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Olimpiadi 2026 Milano Cortina, ristoratori entusiasti: “Indotto come da Expo”

Per Stoppani di Fipe le Olimpiadi invernali del 2026 rappresentano una grande occasione per i ristoratori, ponendo attenzione però al rischio abusivismo

Olimpiadi invernali 2026, ristoratori entusiasti: “Indotto come da Expo”

di Daniele Bonecchi

E’ Lino Stoppani, grande capo della Fipe nazionale, a fare il punto sulle attese di ristoranti, bar e imprese in vista delle Olimpiadi 2026, senza dimenticare qualche rischio, “l’abusivismo è un problema, però gestibile” e la grande occasione da non sprecare per la Valtellina: “l’accessibilità stradale e ferroviaria, un problema da risolvere e questa è l’occasione giusta”, dice ad Affaritaliani.it Milano. I numeri delle risorse sono impressionanti e non sono solo i 900 milioni del Cio: 2,3 miliardi complessivi di impatto positivo sul Pil italiano nel periodo dal 2020 al 2028 con un picco nel biennio dal 2025 di 350 milioni per anno. Benefici a caduta sui territori, per gli impianti sportivi e per le infrastrutture. Milano al centro.

Quali sono gli effetti della vittoria di Milano-Cortina per le Olimpiadi Invernali 2026?“

Certamente gli effetti che le Olimpiadi porteranno sulle città e sul Paese saranno positivi. Innanzitutto ci sarà un ulteriore rafforzamento dell’immagine di Milano e una crescita di reputazione dell’Italia. Questo risultato è il frutto della coesione istituzionale – che dovrebbe essere costante e non una tantum – essenziale quando c’è in gioco lo sviluppo del Paese. Il sindaco di Milano, che ha una declinazione politica, col governatore lombardo e gli stessi membri del governo che hanno altre sensibilità politiche, si mettono assieme per ottenere questo risultato. Bene tutto questo è confortante, un buon esempio che dovrebbe essere la costante, non una eccezione”.

In fondo è l’esempio di Expo: collaborazione tra istituzioni diverse, ma cosa resta sul territorio?

“Certo l’esempio di Expo vale ancora oggi. L’indotto reputazionale porta con sè quello economico. Poi ci sono le migliorie che lasciano eventi di questo tipo, - Torino ne è un esempio – se ne potranno giovare i milanesi e non solo. E anche Expo ci ha lasciato tante infrastrutture e in generale un effetto positivo per i servizi. Poi i benefici economici che resteranno sul territorio sono importanti, c’è un indotto di una lunga e diversificata filiera che coinvolge il mondo delle costruzioni, delle infrastrutture stradali, delle ferrovie, gli impianti sportivi, oltre al sistema dell’accoglienza che, con bar e ristoranti, è componente essenziale, con gli alberghi e il turismo intermediato. Qui vedo grandi opportunità. Il compito della nostra associazione è di invitare gli associati a non perdere questa opportunità perché i rischi sono dietro l’angolo: mai scadere nella qualità dell’offerta. Anzi noi richiamiamo gli esercenti a rafforzare la qualità dell’offerta”.

Ma rispetto ad Expo cosa cambierà?

“Ci attendiamo lo stesso indotto di Expo con un vantaggio rispetto all’esposizione universale, perché nel 2015 ci furono polemiche sul cannibalismo dell’esposizione dedicata al cibo, coi suoi tanti ristoranti all’interno del sito e le aperture serali che danneggiavano gli esercizi cittadini. Questo rischio con le Olimpiadi non c’è e ci aspettiamo che i grandi appassionati e gli sportivi arrivati in città e nella regione a sostenere i loro campioni, scelgano l’accoglienza di Milano e la tradizione dei nostri ristoranti. Non possiamo che essere contenti, vedo solo aspetti positivi. Milano poi ha una grande cultura dell’accoglienza e dell’efficienza. Sarà nostro obiettivo pungolare i nostri associati perché mettano la qualità dell’offerta davanti a tutto”.

C’è il rischio abusivi, attirati in città dai grandi eventi, che fare?

“Quando si muovono grandi masse il rischio abusivismo si affaccia, ma lo vedo circoscritto. Non è una priorità. Anche se in queste occasioni il rischio c’è, il problema è facilmente gestibile. Anche durante gli eventi della tradizione sportiva – penso a San Siro – ci sono i chioschi ma sono autorizzati. E’ un problema marginale e comunque gestibile. Anche perché l’abusivismo crea problemi igienico sanitari, evasione fiscale: un danno al nostro settore ma all’insieme della macchina dello stato”.

Le infrastrutture della mobilità in Valtellina sono deboli e penalizzano l’economia del territorio. Cosa fare in vista del 2026?

“Queste occasioni devono servire anche per fare le manutenzioni straordinarie. E infatti penso al traffico in Valtellina. Parlo come Fipe della Lombardia e nazionale: vanno migliorate le strade di accesso alla valle. In Valtellina si parla già della tangenziale di Tirano, per favorire il percorso verso Sondrio e l’alta valle. Ci sono già progetti e investimenti, è chiaro che in questa valle chiusa che porterà stress su Milano, occorrono interventi e investimenti sulle infrastrutture. Penso alle strade e alla ferrovia che si ferma a Tirano. Ci sono dei ragionamenti per valutare nuovi collegamenti in galleria che possano collegare il Trentino Alto Adige, col traforo dello Stelvio o il Mortirolo. Qualche proposta è venuta avanti, penso alle sollecitazioni di Uggè e di Conftrasporto, che propone un accesso alla Valtellina oltre a quello di Lecco. Servono investimenti che possano mettere in discussione una situazione consolidata. La soluzione dei problemi di accessibilità che la valle ha sempre avuto potrebbero rilanciare lo sviluppo e dare beneficio al turismo. Investimenti pesanti ma indispensabili per un’area strategica per il turismo e gli sport invernali della Regione”.







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