Milano
Movimenti di maggioranza nel Pd. Mirabelli: “La vogliamo coesa”
Il senatore del Pd Franco Mirabelli: "Le firme per il sì? A Milano eravamo in campagna elettorale. L’importante è averle raccolte"
di Fabio Massa
“Le firme per il sì? A Milano eravamo in campagna elettorale. L’importante è averle raccolte. Le fibrillazioni Franceschini-Renzi? Nessun riflesso su Milano. Anzi, siamo impegnati a costruire un’unica area di maggioranza”. L’intervista a Franco Mirabelli, senatore del Pd. Che sulla Campania, della quale è commissario, dice…
Senatore Mirabelli, come sta andando la campagna per il sì?
La raccolta firme è finita. Il dato più importante è che sono state raccolte più firme del necessario. E’ evidente che ci sono realtà come Milano dove siamo stati impegnati per un tempo molto lungo in campagna elettorale, e abbiamo dato un contributo inferiore ad altre realtà.
Poche firme, insomma.
Abbiamo la consapevolezza che per Milano il referendum e la vittoria del sì ha un valore in più rispetto alle altre parti del Paese. Per una realtà come la nostra proiettata in Europa con un profilo internazionale, il tema di avere istituzioni più efficienti ed efficaci e dare risposte è essenziale. A Milano è più importante che altrove. Da qui deve arrivare un segnale ancora più forte e per questo la vittoria del sì deve essere ancora più significativa.
Come giudica le prime mosse del sindaco Sala?
Mi pare abbia confermato una capacità del fare che tutti gli riconoscevamo e che aveva caratterizzato Expo. E’ stato il primo sindaco a fare la giunta e a mettere gli assessori a lavorare. Ha già impostato concretamente il lavoro sulle priorità che ci eravamo dati.
Quindi?
Sulle periferie non c’è solo il simbolo della riunione della prima giunta al Giambellino ma ci sono già una serie di provvedimenti in preparazione per dare attuazione alle proposte per migliorare la vita nei quartieri popolari. Beppe Sala ha saputo affrontare l’internazionalizzazione di Milano. Fa bene a verificare per capire quanto Milano possa diventare un’alternativa a Londra come piazza finanziaria. Terzo: la collaborazione con il governo ha già ottenuto un riconoscimento importante con il patto per Milano. Non era solo una boutade di campagna elettorale, e l’abbiamo dimostrato.
Si sono registrate tensioni sull’asse Franceschini-Renzi. Ci saranno fibrillazioni su Milano?
Non mi risulta che ci siano divisioni tra Franceschini e Renzi. Mi pare che da tempo abbiamo fatto la scelta di lavorare per costruire la maggioranza, andiamo avanti a lavorare in questa direzione. Non c’è nulla che è cambiato da questo punto di vista. Se si vuole fare una lettura non strumentale di quello che è successo, la sintonia tra Renzi e Franceschini alla fine si è dimostrata davvero solida. Mi pare che quell’invito a riflettere sull’opportunità di dare al Parlamento la possibilità di mettere mano alla legge elettorale è stato accolto. E’ diventata la valutazione comune di tutta la maggioranza.
Quindi?
Non ci sono divisioni a Roma e tantomeno ce ne saranno a Milano. Siamo impegnati davvero a costruire un’unica area di maggioranza. Spero che anche a Milano presto daremo segni tangibili che c’è un’unica area di maggioranza che raccoglie ma supera le diverse sensibilità ed esperienze.
Lei è commissario in Campania. Come vede la politica campana dalla prospettiva di Milano?
E’ un altro mondo. E’ un’altra politica. La potrei riassumere così: nelle elezioni del Comune di Milano hanno votato con le preferenze l’11 per cento degli elettori. A Caserta l’85 per cento. E’ evidente che c’è una politica in cui i bacini elettorali e i pacchetti di voti, e non lo dico necessariamente in un senso negativo, hanno un peso che qui a Milano non hanno. C’è molto di più in Campania il rischio che la politica guardi interessi di parte rispetto a un’idea di città. Il voto di opinione nel Mezzogiorno è molto più ridotto rispetto a Milano. E’ una realtà sociale molto diversa. Diceva un dirigente storico della sinistra italiana che la differenza è che al Nord c’è una società civile forte e una politica più debole. Al Sud c’è una politica forte perché una parte della società deve dipendere necessariamente dalla politica.
@FabioAMassa
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