Milano
Morti in corsia: Cazzaniga in Appello, udienza il 23 febbraio
L'uomo è accusato di aver ucciso con farmaci in sovradosaggio i pazienti che curava in corsia, provocando la morte di 12 persone e 3 familiari della sua amante
Morti in corsia: Cazzaniga in Appello, udienza il 23 febbraio
Si e' aperto oggi il processo davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano in cui e' imputato Leonardo Cazzaniga, gia' condannato all'ergastolo a Busto Arsizio per aver ucciso con farmaci in sovradosaggio, i pazienti che curava in corsia. L'accusa iniziale era di aver provocato la morte di dodici persone e tre familiari della sua ex amante, l'infermiera Laura Taroni: marito, madre e suocera. Nell'udienza di oggi davanti alla presidente della I sezione e' stata sollevata da parte di uno degli altri 4 medici imputati una eccezione per un difetto di notifica, dopo la costituzione delle parti civili. Si e' poi fissato il calendario, che prevede la prossima udienza il 23 febbraio, quando potrebbe arrivare anche la sentenza. Il medico ha assistito via Teams all'udienza, dal carcere di Monza. A presentare il ricorso in Appello era stato il procuratore capo Gianluigi Fontana, per ottenere il riconoscimento delle responsabilita' dell'ex viceprimario del pronto soccorso anche nel decesso del paziente Domenico Brasca, per il quale era stato assolto. Stesso atto compiuto dall'avvocato Fabio Falcetta, difensore delle figlie di Brasca.
Nulla da eccepire sulle altre due assoluzioni, quella per la morte di Maria Rita Clerici (madre della compagna Laura Taroni) e per la morte di Antonino Isgro'. Le parti civili hanno impugnato la sentenza per il mancato riconoscimento come responsabili civili dell'Asst Valle Olona - assistita dall'avvocato Giuseppe Candiani - e di Nicola Scoppetta (primario del reparto di Cazzaniga) e la quantificazione dei risarcimenti, ritenuta troppo modesta. Ad impugnare la sentenza di primo grado sono stati anche i legali di Cazzaniga, Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora: secondo loro l'ex vice primario non intendeva uccidere bensi' lenire le sofferenze dei malati terminali, dunque si tratterebbe di una fattispecie di colpa medica e non di omicidio volontario. Colei che e' considerata sua complice, l'infermiera Laura Taroni, e' ancora imputata in un processo bis, sempre davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano, gia' condannata a trent'anni, ma con sentenza annullata e rinviata dalla Cassazione perche' nelle motivazioni mancavano alcune pagine, proprio quelle che riguardavano lo stato mentale di Taroni.