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Milano
MITO, gli "equilibri" della pianista Zee Zee

Dopo il concerto di giovedì 13 al Teatro Dal Verme, torna sul palco di MITO SettembreMusica per un bis in solitaria una pianista davvero speciale: la cinese Zee Zee, giovane e affascinante fuoriclasse della tastiera, rivelazione della scorsa edizione di MITO SettembreMusica. Domenica 16, ore 21, al Teatro Leonardo, si esibirà in un recital in equilibrio tra virtuosismo ed espressività dedicato alle musiche di Bach, Schumann, Chopin e Ravel.

Paavo Järvi di lei ha detto: «Zhang Zuo è una delle migliori e più appassionate pianiste che abbia mai incontrato». Il Los Angeles Times la ha dipinta come una potente, appassionante e avvincente rappresentazione di puro talento. Partita dalla Germania, dove ha iniziato la propria formazione musicale a cinque anni, al suo ritorno nella natia Cina Zee Zee è diventata uno dei giovani artisti più ricercati della nazione. Fresca di debutto con la San Francisco Symphony, la Royal Liverpool Philharmonic, la Sinfonieorchester Basel e l’Estonian National Symphony, si è già esibita, tra le altre, con la BBC Symphony, con la BBC Philharmonic, la London Philharmonic, la Los Angeles Philharmonic.

Il concerto si aprirà con la Partita n. 5 in sol maggiore BWV 829 di Johann Sebastian Bach. Le Partite (1726-1730) per clavicembalo sono ben rappresentative del credo estetico bachiano: il modello francese della suite (successione di danze) viene modificato da un brano introduttivo sempre diverso (praeludium, sinfonia, fantasia, ouverture, praeambulum, toccata), il contrappunto tipico della tradizione luterana scorre nelle vene di tutti i movimenti, e la vocazione al dialogo della cultura musicale italiana genera molte delle elaborazioni. La Partita n. 5 in particolare colpisce per una continuità lineare tra le varie articolazioni, che sembra culminare proprio nella Giga conclusiva, sperimentando un percorso deduttivo destinato a diventare distintivo della produzione tedesca.

Seguono i Papillons op. 2 di Robert Schumann. Uno degli incontri che segnarono più a fondo la sensibilità di Robert Schumann negli anni dell’adolescenza fu quello con Flegeljahre (Anni acerbi), il romanzo scritto da Jean Paul Richter nel 1805. L’ultimo capitolo, intitolato Larventanz (Ballo mascherato) presenta tutti gli ingredienti che avrebbero contribuito a formare la poetica schumanniana: il conflitto tra il dolore individuale e l’allegria collettiva, il tragico umorismo della casualità che scherza con i sentimenti dell’uomo, il tema della maschera inteso come strumento grazie al quale superare l’esperienza materiale dell’apparenza per penetrare nelle profondità dell’animo umano. Schumann tenne a precisare più volte un legame tra i Papillons, la sua seconda opera pianistica (1831), e l’ultimo capitolo del romanzo di Jean Paul. Lo stesso titolo dell’opera potrebbe essere ispirato ad un passaggio preciso del libro. L’immagine della farfalla (papillon, appunto) è probabilmente legata alla metafora che sta alla base del capitolo, la maschera intesa come emblema di una trasformazione: l’uomo indossa un’altra identità esattamente come la larva si trasforma in crisalide.

La Polonaise-Fantaisie in la bemolle maggiore op. 61 di Fryderyk Chopin è una pagina che racconta alla perfezione il lato intimistico di Chopin. Nacque nel 1845, in un periodo denso di sconvolgimenti interiori: in quegli anni Chopin, ormai affetto da una grave malattia polmonare, fiutava l’imminente fallimento della relazione con la scrittrice George Sand; sentiva di essere destinato alla solitudine, e non gli restava che ripensare all’amata patria polacca, con quello stato d’animo sofferto che è proprio di una cultura da sempre costretta all’oppressione. La Polacca-Fantasia crebbe dunque sulle radici di un’emotività profondamente turbata, e si distinse subito per una fisionomia completamente diversa dalle precedenti Polacche: non una pagina tutta basata su una ritmica incalzante, ma il ricordo evanescente di una cultura battagliera. Lo stesso Chopin fu in dubbio su quale titolo dare alla composizione, proprio perché la scrittura non sembra tenere in considerazione alcun modello prestabilito, e si muove con la libertà di un’improvvisazione. Infine due brani di Maurice Ravel: Le tombeau de Couperin (1917), che, più che essere solo un omaggio alla memoria del grande clavicembalista francese, è una vera e propria dedica a un gruppo di amici tragicamente scomparsi durante la Prima Guerra Mondiale. Il riferimento all’antico genere funebre del tombeau suona come una commemorazione del passato e insieme del presente. La raccolta allude a Couperin anche nell’architettura formale: una suite, che allinea una serie di danze tipiche della tradizione settecentesca. La limpidezza del timbro clavicembalistico trova echi anche nella successiva strumentazione, completata dallo stesso Ravel nel 1919. Il neoclassicismo di Ravel prende forma in maniera sostanzialmente aproblematica: il passato non pesa sulla sua riflessione estetica, come avviene in molti autori contemporanei; anzi diventa un tesoro di risorse espressive. Ripensare al passato per Debussy e Ravel voleva dire ritornare a un ideale di semplicità che si era estinto nel corso dell’Ottocento.

