Moschee, Pietro Foroni: “Dico no a 4: il problema è la religione islamica"
Intervista a Pietro Foroni, assessore al Territorio e alla Protezione Civile della Regione Lombardia
Avvocato, quarantatré anni compiuti a luglio, padre di due bimbe, runner, Pietro Foroni è l'attuale assessore al Territorio e alla Protezione Civile della Regione Lombardia. Legatissimo al suo paese natale, Maleo – poco più di tremila abitanti in provincia di Lodi – di cui è stato sindaco, Foroni ha masticato politica fin da giovanissimo, ricoprendo anche l'incarico di presidente della provincia di Lodi, membro del direttivo del Consiglio delle Autonomie locali della Lombardia, fino ad essere eletto consigliere della regione Lombardia (oggi al secondo mandato). Si è speso sempre su battaglie per il territorio, come ci racconta nell'intervista.
E' stato nominato Assessore al Territorio e alla Protezione Civile. Un incarico delicato, il suo, per cui ha detto che spesso, per la responsabilità, non dorme di notte. Cosa, nello specifico la fa dormire di meno e la preoccupa di più?
“Le mie deleghe alla Protezione civile. Siamo costantemente allertati sulle condizioni del territorio perché c'è un monitoraggio attento e completo sulle situazione meteorologica. Con gli ultimi, violenti temporali, il rischio frane ed esondazione del Seveso sono state criticità su cui siamo intervenuti tempestivamente”.
A proposito del fiume Seveso, nel 2016, l'allora presidente del consiglio Matteo Renzi, strinse con l'attuale sindaco di Milano Beppe Sala, il cosiddetto “Patto per Milano” che tanto fece discutere all'epoca. Si trattava di 2 miliardi e mezzo per finanziare metro, sicurezza, welfare, Città metropolitana. Dentro vi era anche la questione delle vasche del Seveso. Lei di recente, dopo gli ultimi violenti temporali, ha dichiarato di essersi rivolto ancora al Consiglio dei Ministri affinché tutto il tratto del fiume fosse messo in sicurezza. Che fine ha fatto quel patto? Ora che alla guida del paese c'è anche la Lega ha avuto maggiori rassicurazioni in merito?
“Con la Regione e il comune di Milano abbiamo creato un canale scolmatore Nord-Ovest con cui abbiamo impedito che il fiume esondasse. C'è ancora da lavorare sule vasche di Senago, ma si sono interrotti i lavori per questioni burocratiche. Il vecchio governo Gentiloni ha bloccato i finanziamenti per le vasche di laminazione di Bresso, per un ricorso del comune di centro sinistra, nel giugno del 2017. Siamo in attesa che la situazione si sblocchi per proseguire con il piano di messa in sicurezza di tutto il tratto del fiume, ma dobbiamo aspettare le questioni giudiziarie”.
Parliamo di una questione che ha fatto molto discutere sui giornali.. il sindaco Sala ha annunciato il piano per l'istituzione di sei moschee in città: lei ha risposto che la regione sarà rigorosa nel valutarne i requisiti. Si è parlato anche di un referendum per sondare il parere dei cittadini...
“La Regione Lombardia terra' un atteggiamento di collaborazione istituzionale con l'amministrazione comunale, ma si esprimerà solo dopo l'approvazione del piano di governo territoriale. Si tratta di 4 moschee preesistenti, da regolarizzare, e della costruzione di altre due. Posto che le quattro abbiano i requisiti di idoneità, significa che tutte le altre sedi di preghiera esistenti non sono conformi alla normativa regionale, e non possono essere regolarizzate per sanatoria. Mi chiedo perché, se un cittadino che compie un abuso edilizio viene subito sanzionato, per i luoghi di culto irregolari, al contrario, non si intervenga subito. Il comune, a questa mia obiezione, non ha mai risposto e non mi risulta che abbia chiesto una verifica in merito”.
Ma non le paiono eccessive 6 moschee nella sola città di Milano?
“Se vuole sapere il mio parere da cittadino, sono troppe 4, come è troppa una sola perché qui c'è un problema con la religione islamica. Bisogna interrogarsi sulla liceità di quelle confessioni religiose che non rispettano la Costituzione italiana. Non trovo normale che ci siano prediche in lingua araba, dato il rischio terrorismo e sicurezza, né che ci siano spazi divisi tra uomini e donne. Noi non possiamo legittimare situazioni che contrastano con la nostra Costituzione”.
Lei ha denunciato una recente disposizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che sembra aver messo sotto accusa molti dei prodotti del made in Italy, come il parmigiano reggiano, perché troppo salati e nocivi alla salute. Si è parlato anche di un'ipotesi di tassazione. Lei era presente alla recente assemblea regionale della Coldiretti a Milano col Ministro Centinaio..
