Milano

Il nuovo stadio non salverebbe il Milan. Ecco perché a Elliot non interessa

Il Milan fuori dalle Coppe, la proprietà che passa di mano. E il nuovo stadio che resta al palo. San Siro rimane così, senza accordo

di Luca Losito

Prosegue l’estate di passione del Milan, passato a Elliot dopo gli inadempimenti di Yonghong Li. Il cambio di proprietà ha portato il sindaco Sala ad annunciare che non ci sarà il restauro di San Siro, nonostante avesse già l’ok dell’Inter. Prima bisognerà capire se il nuovo azionista riproporrà l’idea accantonata da un po’ di costruire uno stadio di proprietà. “Una carta che poteva essere giocata al processo con la Uefa, ma che non avrebbe comunque modificato la sentenza”, a dirlo è l’autorevole voce di Umberto Lago. Uno dei padri fondatori del fair play finanziario nonché professore di economia e gestione delle imprese all’Università di Bologna.

Se i rossoneri avessero inserito lo stadio nel business plan sarebbe cambiata la sentenza?

Assolutamente no. Certo, si sarebbe potuto aggiungere un accenno allo stadio di proprietà nella pianificazione presentata all’Uefa, ma non sarebbe cambiato nulla. Il problema vero stava a monte ed era il giudizio sulla credibilità di Yonghong Li. Bisognava cercare di fugare questi dubbi. Il piano aziendale ha influito ben poco nel verdetto finale. Tanto è vero che a mio avviso i numeri del business plan sono stati guardati anche molto distrattamente dalla camera investigativa della Uefa.

Qual è la situazione che si profila adesso per il Milan?

Ora c’è il ricorso al TAS. La società cercherà di far valere le proprie ragioni, che sono quelle di essere giudicata per i propri numeri e non per l’affidabilità o meno dei propri azionisti. Perché il club rimane ma gli azionisti cambiano. Potrebbero cambiare anche nei prossimi mesi, peraltro. Tuttavia questo non dovrebbe influire in alcun modo sulla credibilità del business plan.

Quindi nel complesso come giudica la sentenza Uefa?

Penso sia sbagliato dal punto di vista del diritto considerare che il club non sia in grado di far fronte alle proprie obbligazioni solo perché la proprietà potrebbe cambiare. Lo dimostra il fatto che in questo caso il Milan abbia dovuto rispondere per violazioni commesse dalla proprietà Berlusconi. Il club è e resta comunque responsabile, a prescindere da chi sia il proprietario.

Poi, in chiusura, l’economista regala anche un aneddoto controverso: “Quando io ero alla camera investigativa della Uefa si diceva che era importante mantenere il club nel sistema, al netto di multe o penalizzazioni, per facilitarne il rientro in un circuito virtuoso. Se tu lo escludi, fai l’esatto contrario. Causi un danno economico e sportivo che può durare anche più della singola stagione”. Un ultimo dettaglio spiacevole, che amplifica il retrogusto amaro dell’estate rossonera.

 

  







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