Milano: un patentino per i rider, il Comune lancia l'idea
Firmata la "Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano"
Milano, un patentino per i rider, il Comune lancia l'idea
Addio all'improvvisazione. Anche per i rider bisogna pensare a un modello che li tuteli e che, allo stesso tempo, gli fornisca degli elementi di base per svolgere in sicurezza un'attività ancora troppo poco normata. Anche perchè bisogna evitare incidenti come quello del 17 maggio a Milano, dove un fattorino è rimasto coinvolto in un incidente stradale che gli è costato una gamba. A lanciare l'idea del patentino è il Comune di Milano che ieri ha firmato a Bologna, insieme con l'amministrazione guidata da Virginio Merola, una 'Carta dei diritti'.
"L'adesione di Bologna all'appello del Comune di Milano - ha dichiarato l'assessore Tajani - è il primo passo verso una collaborazione che auspichiamo più ampia con le principali città coinvolte da questo fenomeno, come Torino, Firenze e Roma, poiché ci troviamo di fronte ad una realtà ancora poco normata. Auspichiamo che il trasporto del cibo e delle merci al dettaglio in città avvenga sempre di più con mezzi green, ma chi transita per le strade, in particolare se lo fa per lavoro e in maniera intensiva, deve rientrare in un pensiero condiviso di città, di sviluppo e di sicurezza. Il Comune di Milano vuole fare la propria parte ma chiede alle piattaforme maggiori tutele e garanzie per i lavoratori, a partire dalle assicurazioni per concludere con dotazioni di sicurezza personale. Noi possiamo metterci a disposizione fin da subito ad esempio sul tema della formazione e della sicurezza sul lavoro. Le piattaforme hanno risposto dicendosi pronte a individuare degli standard cui aderire. Il grande lavoro intrapreso da Milano e da Bologna credo che possa e debba essere messo a disposizione di un tavolo comune tra amministrazioni e istituzioni, dal quale verranno di certo arricchimenti e nuovi spunti".
Milano e Bologna, "Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano"
Firmata ieri aBologna, prima nel suo genere in tutta Europa, la "Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano" la cui prima applicazione sperimentale sul settore del delivery-food tutela i cosiddetti Riders assicurando ad esempio sicurezza sul lavoro ed equo compenso. Una firma "storica" e' stata definita dalle parti protagoniste dell'intesa ma anche un "inizio" e non certo un traguardo visto che al documento hanno aderito, solo due piattaforme su sei chiamate a negoziare. Fuori dalla Carta quelle maggiori. E il sindaco di Bologna, Virginio Merola, rilancia invitando i cittadini a boicottare chi non ha siglato il documento promettendo invece di valorizzare con una segnalazione sul sito istituzionale le uniche due (al momento) piattaforme firmatarie: Sgnam e Mymenu, marchi della nuova societa' Meal srl che rappresentano circa 300 lavoratori in Italia di cui 140 nel capoluogo emiliano. Complessivamente, dunque, su circa 500 Riders attivi nella citta' delle Due Torri piu' di un quinto beneficia delle tutele previste nella Carta. Il progetto, partendo da Bologna, e' quello di estendere l'accordo ad altre citta' italiane ed europee creando una vera e propria rete per governare la 'gig economy'. Alla negoziazione, oltre alla due societa' firmatarie, hanno partecipato anche Deliveroo, Just Eat e Giovo.
"Tutte le piattaforme sono venute alle negoziazioni - ha ricordato l'assessore comunale al Lavoro, Marco Lombardo - tranne che Foodora". L'assessore ha spiegato che, in generale, le resistenze sfociate poi nella non adesione alla Carta di Bologna da parte delle piattaforme sedute 'al tavolo' hanno riguardato il fatto che l'intesa riguardava solo il territorio di Bologna (non garantiva cioe' condizioni uniformi in tutta Italia anche se il progetto e' proprio questo). Diverse le posizioni tra le parti anche sull'articolo 4 della Carta relativo "al diritto ad un compenso equo e dignitoso". "Probabilmente - ha sottolineato Lombardo - se l'avessimo modificato altre due piattaforme avrebbero aderito ma l'idea di un equo compenso e' un punto qualificante dell'accordo e quindi non era opportuna una negoziazione al ribasso". Soddisfazione e' stata espressa dai Riders unita comunque alla consapevolezza che la battaglia e' ancora lunga. "Oggi festeggiamo - ha detto il portavoce di Riders Union Bologna, Tommaso Falchi - ma da domani siamo pronti ad andare avanti e scenderemo di nuovo in strada battendoci per i nostri diritti e per ottenere accordi aziendali che tutelino il nostro lavoro". Nel documento sono previsti una serie di diritti per i lavoratori: diritto ad un compenso equo e dignitoso (art.4); non discriminazione e recesso (art.5); diritto alla salute e sicurezza, come l'obbligo assicurativo anche dei danni verso terzi (art. 6): tutela del trattamento dei dati personali (art.7), diritti di connessione e disconnessione (art. 8); liberta' di organizzazione sindacale (art. 9); diritto al conflitto (art.10). La Carta e' stata firmata nel pomeriggio nella sala rossa di Palazzo d'Accursio da sindaco e assessore di Bologna, da Riders Union Bologna, dai segretari locali di Cgil, Cisl e Uil e dai vertici di Sgnam e MyMenu. Presente anche l'assessore alle Politiche del lavoro del Comune di Milano, Cristina Tajani. "E' il primo passo - ha detto l'assessore comunale - verso una collaborazione che auspichiamo piu' ampia possibile con le principali citta' coinvolte da questo fenomeno come Torino, Firenze e Roma poiche' ci troviamo di fronte ad una realta' ancora poco normata".