“Da Stati Uniti, Francia e Spagna sta partendo una campagna che vuole orientare i consumatori verso un'alimentazione nociva. In Gran Bretagna sulla confezione di alcuni prodotti già è indicato un semaforo che, a seconda del colore, segnala se l'alimento faccia male o meno. Le nostre aziende, che vivono di export, sono molto preoccupate. Ci si dirige verso un'omologazione del cibo, riconducibile alla produzione delle multinazionali. Eppure all'estero ci chiedono la garanzia che il prodotto sia “made in Italy”, come assicurazione di rigore e qualità. Noi dobbiamo rispondere con l'eccellenza dei nostri prodotti e con una sana educazione alimentare che parta dalle scuole. Gli alimenti del territorio devono finire nelle mense dei nostri istituti scolastici, anziché, ad esempio, i cibi congelati”.
Lei è contrario al CETA, il trattato di libero scambio tra Canada e Ue, siglato nel 2017. Si è espresso così anche il ministro e vicepremier Di Maio. Da uno studio pubblicato di recente la provincia di Milano – insieme a quella di Firenze e di Torino – sembra essere una di quelle più danneggiate. Ci spiega perché e cosa si può fare?
“Non sono contrario totalmente. Ma il Ceta è un accordo troppo grande che comprende sia il settore agricolo che quello industriale. Occorre ripensarlo e capire quali parti funzionano e quali sono da rivedere. Il nostro comparto agricolo, ad esempio, viene penalizzato rispetto a paesi che possono contare su territori con più ettari di estensione e coltura. Oggi l'Italia non può più contare sulla sovranità monetaria, energetica o difensiva. Se perdiamo anche quella alimentare è finita. Dobbiamo considerare il settore agricolo come strategico per il paese. Io mi spendo per la lotta al consumo di suolo. Il “chilometro zero” deve essere il brand con cui esportare il sistema agricolo all'estero. Ricordo che il Ceta deve essere ratificato, perché se un solo paese non lo fa, decade il patto. E a essere scontenta non è solo l'Italia. Verrà modificato”.
Rimaniamo in Europa. La Ue ha annunciato dei tagli alla Pac (la Politica Agricola Comune) su cui lei ha espresso preoccupazione. Quali ripercussioni comporterebbero sulla nostra agricoltura?
“Tutti i paesi della Ue cercano di aiutare la loro agricoltura, ma i finanziamenti europei hanno penalizzato Italia, Francia, Germania e Spagna per agevolare i paesi dell'Est. Ma la nostra è un'agricoltura intensiva. Il nostro Ministro alle politiche agricole Centinaio desidera ridiscutere i tagli in sede europea".
Parliamo di Protezione Civile.. il suo assessorato ha appena stanziato mezzo milione di euro per migliorare le dotazioni dei circa 700 gruppi di volontari della che operano sul territorio. Nello specifico si tratta di 150 mila euro destinati a Comuni, Comunità montane, Parchi e associazioni di Comuni e 350 mila per associazioni di volontariato di Protezione Civile iscritte all’Albo regionale. Sono previste altre risorse?
“Ad agosto uscirà un altro bando con altri 500mila euro. Voglio reperire fondi per attrezzature e immobili che accolgano le sedi dei Vigili del Fuoco il cui lavoro è preziosissimo”.
Lei di recente ha proposto una metro leggera verso Milano che parta da Piacenza e faccia tappa a Codogno, dato che a breve sarà definita la nuova suddivisione di competenze tra Fs e Trenord. Quale sarebbe la sua utilità?
“Storicamente le reti di trasporto sono state fondamentali per lo sviluppo del territorio. Ogni giorno migliaia di pendolari si dirigono verso Milano con grosse difficoltà di movimento. Il finanziamento potrebbe arrivare da Trenord, ma la discussione è appena iniziata: ci vuole qualche anno per portare a casa il progetto”.
Qual è il maggiore problema da risolvere che compete al suo assessorato?
“Il rischio idrogeologico. Ci sono 146 milioni di euro nel vecchio provvedimento del governo Renzi “Italia sicura” (per la messa in sicurezza del territorio) da sbloccare per i prossimi 15 anni, destinati alla Lombardia. Ma non è una cifra enorme: già oggi, nella regione, abbiamo richieste per oltre 500 milioni di euro. Ogni intervento, anche quello che può sembrare più banale, risulta molto oneroso”.
Un progetto che ha molto a cuore e vuole realizzare in questo mandato?
“La rigenerazione urbana. Significa raggiungere l'obiettivo di un consumo di suolo pari a zero. Voglio recuperare aree dismesse di tipologia edilizia e agricola. Basta consumo del suolo verde. E' una questione non solo economica, ma anche di comunità e senso civico. Bisogna sottrarre al degrado zone produttive e residenziali. Basta costruire ancora”.
Lei è molto legato alla sua città natale Maleo, e al suo territorio. Si definisce “Un ragazzo di campagna”, che rievoca il celebre film degli anni 80 con Renato Pozzetto. Nessuna mira a Roma, ora che la Lega è al governo?
“Le rispondo con una battuta di Dylan Dog: “Quando sono sul marciapiede di casa mia ho già nostalgia di casa” (ride).