Milano

Nord terra amara (e lontana). M5S si allontana da Milano. Inside

Cambia pelle, il Movimento 5 Stelle. E sotto la Madonnina inizia a regnare la preoccupazione

di Fabio Massa

Cambia pelle, il Movimento 5 Stelle. E sotto la Madonnina inizia a regnare la preoccupazione. Perché l’addio di Gianroberto Casaleggio non significa solamente la perdita di una delle menti più brillanti della politica, oltre che del partito, ma anche e soprattutto lo spostamento “a sud” di gran parte dell’impostazione politica pentastellata. Non è una questione di razzismo interno, ma di politica. O meglio, di politiche. Casaleggio avrebbe voluto, stando a chi lo conosceva bene e gli era più vicino, una strategia volta a coinvolgere i mondi borghesi, gli imprenditori. Voleva mettere il vestito buono a un movimento comunque di popolo e per il popolo. Per la serie, come diceva Togliatti, “compagno, la rivoluzione la si può fare con la camicia pulita”.

Ora, invece, il timore di molti è che ci sia uno slittamento verso sud, e anche verso politiche lontane dal mondo imprenditoriale. Certo, mormorano alcuni, potrebbe essere che sia il figlio Davide a portare avanti le istanze del padre Gianroberto. Ma chi conosce da vicino che cosa agita il M5S sa che non è così. Davide è quello che andava in giro a cercare di farsi fatturare le mille consulenze della Casaleggio e Associati. E vuole un ruolo tecnico, non politico. Niente confronti con il direttorio, niente ruolo nella disputa tra base ed eletti. Non è un caso che subito si è messa in campo l’associaizone che a breve diventerà la Fondazione. E la Fondazione, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, sarà un veicolo per normalizzare (e normare) i rapporti con la Casaleggio e Associati, che sarà praticamente l’unico fornitore.

Ma queste sono tecnicalità. La politica è quel che conta. E oggi la politica viaggia su un asse che vede legati od opposti Di Maio, Di Battista, Fico, Crimi. Tutti di estrazione non certo milanese, neppure il Crimi candidato in Regione Lombardia, di origini siciliane, ma che in Lombardia è a capo di una cordata che ha al suo interno anche Paola Carinelli, Mattia Calise (ormai proiettato verso un posto a Roma) e ovviamente Silvana Carcano. La stessa Silvana Carcano che dopo gli insulti che Mantovani avrebbe pronunciato a suo danno, è stata subito difesa da Crimi, come da gran parte del Movimento.

Una cordata che non è in linea con Di Maio, leader in pectore temutissimo addirittura da alcuni dei più scafati parlamentari lombardi del Pd. E Gianluca Corrado? Per adesso, adotta il metodo Parisi. Così come Parisi cerca di stare fuori e di mettere pace tra Lega e Forza Italia, Corrado tiene calmi gli animi nei 5 stelle. E infatti sono tutti pancia a terra con lui. “Le polemiche sul rap? Minchiate”, ha detto agli amici Corrado. Roba che non esiste.

Il Movimento su Milano è compatto. Almeno fino alle elezioni. Poi si vedrà. Se sono rose fioriranno. E se sono cocci, ci sarà qualcuno che dovrà raccoglierli. E pare escluso che sarà Beppe Grillo. Lui solo sarà garante infatti della Fondazione, ma pare che politicamente voglia davvero tirarsi fuori. Non fosse altro per una questione economica, con i suoi introiti calati al minimo storico e una grande famiglia da mantenere (non con incarichi politici, come farebbero tanti altri leader della vecchia politica). E probabilmente, se saranno cocci, non andrà a raccattarli neppure Davide, descritto come una persona fredda, razionale, ma soprattutto “tecnica”.

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it







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