Milano
Nigiri e 'lifting' social: il caso Chiara Cremonesi. I Hate Milano
E' notizia di ieri che dei 64 ex consiglieri regionali finiti nei guai per la questione delle spese pagate con i rimborsi elettorali - ovvero con i soldi pubblici - ben 56 sono stati rinviati a giudizio. I titoloni li hanno la Minetti e Renzo Bossi, monumenti di un'Italia che pareva eterna e invece ci si e' sgretolata davanti. Ma si sa come va coi monumenti: quando crolla il potere che rappresentano, non c'e' cosa che soddisfi di più l'animo umano che abbatterli a calci e sassate.
Pero', nel corpo dell'articolo, si legge anche che tra i rinviati a giudizio c'e' anche l'ex consigliera Sel Chiara Cremonesi. E qui c'e' di che stupirsi. Perché se l'accusa di spendere e spandere riguarda quel ganasa del Trota ci si stupisce fino a un certo punto. Ma che ad essere coinvolta sia un esponente di punta dell'unico partito rimasto a rappresentare la buona ortodossia di sinistra e' certamente una notizia. Anche perche' non si tratta esattamente di noccioline: secondo l'Espresso la Cremonesi fu la consigliera a chiedere la cifra maggiore su base annuale, nello specifico 91 mila euro per il 2012. Ora: si sa, la politica costa, e parecchio. Ma tra le carte alcune spese lasciano un po' così. Ad esempio, i famosi 250 euro per un singolo pasto di sushi in un giorno di luglio. Ai tempi la Cremonesi disse: "abbiamo tanti collaboratori, il minimo che possiamo e' offrire loro un pasto". E ci mancherebbe che non sia giusto offrire un pasto a questi affamati stakanovisti che sotto il solleone lavorano gratis!
Tuttavia: c'era proprio bisogno del nigiri? Una piada col cotto non andava bene? Uno dice: dai, non fare il grillino. D'accordo. Pero' se c'e' una cosa che a me ha sempre colpito della Cremonesi sono i suoi fan su Facebook: 32mila. Un numerone, se pensiamo che politici che hanno ben più' esposizione mediatica di lei si fermano a cifre assai inferiori. Maran o Majorino, che sono sui giornali ogni giorno, oltre a non avere una fan page come fossero starlette si attestano sui 6 mila seguaci. E anche se guardiamo le interazioni con "i fans" la pagina della Cremonesi funziona in modo molto strano. Il suo grido "Bella Storia la Liberazione" prende 9 like su un bacino di 32 mila. Una tirata contro la BreBeMi 8.
Sale quindi il sospetto che quella decina di migliaia di euro di soldi pubblici che la Cremonesi ha speso per "pubblicità' sui social network" sia stata usata per pompare la sua fanpage attraverso il servizio di inserzioni a pagamento di Facebook. E qui ci si domanda: e' giusto che un politico usi soldi dei cittadini per farsi pubblicita' sui social? Certo, c'e' una quota destinata alla comunicazione: ma in questo caso si tratta di comunicazione o di spam? Chi stabilisce il limite tra "comunicazione politica" e "narcisismo di stampo adolescenziale"? Non parliamo di legalità', ci mancherebbe (questo saranno i giudici a stabilirlo): solo di semplice, umile opportunità'. E gia' che ci siamo: due anni fa la Cremonesi prometteva che "se ho sbagliato, faro' un passo indietro". Ecco, noi volevamo sapere: il rinvio a giudizio come viene accolto, ora che il famoso "memoriale di 30 pagine" che doveva chiarire ogni dubbio forse ogni dubbio non lo ha proprio chiarito? Certo, tre gradi di giudizio, presunzione di innocenza, ma ci mancherebbe. Ma quello di invocare le dimissioni dopo un rinvio a giudizio, non e' stato, per anni, il cavallo di battaglia della sinistra nella lotta contro Formigoni?
P.S. un'altra domanda, sempre con molto rispetto. I costi per il servizio di photoshop che si nota, evidente, nelle foto, quelli sono esclusi dalle spese, giusto? Ma apparire più' belli sui manifesti non era una delle ossessioni del berlusconismo? Cordialmente.