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Milano, stipendi da fame per le "maschere" della Scala: interviene la Procura

Controllo giudiziario per la cooperativa che fornisce le "maschere" alla Scala ed al Piccolo di Milano: secondo la Procura retribuzioni "sotto la soglia di povertà"

di redazione

Milano, stipendi da fame per le "maschere" della Scala: interviene la Procura

Posta sotto controllo giudiziario dalla Procura di Milano la cooperativa Fema, che gestisce tra le altre cose "maschere", commessi, portieri o custodi accolgono le persone che entrano alla Scala ed al Piccolo Teatro di Milano. I lavoratori sarebbero sottoposti a una "situazione di vero e proprio sfruttamento", ha messo nero su bianco la Procura. Si tratta di manodopera contrattualizzata come «dipendenti da proprietari di fabbricati», e la paga (a seconda dei livelli di inquadramento) tra i 5,68 e i 6,61 euro l’ora, per uno stipendio netto mensile tra i 1.107 e i 1.146 euro. Ma queste retribuzioni – scrive Il Corriere Della Sera - benché assolutamente in regola con gli accordi sottoscritti dai sindacati, per la Procura di Milano sono comunque «sotto soglia di povertà», in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, cioè "sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro" e "insufficienti ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa".

Controllo giudiziario per la cooperativa Fema

Sproporzione che, combinata con lo "stato di bisogno" indicato dai lavoratori come motivo per accettare quei contratti, ha spinto ieri la Procura a un provvedimento d’urgenza: oltre al controllo giudiziario, è stato nominato un amministratore giudiziario per interrompere lo sfruttamento lavorativo.

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