Milano

No Renzi e M5S per dire sì a Sala. Radicali: La sanità in campagna elettorale

Michele Usuelli (Radicali, +Europa) a tutto campo sulla corsa per Milano 2021. Alleanze? No Italia Viva e grillini, un nuovo assessore radicale con Sala

No Renzi e M5S per dire sì a Sala. Radicali: La sanità in campagna elettorale

di Francesco Floris

No a Renzi e Movimento Cinque Stelle. Per dire sì a Beppe Sala e trattare con Azione di Carlo Calenda. Il futuro di Milano che va al voto? Sì a Olimpiadi e scali ferroviari “vigilando” come fece Marco Cappato su Expo 2015. Nessuna discussione su stadio di Milan e Inter fino a quando a Covid e pandemia non si sarà messo un argine. Ma soprattutto “porteremo sanità e salute nelle campagna elettorale per il Comune”. È un'intervista a tutto campo quella che Michele Usuelli, consigliere regionale e volto di spicco dei Radicali e +Europa in Lombardia, medico neonatologo con un passato di lavoro ospedaliero nei Paesi in via di sviluppo e aree di crisi con Emergency e Cesvi, concede ad Affaritaliani.it Milano in vista della corsa a Palazzo Marino del 2021. Prima di parlare degli altri – mentre la città attende le decisioni ufficiali del sindaco e di Matteo Salvini sulle candidature – vuole però parlare dei “suoi”. Aprendo quello che definisce “un casus belli”: “Sono in imbarazzo – dice – perché siamo ad ottobre e mentre gli attivisti dei Radicali e di +Europa che spesso fanno parte di entrambi i movimenti in questi anni hanno lavorato assieme su emendamenti da portare in aula in Regione, su campagne stampa e referendum, i due movimenti politici di cui faccio parte non hanno ancora cominciato a parlarsi, né a livello nazionale né locale, per decidere se c'è la volontà politica di fare una lista assieme a Milano e nelle grandi città che l'anno prossimo vanno al voto”. Cinque anni fa il candidato sindaco radicale era Marco Cappato. Oggi è impegnato in un percorso personale – fatto anche di disobbedienza civile e processi – con l'associazione Luca Coscioni. Oggi come si muovono gli eredi di Pannella sotto la Madonnina? Usuelli, oltre alla lista unitaria, apre ad Azione di Carlo Calenda, al momento jon dei nomi lizza per la corsa romana verso il Campidoglio. Il movimento dell'ex ministro dello Sviluppo ha 3mila iscritti in Lombardia e meno di un anno di vita. “C'è spazio per un dialogo con Azione ma sarebbe utile che facesse un congresso e si dotasse di un meccanismo di democrazia interna almeno per sapere con chi parlare, perché al momento non si capisce cosa siano, se un partito o il movimento identitario di un leader con una struttura calata dall'alto”. Renzi invece? No grazie. “Con Italia Viva personalmente non me la sento – dice ad Affaritaliani .it Milano il consigliere regionale – perché è poco apprezzabile il modo in cui si muovono alle elezioni amministrative in altre regioni”. Ovviamente è un sì a Beppe Sala e al centro sinistra meneghino. A patto che vengano esauditi una condizione e un desiderio: da una parte l'assenza di accordo programmatico Sala-Cinque Stelle. “Da questo punto di vista ho ampie rassicurazioni da parte del Pd metropolitano” assicura Usuelli con quella che nei fatti, almeno sui grillini milanesi, è la stessa posizione proprio di Azione e Italia Viva. Grandi coalizioni per battere la destra? Anche sì ma senza il movimento di Grillo e Casaleggio. Dall'altra la volontà dei radicali di proseguire l'esperienza in un assessorato. Nel 2016 hanno ottenuto per Lorenzo Lipparini le deleghe a Open Data e Partecipazione, portando a Milano l'esperienza del bilancio partecipativo in cui alcuni capitoli di spesa – per importi ridotti al momento – vengono destinati a interventi decisi dai cittadini. “Una quota del bilancio che deve aumentare” dice Usuelli. Magari con un rinnovato assessorato radicale. Che unisca le deleghe alla Partecipazione e Open data con quelle a oggi in capo a Roberta Cocco sulla Trasformazione digitale in particolare della pubblica amministrazione.

Dopo le geometrie (variabili) della politica sotto il Duomo, il medico radicale passa ai contenuti di quella che immagina essere la campagna elettorale e la futura amministrazione milanese. Uno su tutti. Il suo: la sanità. Un unicum alle elezioni comunali Perché è vero che il sistema sanitario dipende da Regione Lombardia (che entro l'anno deve decidere se e come rivedere la riforma Maroni a cinque anni dalla sua approvazione), ma “il sindaco è il responsabile della salute dei cittadini” e “il coronavirus ci obbliga a parlare di sanità e salute in campagna elettorale perché “i cittadini si sono accorti che come la politica gestisce la sanità influenza la loro speranza, qualità della vita, il loro lavoro”. Parlarne, ma come? Per Usuelli “Il riassetto dei servizi socio-sanitari di Milano deve essere all'ordine del giorno perché, faccio un esempio che vale tutti, al Poliambulatorio di via Andrea Doria all'interno ci lavorano contemporaneamente un'Ats, un Asst e un ospedale. Quella della riforma Maroni è stato uno smembramento miope e sciocco di funzioni, competenze e risorse umane”. Lo stesso dicasi per i servizi per le tossicodipendenze spezzettati in una città che, almeno fino al 2019, ha visto il dibattito e la cronaca dominati dal “bosco della droga” di Rogoredo.

