Milano
Milano, truffa delle "finte riviste della Polizia": 4 arresti e 25 indagati
Una banda criminale riusciva a estorcere decine di migliaia di euro a numerosi abbonati a riviste dedicate alle forze dell'Arma
Milano, truffe ed estorsioni: 4 arresti e 25 indagati a Milano
Quattro persone finite in carcere e altre 25 indagate a vario titolo per 41 capi d'accusa relativi al reato di associazione a delinquere finalizzata a truffe ed estorsioni. E' il bilancio dell'operazione scattata questa mattina nell'ambito dell'inchiesta condotta dal pm di Milano, Isabella Samek Ludovici, e dal procuratore aggiunto Riccardo Targetti, coordinatore del pool truffe agli anziani e reati contro il patrimonio, e affidata a Polizia di Stato, Polizia Locale e al pool truffe dei carabinieri con l'ausilio dei finanzieri della polizia giudiziaria. In manette, su disposizione del gip Andrea Ghinetti, sono finiti quattro italiani, tutti - riferisce una nota della Procura - "con precedenti specifici". Di nazionalità italiana anche i 25 indagati per reati commessi contro "un numero elevato" di presunte vittime, tra cui anche persone "appartenenti a fasce deboli".
I dipendenti, ovvero i 25 indagati operatori di "teleselling", sono considerati dagli inquirenti a tutti gli effetti complici della banda della "truffa della rivista" smantellata a Milano: erano, infatti, istruiti con un "vademecum personalizzato di minacce" adattate ad ogni singolo cliente "profilato". Accanto agli elenchi dei numeri di telefono - i data base di contatti delle vittime venivano acquistati in stock dalle societa' indagate - la polizia ha trovato annotazioni come "non ritirato con minaccia" o "marito poliziotto non richiamare", "gia' minacciata da". Un copione che recitavano talmente bene da presentarsi con i gradi delle forze dell'ordine e minacciando condanne penali o interventi dell'agenzia delle entrate, fino al pignoramento della pensione, se le somme che chiedevano non fossero state pagate. A volte facevano perfino i nomi di magistrati importanti, per avvalorare le richieste: "negli ultimi tempi al centralino del tribunale sono arrivate centinaia di telefonate: le persone chiedevano se davvero esistessero i giudici i cui nomi gli erano stati fatti dai truffatori" ha detto Riccardo Targetti, procuratore aggiunto di Milano, questa mattina in conferenza stampa. Grazie ai pedinamenti sono stati scoperti casi come quello della signora anziana che consegnava 20mila euro in contanti ad un finto fattorino pagato dai banditi, in un altro episodio una donna ha invece dato 35mila euro in 3 anni per evitare i finti pignoramenti, ma nel caso piu' grave un imprenditore, per abbonarsi a riviste come "L'amico dell'Arma" e "Polizia Oggi" e, sotto lo scacco delle estorsioni, e' arrivato a pagare oltre 160mila euro.
"E' talmente vasta la rete delle vittime che abbiamo proceduto solo per le estorsioni consumate e le truffe aggravate dalla debolezza del raggirato, reati che consentono le misure cautelari. La semplice truffa ha purtroppo un trattamento sanzionatorio lieve nel nostro Paese". Cosi' il procuratore aggiunto Riccardo Targetti, capo del pool milanese reati contro il patrimonio e truffe anziani, nello spiegare i risvolti giudiziari dell'inchiesta che ha portato a smantellare la banda "delle finte riviste delle forze di polizia" per estorcere denaro.
Gli abbonamenti costavano dai 100 ai 3500 euro, ma nel complesso ogni singola impresa della galassia messa in piedi dai 4 arrestati riusciva a guadagnare fino a 60mila euro al mese, come ricostruito dalla guardia di finanza. "Per calcolare l'entita' del giro d'affari stiamo sviluppando un software apposito", ha spiegato il colonnello Ernesto Carile, responsabile delle fiamme gialle della sezione di polizia giudiziaria presso la procura di Milano. Con questi soldi i "titolari" pagavano gli stipendi dei dipendenti e facevano una vita agiata. Complici sono anche i commercialisti, che consentivano a questi soggetti di aprire e chiudere le societa' di comodo per sfuggire agli investigatori.
La prima segnalazione che ha dato avvio all'indagine - condotta insieme alla pm Isabella Samec Lodovici - risale al 2012 e dopo quattro anni di controlli alcune delle srl sono ancora aperte, segno che l'attivita' criminale era "incessante". Secondo Targetti "la truffa e' un reato talvolta piu' grave della rapina per il danno economico ma soprattutto psicologico che crea nella vittima, perche' causa la perdita di autostima e nell'incapacita' di farcela da soli". Queste sono "persone spregevoli - ha continuato il magistrato - che approfittano dei piu' deboli della societa'. Voglio sottolineare la gravita' dell'allarme sociale ma dire che lo Stato c'e'', e che ottiene buoni risultati, anche se a volte fa fatica".