Nessuna domanda e' stata fatta circa il pagamento di un riscatto per la sua liberazione. Quanto alla sua conversione all'Islam la ragazza ha confermato quanto era filtrato poco prima dell'atto istruttorio: "La conversione e' stata spontanea, e' stata una mia libera scelta, non c'e' stata nessuna costrizione da parte dei rapitori. Non e' vero invece che sono stata costretta a sposarmi, non ho subito violenze". Fonti investigative non escludono che possa "trattarsi di una situazione psicologica legata al contesto in cui la ragazza ha vissuto in questi 18 mesi, non necessariamente destinata a durare nel tempo. Ci sono stati altri casi in passato". Silvia Romano non la pensa allo stesso modo: "La mia conversione e' avvenuta a meta' prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano. E sono stata accontentata".

Le polemiche sulla conversione di Silvia Romano all'Islam

La sua conversione all'Islam sta già facendo discutere. Ma ieri ha parlato il parroco di Casoretto, don Enrico Parazzoli, che ad Adnkronos ha detto: "Grande rispetto per ciò che Silvia Romano ha vissuto e per ogni sua decisione". "Nessuno di noi sa cosa significhi essere rapiti, essere in una costrizione psicologica, e poi il concetto di conversione per l'Islam è più contrattuale, è una sorta di contratto: ti impegni ad osservare determinate regole e questo ti garantisce una sorta di protezione. Che ne sappiamo noi se magari le hanno detto 'o ti sposi o te ne facciamo di tutti i colori'? Su questa cosa ci vuole silenzio di chi non sa e rispetto".

L'imam milanese  Yahya Pallavicini è pronto a incontrare Silvia Romano se lei lo desiderasse, una volta tornata a casa, nella sua città. "Sono disponibile e contento di accoglierla sia come cittadina italiana e eventualmente come credente, se avesse bisogno di approfondimenti e orientamenti". Di questa conversione, ha detto ad Adnkronos, "in tutta onestà ne sappiamo ancora poco, quello che posso dire è che in una situazione di travaglio come quella che lei ha dovuto vivere, la riscoperta di una fede può essere un sostegno". Certo, "poteva anche essere quella d'origine, non doveva necessariamente cambiarla, ma i movimenti dell'animo umano sono un mistero", ammette l'imam. Ad ogni modo, sottolinea, "se ha avuto una sensibilità, profonda, consapevole e onesta che l'ha avvicinata alla religione islamica, allora soltanto grande rispetto". Se invece la conversione "non è consapevole né onesta, allora ci dispiacerebbe". Secondo Pallavicini, non è questo il momento delle polemiche, che giudica "fuori luogo". Piuttosto, "dobbiamo far prevalere la felicità del dono del ritorno di questa persona, comunque sia tornata".

"Se Silvia dice di essersi convertita spontaneamente, non vedo perche' non dovremmo crederle. Le vie del Signore sono infinite. Nella storia di tutte le religioni abbiamo casi traumatici di incontri con la fede". L'ha detto Davide Piccardo, esponente della comunita' islamica di Milano a Radio Capital, parlando di Silvia Romano. "Siamo pronti ad abbracciarla, come italiani, come milanesi e come suoi confratelli", ha aggiunto

Sala: "Continuiamo a cercare verità per Regeni"

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Anche il sindaco di Milano Beppe Sala ha esultato per la notizia della liberazione della cooperante milanese. "Silvia Romano libera": e' quanto recita un cartellone che e' stato esposto davanti alla porta di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, durante la lunga prigionia della giovane cooperante milanese che e' stata liberata. "Era un auspicio oggi e' realta' e potremo riportare all'interno il cartellone", ha detto ieri il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, nel suo consueto videomessaggio mattutino alla citta'. Ma ha anche fatto una considerazione amara: "Non lo potremo fare invece per Giulio Regeni, continueremo ostinatamente a tenere esposto lo striscione che chiede verita' per lui" sulla balconata di piazza della Scala.

"Si sopravvive di cio' che si riceve, ma si vive di cio' che si dona. Questa e' una frase di Silvia e credo che rappresenti cio' che lei e' e sia alla base della capacita' di sopravvivere per un anno e mezzo", ha poi aggiunto il sindaco Sala. E ha ricordato: "E' stata rapita nel novembre del 2018 e io da allora ho sempre seguito il suo caso cercando contatti con la Farnesina per informarmi e contatti con i suoi familiari. Ci sono stati momenti di ottimismo e momenti se non di pessimismo di cautela: c'era sempre la richiesta di rimanere nell'ambito della discrezione e del silenzio per facilitare le trattative e alla fine e' arrivata la buona notizia".

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