Ancora: per l'esponente di Radicali e +Europa “a Milano la salute e la sanità sono anche assi strategici per lo sviluppo economico e urbanistico”. Basta pensare al distretto farmaceutico che deve nascere a Mind sull'ex area Expo; alla Città della Salute a Sesto San Giovanni; ai numerosi progetti di edilizia ospedaliera – tra veri, presunti o “abortititi” – di cui si discute nel capoluogo: raddoppio del pediatrico Buzzi, incorporamento di San Paolo e San Carlo in uno ospedale unico, spostamento del Galeazzi a Mind, il nuovo Policlinico. Investimenti da centinaia di milioni di euro che per Usuelli hanno senso solo “se vi è una strategia complessiva, una pianificazione che soddisfa reparti ospedalieri più grandi dove i cittadini vengono serviti meglio nell'esecuzione delle procedure”. Ad esempio? “Se il Buzzi raddoppia perché tutta la pediatria milanese va lì ha un senso e quindi al Policlinico si investe invece su un'imponente neonatologia”. Oppure? “San Paolo e San Carlo prima di meritarsi un ospedale unico dovrebbero iniziare a lavorare su economie di scala con un'unica grande ginecologia al San Carlo e una grande neonatologia al San Paolo, con l'accorpamento di risorse umane”. “La sensazione – chiude l'argomento il consigliere – è che invece molti progetti esistano solo per far girare soldi”. Vi è poi il tema del rapporto con il settore privato: “È urgente una proposta del centrosinistra milanese e lombardo chi sia in grado di proporre al privato convenzionato degli strumenti con cui possano continuare a fare utili e investire ma devono essere richiamati ad un ruolo di responsabilità sociale che per 25 anni non gli è mai stato chiesto”. “Va bene se lo Ieo apre 100 nuovi letti in Oncologia, ma se li vuole deve aprire anche un reparto di geriatria” proprio perché “il privato deve essere parte di un sistema sanitario a beneficio dei cittadini”. All'interno di questo rinnovato patto l'ex medico di Emergency non ci vede nulla di male se “gli ospedali milanesi vogliono stipulare un accordo con l'assicurazione degli emirati arabi o russa per cui vengono a curarsi a Milano ricchi e benestanti che se lo possono permettere”.

La sanità, il covid – certo – ma Milano non è solo quello. Che posizione hanno i Radicali e +Europa sulle grandi partite, dagli scali ferroviari, allo stadio di Milan e Inter, fino alla riconversione “green”? “Lo stadio deve rimanere esattamente com'è finché non sappiamo con certezza cosa accadrà con il virus” perché “tutte le ipotesi che riducono i numeri di posti sono una follia a oggi” e tuttalpiù “si può lavorare per rendere attrattivo il Meazza anche una volta riaperto al pubblico con il ripristino della legalità all'interno e all'esterno anche sulle attività commerciali e alimentari”. No alle grandi opere quindi? Proprio per niente. Sugli scali ferroviarie e le Olimpiadi invernali del 2026 la posizione del consigliere regionale è del tutto favorevole. “Con tutta la forza che avremo cercheremo di orientare le decisioni politiche perché alla città venga restituito dalle Olimpiadi ciò che serve. Ad esempio un radicale in consiglio comunale a Palazzo Marino vigilerebbe sul fatto che se il Villaggio degli Atleti o altre infrastrutture dopo la manifestazione è previsto che diventino 300 appartamenti in social housing e non appartamenti in vendita a 7mila euro al metro quadrato, questo accada. Proprio come fece Marco Cappato cinque anni fa sui conti di Expo”.

Infine un programma elettorale su mobilità, ambiente e qualche storico cavallo di battaglia del partito: favorevoli all'estensione di Area C con investimento ulteriore nella “mobilità dolce” di bici e monopattini; potenziamento del trasporto intermodale per avere in tutte le stazioni la possibilità di utilizzare i servizi della sharing economy in modo che questi “si avventurino sempre più verso la periferia”. “Riproporremo con la forza – dice Usuellli a proposito dell'eterna battaglia su automobili e ciclabili – il piano Navigli e l'aumento delle aree pedonalizzate sottraendo posti auto e parcheggi”. Paura delle reazioni rabbiose dei cittadini che in macchina si spostano? “La logica è di incentivare i milanesi a non muoversi in macchina e i non milanesi che vengono da fuori a scegliere mezzi alternativi”. Infine “ambiti in cui osare nelle fessure normative”. Cioè? “Una città green – chiude Usuelli – anche dal punto di vista della legalizzazione della cannabis. Tutelando i cittadini che auto coltivano, favorendo esperienze come quella neonata del “Cannabis Social Club” che ha aperto la settimana scorsa ad Affori. per i diritti civili dei cittadini, dei malati, per sottrarre quote di mercato alla criminalità e come vettore economico”.

Francesco Floris/Fabio Massa

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