La Valse nacque tra il 1919 e il 1920. In quel periodo Cocteau e gli intellettuali del cosiddetto Esprit Nouveau predicavano un modo per fare arte squisitamente francese, senza necessariamente ricorrere alle ricercatezze del Simbolismo e dell’Impressionismo. Ma Ravel sentiva un forte desiderio – forse l’unico della sua vita – di imprecisione: immagini evanescenti, dai contorni sfuocati come una fotografia scattata in movimento. Nei bistrot e nei cabaret si ballava ancora il valzer, la danza in cui si era specchiata la grande Vienna asburgica, un ballo elegante sopravvissuto a se stesso, che poteva ormai solo contare sul fascino degli oggetti consumati dal tempo. Ne era consapevole anche Ravel. Nato per essere un poema sinfonico (Wien), il poème choréographique (l’ultimo sottotitolo scelto) fu completato per pianoforte solo, prima di essere rielaborato nelle più note versioni per due pianoforti e per orchestra. In La Valse, la danza più elegante di tutti i tempi era stata fagocitata da ritmi e figurazioni caotiche: come se l’educata natura del valzer si fosse mescolata con il mondo disinibito dei cabaret e di quei locali in cui la musica puzza di sudore e di tabacco.

Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Luigi Marzola. Il testo si avvale del contributo musicologico di Andrea Malvano.

PROGRAMMA

Johann Sebastian Bach (1685-1750)

Partita n. 5 in sol maggiore BWV 829

Praeambulum, Allemande, Courante, Sarabande, Tempo di Minuetto, Passepied, Gigue

Robert Schumann (1810-1856)

Papillons op. 2

Introduction. Moderato

1. Waltz 6. Waltz 2. Waltz. Prestissimo 7. Waltz. Semplice 3. Waltz 8. Waltz 4. Waltz 9. Waltz. Prestissimo 5. Polonaise 10. Waltz. Vivo 11. Polonaise 12. Finale

Fryderyk Chopin (1810-1849)

Polonaise-Fantaisie in la bemolle maggiore op. 61

Maurice Ravel (1875-1937) Le tombeau de Couperin

Prélude (Alla memoria del tenente Jacques Charlot)

Fugue (Alla memoria del sottotenente Jean Cruppi)

Forlane (Alla memoria del tenente Gabriel Deluc)

Rigaudon (Alla memoria di Pierre e Pascal Gaudin)

Menuet (Alla memoria di Jean Dreyfus)

Toccata (Alla memoria del capitano Joseph de Marliave)

La Valse

Zee Zee, pianoforte

In collaborazione con I Pomeriggi Musicali

BIGLIETTERIA

La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19. I tagliandi d’ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo. Ogni spettatore avrà diritto ad un solo tagliando. Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi.it http://www.mitosettembremusica.it/biglietti/2018/milano-biglietteria.html

BIOGRAFIE

Nella stagione 2017/2018 Zee Zee ha debuttato con la San Francisco Symphony, la Royal Liverpool Philharmonic, la Sinfonieorchester Basel e l’Estonian National Symphony; ha suonato con le orchestre del Colorado, Pasadena, Tucson e Jacksonville e in recital alla Vancouver Recital Society e alla Shanghai Symphony Chamber Hall. Appassionata musicista da camera, si esibisce con lo Z.E.N. Trio in concerti alla Premiere Performances di Hong Kong e alla St. George’s Hall di Liverpool, con la Shenzhen Symphony e la Hangzhou Philharmonic. Zee Zee lavora regolarmente con importanti direttori, tra i quali Paavo Järvi, Marin Alsop, Yan Pascal Tortelier, Charles Dutoit e con prestigiose orchestre come Los Angeles Philharmonic, Minnesota Orchestra, Cincinnati Symphony, BBC Symphony, BBC Philharmonic, London Philharmonic, Orchestra Nazionale del Belgio, Hong Kong Philharmonic e Shanghai Symphony. È apparsa al Beethoven Festival in Polonia, al Pärnu e al Ravinia Festival e ha suonato al Kennedy Center di Washington, al Lincoln Center di New York, alla Wigmore Hall di Londra e al De Doelen di Rotterdam. Nella stagione 2016/2017 è stata artista in residenza con la Shenzhen Symphony Orchestra e la stagione 2015/2016 è stata l’ultima in qualità di BBC New Generation Artist. Zee Zee ha iniziato la propria formazione musicale in Germania a cinque anni e al suo ritorno nella natia Cina è diventata uno dei giovani artisti più ricercati della nazione. Ha studiato con Dan Zhao Yi alla Shenzhen Arts School e, successivamente, con Nelita True alla Eastman School of Music, con Yoheved Kaplinsky e Robert McDonald alla Juilliard School (dove ha vinto il Premio Petschek), con Leon Fleisher al Peabody Institute, e sta proseguendo con Alfred Brendel. Ha vinto il 1° Concorso internazionale per pianoforte in Cina, i concorsi Gina Bachauer e Volodymyr Krainev e il premio al Concorso Queen Elizabeth nel 2013.

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